Philofobia, da dove nasce e come superare la "paura di amare": i consigli della psicoterapeuta

L’amore non è sempre vissuto come un’esperienza idilliaca ma può anche generare ansia, timore e preoccupazione sino a sfociare nella philofobia di cui ci fa chiarezza la Dottoressa Emma Lerro del team di Unobravo.

Philofobia, da dove nasce e come superare la "paura di amare": i consigli della psicoterapeuta

Non sempre l’amore è vissuto come un sentimento piacevole, capace di donarci emozioni ed esperienze uniche vissute con serenità.

Molte sono le persone che vivono le relazioni amorose con un sentimento di ritrosia, distacco, sfiducia e paura. Ciò può sfociare anche in una vera e propria fobia chiamata philofobia che genera ansia e timore. La parola filofobia ha origini greche e deriva dall'unione di philia, che significa “amore” o “amicizia profonda” e phobos, che si traduce come "paura" o "timore".

I soggetti philofobici vivono il sentimento d’amore come una forma di minaccia dalla quale cercare di prendere le distanze. Non si fa riferimento solo alla propria capacità di amare ma anche all’amore ricevuto e condiviso. È tipico di quelle persone che non vogliono impegnarsi seriamente in una relazione amorosa e tendono a saltare da una relazione superficiale all’altra dando vita ad una sorta di spirale dalla quale spesso risulta difficile uscirne.

Le cause risultano essere molteplici e possono essere ben radicate nel passato del soggetto philofobico. Di questa forma di fobia nei confronti dell’amore facciamo chiarezza con la Dottoressa Emma Lerro, Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Coordinatrice del Blog di Unobravo.

Dottoressa Lerro che cosa si intende per “philofobia”?

"Philofobia è un termine di uso comune che fa riferimento alla paura di amare ed essere amati. Non si tratta di una vera e propria fobia, come quelle che troviamo nei manuali diagnostici ufficiali, ma di una condizione per cui la persona non riesce a vivere al meglio le proprie relazioni sentimentali. Avere paura di mettersi in gioco in una relazione è comune, a ognuno di noi sarà capitato di sentirsi un po’ agitato, per esempio, a un primo appuntamento. Nella philofobia queste paure diventano però invalidanti, influenzando in modo significativo la qualità della vita".

Come riconoscere una persona che è affetta da philofobia?

"La philofobia può essere riconosciuta da alcuni specifici segnali, come l’evitamento dell’intimità e la presenza di una forte ansia in tutte le situazioni in cui si inizia a provare interesse per qualcuno, ansia che cresce nel momento in cui il legame si fa più profondo. La persona con philofobia difficilmente riuscirà a costruire relazioni sentimentali che non siano qualcosa di più che frequentazioni superficiali. In molti casi la tendenza è quella di evitare le situazioni che richiedono impegno emotivo, mettendo una distanza tra sé e l’altro. Quando si trova in coppia, il partner con philofobia potrebbe sabotare la relazione e agire in modo da mettere costantemente alla prova l’altro".

C’è una differenza tra soggetto philofobico e soggetto anaffettivo?

"La parola anaffettivo, nel suo significato etimologico, si riferisce alla difficoltà a provare e mostrare sentimenti nei confronti di altre persone. Come è possibile intuire, anche l’anaffettività può essere un ostacolo alla costruzione di legami interpersonali intimi. Questa condizione, tuttavia, non è sovrapponibile con la philofobia. La persona philofobica è in grado di provare sentimenti per qualcun altro, ma può esserne profondamente spaventata. La paura dell’intimità, del rifiuto e dell’abbandono sono infatti caratteristiche della philofobia".

Quali sono le cause di questa forma di fobia?

"La philofobia può avere cause che variano da persona a persona e che possono essere rintracciate nella storia di vita unica di ciascuno. Bisogna premettere che la motivazione all’attaccamento (e quindi alla creazione di legami profondi) è una delle principali spinte che, in quanto mammiferi, l’evoluzione ha lasciato alla nostra specie. In qualche modo, però, la persona con philofobia apprende che nel legame con l’altro può celarsi qualche forma di pericolo per la propria sicurezza. Può trattarsi di traumi o esperienze passate di relazioni in cui c’è stata violenza o ci sono stati tradimenti. Esperienze come queste possono contribuire a instillare nella persona un senso di inadeguatezza, insieme alla paura che proprio in una relazione intima sarà maggiore il rischio di essere tradita, ferita o abbandonata".

Quanto e in che misura influenza la qualità della vita di un soggetto?

"La paura di amare ed essere amati può tradursi in problematiche aggiuntive che derivano dal non riuscire a stabilire legami duraturi. La persona può saltare da una relazione all’altra o non averne affatto, ma in entrambi i casi potrebbe sperimentare un senso di solitudine profonda e di vergogna che impattano negativamente sulla vita quotidiana e sull’umore. La difficoltà a stabilire connessioni profonde può poi investire anche altre aree, come la sfera sessuale. In molti casi queste difficoltà aggiuntive possono nutrire il senso di inadeguatezza, intrappolando la persona in un circolo vizioso in cui la scarsa stima di sé alimenta la paura di amare e viceversa".

Come ci si può comportare con chi ne è affetto?

"La philofobia è la manifestazione di una sofferenza emotiva che andrebbe accolta con sensibilità ed empatia. Chi vive accanto a una persona philofobica può dare il proprio supporto in molti modi, iniziando dall’instaurare una comunicazione aperta, che sia priva di giudizi e che lasci spazio alla libera espressione di sé. È importante non mettere fretta al cambiamento e rispettare i ritmi e i tempi della persona, sostenendola anche nel chiedere il supporto di un professionista, quando necessario".

Quando la terapia psicologica può essere d’aiuto?

"Chi soffre di philofobia può non essere del tutto consapevole delle cause profonde che si celano dietro alle proprie paure e insicurezze. Per questo motivo, nonostante la persona si impegni per superare il problema, potrebbe aver collezionato numerosi tentativi falliti.

Intraprendere un percorso di terapia psicologica permette di avere un supporto competente, attraverso il quale raggiungere una maggiore consapevolezza e comprensione di sé. L’aiuto psicologico potrà inoltre fornire degli strumenti concreti per poter lavorare su di sé, coltivare la propria autostima e avere una vita relazionale appagante".

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