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Un boato assordante e gli abitanti di Campo Ascolano, Torvajanica, si riversano in strada. Una bomba piazzata sotto l’auto del giornalista di Report Sigfrido Ranucci esplode poco prima della mezzanotte davanti l’abitazione del reporter. Distrutte due auto, quella di Ranucci e della figlia, danneggiata un’abitazione confinante, detriti sparsi nel raggio di cento metri. Ranucci, da tempo sotto scorta, è stato interrogato per tutta la mattina dai carabinieri di Pomezia, coordinati dal pm Carlo Villani e dall’aggiunta Ilaria Calò del pool antimafia. Rilievi per chiarire la dinamica dell’attentato, la matrice e l’origine dell’ordigno rudimentale piazzato tra i vasi e fatto esplodere sul posto. Accertata, infatti, l’assenza di un timer o di un radicomando a distanza.

Stefano Vladovich
"L'ordigno piazzato tra i vasi". Le immagini choc delle auto distrutte di Ranucci

Tre carabinieri sono morti a causa di una grossa esplosione nel corso di un'operazione di sgombero di un casolare a Castel d'Azzano, in provincia di Verona. Secondo le prime ricostruzioni i tre fratelli che abitavano il casolare avrebbero fatto saturare il sottotetto di gas per farlo esplodere, perché non volevano abbandonare l'abitazione. Fermati due dei fratelli, un uomo e una donna, mentre è ricercato un terzo, che si è allontanato subito dopo la deflagrazione. Nello scoppio sono rimasti anche feriti 11 carabinieri, ricoverati in codice rosso ma non in pericolo di vita, e 4 poliziotti.

Redazione web
I resti della palazzina distrutta a Castel D'Azzano dopo l'esplosione

Un giovane di 21 anni è stato ucciso sabato notte con un colpo di pistola alla testa a Palermo, a pochi metri dal Teatro Massimo, nel cuore della movida. Da quanto emerso la vittima sarebbe intervenuta per sedare una rissa e bloccare un gruppo di giovani che stava picchiando un ragazzo, ormai finito a terra (servizio di Igor Petyx)

Ansa
Giovane ucciso con un colpo alla testa

Un omicidio che Roma non ha mai dimenticato, ma che nessuno sembra aver voluto davvero risolvere. È il delitto di Simonetta Cesaroni, 20 anni, assassinata il 7 agosto 1990 nell’appartamento di via Carlo Poma.Una scena del crimine segnata da errori macroscopici: reperti spariti, tracce ignorate, indagini superficiali. Custodi, fidanzati e residenti passati da indagati a innocenti, fino al misterioso suicidio di Pietro Vanacore. Sullo sfondo, altri omicidi nello stesso stabile e persino suggestioni di dossier segreti.Oggi, a distanza di 35 anni, la Procura prova a riannodare i fili con nuove comparazioni genetiche e vecchi tasselli mai incastrati. Ma la domanda resta: chi ha ucciso Simonetta? E perché la verità continua a essere nascosta?Online su IlGiornale l’analisi del giornalista investigativo Alessandro Politi.

Alessandro Politi
Via Poma, 35 anni di bugie e ombre

Leno, 28 settembre 2002. Desirée Piovanelli ha 14 anni, esce di casa dicendo che andrà da un’amica… ma non ci arriverà mai. Sei giorni dopo, il suo corpo viene ritrovato in una cascina abbandonata, con 33 coltellate, legata e coperta da un telo sporco.Per la giustizia i colpevoli hanno un nome e un volto: tre minorenni e un adulto condannati. Ma per la famiglia di Desirée la verità non è mai stata detta fino in fondo. Ci sono due DNA maschili mai identificati. Ci sono fascette usate per immobilizzarla. C’è un SMS inviato da una cabina pubblica con una scheda rubata, per far credere a un allontanamento volontario. Ci sono telefonate misteriose partite dal cellulare del presunto esecutore materiale subito prima e subito dopo l’omicidio. E ci sono minacce ricevute negli anni dalla famiglia. Troppe domande restano aperte. Troppi tasselli non combaciano. Perché Desirée merita ancora giustizia.È online l’analisi completa a cura del giornalista investigativo Alessandro Politi, direttore del Laboratorio di Giornalismo Investigativo dell’Università degli Studi di Milano

