
Nel giorno del suo 70esimo compleanno dal Perù arrivano le anticipazioni del primo libro-intervista di Leone XIV. Ne emerge la figura di un Papa in continuità col predecessore ma non in uniformità. Si evince soprattutto nelle risposte relative alla sinodalità, uno dei cavalli di battaglia di Bergoglio che Prevost dimostra di declinare a modo suo.
Sinodalità
Il Papa esorta a “trovare modi per essere Chiesa insieme”. Che significa? Leone XIV lo spiega utilizzando un paragone “forte” e dicendo “non si tratta di cercare di trasformare la Chiesa in una sorta di governo democratico” perché “se guardiamo a molti Paesi del mondo di oggi, la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto”. L’obiettivo, secondo il Papa, deve essere quello di “rispettare e comprendere la vita della Chiesa per quello che è e di dire: 'Dobbiamo farlo insieme'".
Leone ha espresso anche comprensione per i non pochi nella Chiesa che hanno avuto perplessità per l’indirizzo del processo sinodale negli anni di Francesco. Per lui la sinodalità è “un atteggiamento, un'apertura, una volontà di comprensione” è riferita alla Chiesa “consiste nel fatto che ciascuno dei suoi membri abbia voce e un ruolo da svolgere", riconoscendo come "alcuni si sono sentiti minacciati da questo" sebbene non sia “questo lo scopo della sinodalità" che, al contrario, serve a trovare "un modo per descrivere come possiamo unirci ed essere una comunità e cercare la comunione come Chiesa”. La sinodalitá per Prevost deve aiutare a comprendere che il focus primario della Chiesa non è essere “una gerarchia istituzionale, ma piuttosto un senso di 'noi insieme'".
Doppia nazionalità
Un concetto di sinodalità maturato nell’esperienza e ancor prima dei Sinodi del pontificato di Francesco come ci ha raccontato alcuni mesi fa padre Fidel Alvarado Sandoval, parroco della parrocchia San Agustín de la Matanza e vicario pastorale della diocesi di Chulucanas che di Prevost è stato figlio spirituale. L’agostiniano suo amico ci aveva anticipato anche che Leone XIV è abituato a sentirsi sia statunitense che peruviano per via della lunga esperienza in Perù. In effetti il Papa ha risposto proprio in questo senso a una domanda analoga: “Penso che la risposta sia entrambi. Ovviamente sono un americano e sento molto di essere un americano, ma amo anche molto il Perù”, ha detto Prevost aggiungendo poi che metà della sua vita ministeriale “è stata trascorsa in Perù, quindi la prospettiva latinoamericana è molto preziosa per me”. Una riflessione anche sul divario tra ricchi e poveri nella società. Leone XIV ha citato l’esempio di Elon Musk, “fresco” trilionario. “Cosa significa e di cosa si tratta?” si è chiesto il Papa, commentando amaramente che “se questa è l'unica cosa che ha ancora valore, allora siamo in grossi guai".
Guerra e pace
Non poteva mancare un passaggio sui conflitti attualmente in corso, in particolare su quello russo-ucraino in cui più volte è spuntata la suggestione che vedrebbe il Vaticano come luogo per eventuali negoziazioni tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Leone XIV ha ricordato i suoi appelli per la pace e in riferimento alla guerra in Ucraina ha parlato di "inutili uccisioni dopo anni, da entrambe le parti" ed ha detto di credere che "le persone debbano in qualche modo svegliarsi e dire: c'è un altro modo per farlo".
Il Papa ha dichiarato di rendersi "perfettamente conto delle implicazioni che ha pensare al Vaticano come a un mediatore" citando "le due volte in cui ci siamo offerti di ospitare incontri di negoziazione tra Ucraina e Russia - sia in Vaticano che in altre proprietà della Chiesa" e la posizione "veramente neutrale" assunta dalla Santa Sede. Ma anche osservato che dovrebbero essere "diversi attori" a "fare pressione" sufficiente da far dire alle parti in causa "basta".