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Francia, Macron riconferma premier Lecornou
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Denise Pipitone ha 4 anni quando, il 1° settembre 2004 alle 11:45, scompare a Mazara del Vallo mentre gioca davanti al cancello di casa. La nonna è in cucina, la zia la intravede dalla finestra, il cuginetto rientra: da quel momento, nessuna traccia utile. Le indagini si aprono subito e si concentrano anche sull’ambito familiare. Nei giorni successivi, gli investigatori scoprono che il marito di Piera Maggio, Toni Pipitone, non è il padre biologico di Denise. Il vero padre è Pietro Pulizzi, all’epoca sposato con Anna Corona. Da quel matrimonio è nata Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise. Secondo l’accusa, Jessica e la madre avrebbero visto in Piera Maggio e in Denise la causa della fine della loro famiglia. Il movente ipotizzato era la gelosia e il rancore. Ma nei processi i sospetti non si sono mai tradotti in condanne: Jessica è stata assolta in via definitiva e Anna Corona non è mai stata rinviata a giudizio. Per la giustizia italiana le due donne sono innocenti. Il giornalista investigativo Alessandro Politi ha analizzato il caso mettendo in ordine tutti i pezzi: ricostruzioni, errori, piste alternative e testimonianze che in vent’anni hanno alimentato più domande che risposte. Una sola domanda, però, resta identica dal 2004: dov’è Denise Pipitone? E chi l’ha portata via, in pieno giorno, a pochi passi da casa?

Alessandro Politi
Bambina Scomparsa sotto casa: il mistero senza fine

"Era una brava ragazza, solare, studiava, amava lo sport e la conoscevano tutti. Portava sempre a termine i suoi traguardi. Perché? Cosa è successo? Perché è morta in una festa? Vogliamo solo sapere cosa è successo a nostra figlia. Vogliamo solo chiarezza. Esigiamo sapere cosa le è successo". Cosi' la madre e il padre di Simona Cina', la giovane pallavolista di 20 anni morta in piscina durante una festa di laurea a Bagheria, durante l'incontro con la stampa nello studio legale Giambrone & Partners. Con loro gli altri due figli: la sorella gemella di Simona Roberta e il fratello Gabriele. La villa, affittata per la festa, non è stata sequestrata e i carabinieri durante il sopralluogo hanno trovato diverse bottiglie di alcool. Attorno alle 4 quando è avvenuta la tragedia molti dei partecipanti al party erano andati via e chi ha organizzato la festa aveva già iniziato a ripulire tutto. Simona Cina' è stata trovata in bikini. Stava facendo un bagno in piscina. (Servizio Di Ignazio Marchese)

Ansa
Morta in piscina, i genitori di Simona Cina': "Vogliamo sapere cosa le è successo"

Roma, 24 febbraio 1987. In un appartamento al civico 35 di via Levanna, nel quartiere Monte Sacro, si consuma uno degli omicidi più crudeli e inspiegabili della cronaca italiana. Cristiano Aprile ha 12 anni, è a casa con la madre e la sorella maggiore. Un ragazzo dall’aspetto gentile, magro, con gli occhiali da vista, suona il citofono. Dice di dover ritirare un libro di elettrotecnica lasciato dal padre, che è professore. La madre lo fa salire. Bastano pochi istanti: il giovane entra, tira fuori un coltello, ferisce gravemente la donna, colpisce la figlia, poi si accanisce su Cristiano. Lo colpisce venti volte. Venti. Un’esecuzione, non una rapina. Il ragazzo conosce la casa, si muove con sicurezza, sa riconoscere un volto ritratto in un quadro. Prima di uscire, insanguinato, pronuncia parole che fanno pensare a un legame personale con la famiglia. Poi se ne va. Cammina, non corre. Passa davanti a testimoni, ma nessuno lo ferma. È mattina, ci sono scuole, bar, uffici. Eppure il killer sparisce nel nulla. Nonostante la descrizione dettagliata, non verrà mai identificato. Da allora, nessun colpevole. Nessun processo. Nessuna risposta alle domande che ancora oggi tormentano chi ha conosciuto quella storia. Perché colpire proprio Cristiano? Chi era davvero quel ragazzo? E com’è possibile che, in piena città, un assassino così visibile non sia mai stato preso?

