
Oggi il report dell'Iss: attesi molti cambi di colore. In 8 regioni terapie intensive sopra soglia. Ieri quasi 20mila casi, 308 morti

Per me, nato nel 1929, lockdown vuol dire coprifuoco durante l'occupazione tedesca

È una domenica di febbraio e perfino il sole sembra freddo. Le acque del Garda sono di un blu profondo e a Salò i turisti tedeschi si illudono che il virus si sia preso una giornata di riposo.

Imbocchiamo la strada su verso i Colli Euganei. Alla radio i Muse cantano "Resistance". Resistenza. Ma quale resistenza. O si combatte o si muore. È passato un anno da quando siamo venuti per la prima volta a Vo' Euganeo.

Il covid ci ha fatto conoscere i nostri figli. Ahinoi, verrebbe da dire certi giorni meno buoni.

Le cure a tempo di record. L'immunità di gregge non è vicina, però la malattiama diventerà endemica. E presto potremo uscire dall'emergenza.

Da trecentosessantacinque giorni più uno, l'immagine che vediamo riflessa quando ci guardiamo allo specchio non corrisponde a quella mostrata in pubblico.

Cluster, tampone, immunità, indice di trasmissione, coronavirus. Parole semisconosciute o inusuali si sono rincorse quotidianamente in 12 mesi di pandemia.

Il corpo di Maestri Mattia è stato il corpo di tutti noi, per diversi giorni. Certo, c'era lui a combattere nella rianimazione dell'ospedale di Codogno (Codogno dove?), mica noi.

Era un anno fa e Nembro era l'inferno. Una cittadina di 11.500 abitanti flagellata da un morbo che, in poche settimane, si portò via 188 abitanti.
