
Alberto Stasi resta in semilibertà. La Prima Sezione penale della Corte di Cassazione, dopo la camera di consiglio, ha rigettato il ricorso proposto dalla Procura generale presso la Corte di appello di Milano contro l’ordinanza del 9 aprile 2025, con cui il Tribunale di sorveglianza di Milano aveva concesso la misura alternativa della semilibertà ad Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.
L'allora fidanzato di Chiara Poggi, condannato a 16 anni di carcere, che ha già scontato buona parte della sua pena, potrà continuare a uscire da Bollate dove è recluso (e farvi rientro a sera) per lavorare o studiare, o per attività utili al reinserimento sociale. La semilibertà era già stata concessa a Stasi lo scorso 11 aprile, diventata effettiva il 28 aprile, ma secondo la procura generale di Milano il provvedimento firmato dal tribunale di sorveglianza presenta "vizi di legittimità". In particolare, ma non solo, ci si riferisce a una intervista tv andata in onda il 30 marzo, non autorizzata e realizzata durante un permesso premio per un ricongiungimento familiare. In un'intervista al Giornale, la procuratrice generale Francesca Nanni, ha chiarito che la richiesta "non ha assolutamente a che fare con il merito della vicenda, che eventualmente, se ci sarà una revisione, verrà affrontato in quella sede". Ancora: "Durante un permesso per motivi familiari, è stata rilasciata un'intervista televisiva a livello nazionale. Il nostro è un ricorso in Cassazione, anche per capire come regolarci in futuro con casi simili". Gli avvocati di Stasi, così come il direttore del carcere di Bollate, Giorgio Leggieri, avevano invece ritenuto che l'episodio non comportasse "infrazioni alle prescrizioni".
Lo scorso aprile, il tribunale di sorveglianza, in un documento firmato dal magistrato Maria Chiara Caffarena, ha parlato di "regolarità nella condotta nel corso dello svolgimento del lavoro esterno", soprattutto perché la mansione che oggi Stasi ricopre è stata contrassegnata da un'evoluzione ed è in linea, sia economicamente che dal punto di vista della funzione, con la sua preparazione universitaria. "Stasi non difetta di maturità e consapevolezza", si legge nel documento. Per di più il 41enne è sempre stato estraneo a contesti criminali e anche la eventuale inopportunità di trascorrere il tempo a Garlasco, nel luogo del delitto dove vivono anche i genitori della Poggi, è stata valutata: si sostiene che è stato libero di circolare in quei posti per tutto il tempo del processo, quando sussistevano anche le esigenze cautelari. Inoltre oggi come eventuale domicilio è stata scelta una casa dei suoi familiari distante dal piccolo centro del pavese.
Nel provvedimento si fa riferimento al profilo psicologico di Stasi. Si parla apertamente di "chiusure e reticenze" nel ricordare l'episodio del delitto, ma nello stesso tempo, si legge, "giova ricordare il diritto del condannato a difendersi tacendo anche in fase esecutiva e di espiazione della pena".
"In linea con quanto già affermato dal Tribunale in punto di ammissione al lavoro esterno - concludono - si reputa che il percorso rieducativo possa gradualmente progredire con la fruizione dei permessi premio, a condizione che non si interrompano l'osservazione e il trattamento rieducativo e criminologico, in vista degli eventuali ulteriori benefici penitenziari". La Cassazione adesso ha deciso: ricorso rigettato.