Fa una certa impressione rileggere oggi le parole di Mario Draghi, il giorno della festa della Repubblica del 1992.

Fa una certa impressione rileggere oggi le parole di Mario Draghi, il giorno della festa della Repubblica del 1992.
L' Italia è piena dei cosiddetti "liberali dopo le sei", quei politici e funzionari pubblici che si rifanno a princìpi individualistici e meritocratici solo quando escono dai ministeri o dagli uffici.
Caro Salvini, lei è simpatico a corrente alternata, ora perché dice molto irritanti per un liberale ma subito dopo perché merita totale solidarietà (sempre liberale) contro coloro che cercano di farla fuori alla manettara già usata con Craxi e Berlusconi
C'è un prezioso libretto edito dalla Adelphi, introdotto alla grande da Giorgio La Malfa, che converrebbe leggere. Si chiama Sono un Liberale? di John Maynard Keynes.
Lo storico Flavio Felice ci fa riscoprire il pensiero pluralista e anti nazionalista del sacerdote
L'economista svizzero rifiutò la scelta fra socialismo e liberalismo in nome di un sistema "misto"
Tornano le riflessioni di Manlio Brosio sul giovane intellettuale che sognava una rivoluzione non rossa. Il suo pensiero era provocatorio e rifuggiva le semplificazioni. Aveva fede negli operai e guardava a Gramsci ma senza il collettivismo
La crisi del liberalismo è dovuta anche a un pluralismo più apparente che reale
Il ricordo di Michele Brambilla, direttore della Gazzetta di Parma, cresciuto alla scuola di Piero Ostellino
Ostellino era come la sua storica rubrica: dubbioso, un pensatore senza ideologie, un uomo che metteva sempre in discussione e in verifica le proprie convinzioni. Coltivava il dubbio, come solo una persona libera può e sa fare