Alessandro Politi
Chi ha ucciso Cristiano Aprile? Il mistero della Capitale

Il 26 agosto 2010, ad Avetrana, la quindicenne Sarah Scazzi scompare nel nulla. Dopo 41 giorni il suo corpo viene ritrovato in un pozzo. Per il delitto vengono condannate all’ergastolo la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano. Lo zio Michele Misseri, che si autoaccusò per poi cambiare più volte versione, viene condannato a 8 anni per soppressione di cadavere.Nonostante le sentenze definitive, restano dubbi. Le celle telefoniche collocano Sabrina e Cosima nei pressi del pozzo il giorno dopo la scomparsa. Il cellulare di Sarah, in parte bruciato, viene ritrovato settimane dopo da Michele Misseri, che lo aveva nascosto. Il movente ipotizzato è la gelosia per un ragazzo, ma appare debole. Le testimonianze, a tratti contraddittorie e ritrattate, hanno contribuito a generare depistaggi e zone d’ombra.Nel 2024 la Corte europea ha respinto l’ultimo ricorso. Lo stesso anno Michele è tornato libero e ha ribadito di essere l’unico colpevole. Si parla ora di possibili nuove analisi sul DNA trovato sotto le unghie di Sarah. A distanza di quindici anni, la verità su Avetrana resta, per molti, ancora incompleta.

Alessandro Politi
Sarah Scazzi: abbiamo creduto alla bugia giusta?

Ancora colpi del "branco" messi a segno con la violenza. Sul convoglio ferroviario da Melegnano a Milano Bovisa un turista americano di 27 anni è stato aggredito da un gruppo di giovani nordafricani. Il turista è stato ferito con un coltello che gli ha sfiorato la gola e ha attraversato la spalla sinistra fino alla destra, provocandogli ferite superficiali ma comunque preoccupanti. Una triste storia che dovrebbe farci riflettere sulla necessità di non ospitare nel nostro paese qualunque mascalzone, cosa che invece continua ad avvenire

Vittorio Feltri
Il solito assalto degli extracomunitari

Da mesi, i nomi delle gemelle Cappa sono tornati al centro del dibattito sul caso Garlasco. Una serie di teorie, sospetti e ricostruzioni – spesso rilanciate sui social e dalla stampa – hanno alimentato nuove ombre su persone che, è doveroso ricordarlo, non sono mai state indagate. Né oggi né nel 2007, né le gemelle, né i membri della loro famiglia. Lo stesso vale per il fratello di Chiara Poggi e per altri soggetti tirati in ballo negli anni: nessuno di loro ha mai avuto un ruolo formale nelle indagini.In questo video analizziamo dieci punti chiave: elementi spesso travisati, testimonianze smentite, coincidenze divenute illazioni.
Ad oggi non esiste nessuna prova concreta, nessun capo d’accusa, nessun riscontro investigativo. Solo ipotesi suggestive, interpretazioni fantasiose e – in alcuni casi – vere e proprie diffamazioni.Una ricostruzione rigorosa, nel pieno rispetto della presunzione di innocenza e della dignità delle persone coinvolte. Perché raccontare un fatto di cronaca richiede attenzione, responsabilità e memoria lunga.

Alessandro Politi
Delitto di Garlasco: le teorie sulle gemelle Cappa

Il caso Madeleine McCann non è più un mistero congelato nel tempo. Oggi ha un nome, una pista, prove mai viste prima. Due confessioni, una cella telefonica agganciata la notte della scomparsa, una Jaguar che scompare e riappare, un casolare pieno di costumi da bambina, giocattoli e hard disk nascosti sotto terra con 80 giga di materiale segreto. E una domanda che nessuno può più evitare: è lui l’uomo che cercavamo da vent’anni? Ecco perché la procura tedesca è certa che Christian Brückner sia coinvolto nel rapimento e nella scomparsa della piccola Maddie. E perché la verità, oggi, è più vicina che mai.

Alessandro Politi
Maddie sparita a 3 anni. Il sospettato libero tra poco

Carlo Legrottaglie, il carabiniere eroe ucciso ieri, era di pattuglia ed è intervenuto. Avrebbe potuto rimanere in macchina, al sicuro, quando ha visto i banditi correre cercando di sfuggirgli. Ma non l’ha fatto. È sceso, si è messo a rincorrerli fino a quando non è stato raggiunto da una pallottola. Era il suo ultimo giorno di lavoro. Avrebbe potuto fregarsene, tanto il riposo era lì, dietro l’angolo. Ma non l’ha fatto. “Nei secoli fedele” è il motto dei carabinieri. E si può essere fedeli solo nel quotidiano, partendo dalle cose piccole. È una palestra, che si può disertare oppure no e questo è il bello della libertà. Legrottaglie, ancora una volta, ha detto sì. Sì, lo inseguo. Sì, cerco di arrestare questo malvivente che, si scoprirà poi, aveva precedenti per furto, rapina e associazione a delinquere. Non un teppistello quindi, ma un delinquente in piena regola. E ora anche omicida.

Matteo Carnieletto
Il carabiniere eroe poteva girarsi dall'altra parte. Ma non l’ha fatto
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