Alessandro Politi
Il mistero della 14enne adescata con dei gattini

Leno, 28 settembre 2002. Desirée Piovanelli ha 14 anni, esce di casa dicendo che andrà da un’amica… ma non ci arriverà mai. Sei giorni dopo, il suo corpo viene ritrovato in una cascina abbandonata, con 33 coltellate, legata e coperta da un telo sporco.Per la giustizia i colpevoli hanno un nome e un volto: tre minorenni e un adulto condannati. Ma per la famiglia di Desirée la verità non è mai stata detta fino in fondo. Ci sono due DNA maschili mai identificati. Ci sono fascette usate per immobilizzarla. C’è un SMS inviato da una cabina pubblica con una scheda rubata, per far credere a un allontanamento volontario. Ci sono telefonate misteriose partite dal cellulare del presunto esecutore materiale subito prima e subito dopo l’omicidio. E ci sono minacce ricevute negli anni dalla famiglia. Troppe domande restano aperte. Troppi tasselli non combaciano. Perché Desirée merita ancora giustizia

Alessandro Politi
Il mistero della 14enne adescata con dei gattini

Tutte le tragedie come anche uno stupro sono evitabili per definizione. Nel caso del ragazzo africano di 25 anni che ha violentato una ragazza di 18 anni a San Zenone al Lambro (Milano) quello che fa indignare è che questo personaggio era conosciuto alle forze dell'ordine. Nei mesi scorsi il questore di Milano l'aveva trattenuto al CPR di Via Corelli dicendo "È un soggetto pericoloso".

Gabriele Barberis
I preconcetti della giudice pro immigrati

Cagliari, 4 febbraio 1995. Manuela Murgia ha appena 16 anni quando esce di casa dopo una telefonata misteriosa e viene vista salire su un’auto blu. Da quel momento scompare. Il giorno dopo il suo corpo viene trovato a Tuvixeddu, in un luogo isolato e degradato. Le indagini dell’epoca archiviano presto la vicenda parlando di un gesto volontario della minorenne, ma da subito emergono elementi che non convincono: i soldi nascosti in bagno, le chiamate enigmatiche, il portafogli e il fazzoletto lontani dal corpo, i vestiti sporchi in modo incoerente, le ferite incompatibili con la ricostruzione ufficiale. Troppe domande rimaste senza risposta per trent’anni. Oggi il caso è stato riaperto: nuovi accertamenti sugli abiti e la richiesta di riesumazione del corpo. La ricerca della verità non è finita. Cos’è successo davvero a Manuela?

Alessandro Politi
Una ragazzina di 16 anni, un salto nel vuoto e un segreto mai rivelato

Torino, quartiere Vanchiglia. Il 14 febbraio 1958 Mario Giliberti, 27 anni, scompare nel nulla. Undici giorni dopo viene ritrovato senza vita nella sua stanza al piano terra di via Fontanesi 20: diciotto coltellate, il corpo coperto da un lenzuolo, nessun segno di effrazione. Accanto, un biglietto inquietante: “Troverete l’ASSINO”.Da quel momento iniziano ad arrivare lettere firmate Diabolich: giochi di parole, messaggi cifrati, frasi scritte da destra a sinistra. Un killer-enigmista che sfida polizia e opinione pubblica.A quasi settant’anni di distanza, il delitto di Mario Giliberti resta uno dei misteri più oscuri e affascinanti della cronaca italiana.È Online l’analisi completa del giornalista investigativo Alessandro Politi su questo caso incredibile, con tutti i dettagli e le anomalie di una vicenda che ancora oggi non ha trovato risposta.

Alessandro Politi
Il killer enigmista: mistero a Torino
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