Cronaca nera

I funerali di Giulia Tramontano saranno "in forma privata". Crolla il castello di bugie del killer Impagnatiello

Dall'ipotesi dell'avvelenamento, forse per uccidere il bimbo della 29enne incinta, al "complice": c'è tanto da chiarire dopo che l'autopsia ha rivelato 37 coltellate. Domani alle 15 l'addio a Sant'Antimo (Napoli)

Una foto di Giulia Tramontano e palloncini rossi alla fiaccolata a Sant'Antimo
Una foto di Giulia Tramontano e palloncini rossi alla fiaccolata a Sant'Antimo

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I funerali di Giulia Tramontano "in forma privata". Tutti i dubbi sul killer Impagnatiello

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Una storia fuori dal comune, per efferatezza e crudeltà, eppure "normale". È anche il pensiero di chi indaga, di chi da due settimane sbatte la testa sul caso. Non ci sono mostri visibili a occhio nudo, non ci sono "vittime designate": c'è una donna, Giulia Tramontano, 29 anni, istruita, una famiglia alle spalle che la aiuta e la supporta, una rete di amicizie, un lavoro da manager che la soddisfa. È padrona delle sue scelte, come quella di avere un figlio e di affrontare l'uomo che l'ha fatta soffrire. Convinta, come tutte, di potere risolvere i problemi a parole, di potere "chiarire" e infine scegliere, per se stessa, la propria strada. Di lasciare, se ferita, il partner. Poi c'è un uomo, Alessandro Impagnatiello, 30 anni, volto rassicurante, barista in un hotel di lusso del centro di Milano, una famiglia alle spalle anche lui, un altro figlio. E un'altra relazione, con una donna di 23 anni, conosciuta sul lavoro. Anche lei alla fine ha scoperto la sua "doppia vita", ma vedendo il vero volto di Alessandro, ha avuto paura.

Domani a Sant'Antimo, in provincia di Napoli, paese d'origine della ragazza, ci saranno i funerali, che si svolgeranno in forma "strettamente privata" per volere della famiglia. Una scelta comprensibile, vista l'enorme risonanza mediatica suscitata dal caso della donna, incinta al settimo mese di gravidanza. "Sono stati giorni atroci", ha scritto la sorella Chiara Tramontano.

Al momento la più importante bugia di Impagnatiello è stata smentita dall'autopsia. Aveva detto di avere colpito "senza rabbia": due fendenti alla gola, letali. L'esame autoptico andato avanti per sette ore all'Istituto di medicina legale a Milano, grazie al lavoro del professor Andrea Gentilomo, ha chiarito che Impagnatiello si è accanito sul corpo con 36-37 coltellate. Tutte concentrate nella parte alta del corpo, al collo e tra le scapole. Una al volto, vicino al sopracciglio. L'aggravante della crudeltà - esclusa in un primo momento perché l'azione non sembrava caratterizzata da particolare pervicacia, prima dell'autopsia - potrebbe riprendere corpo oggi.

Un altro interrogativo riguarda il bambino: era già morto quando Giulia è stata colpita? Oppure poteva essere salvato, in caso di soccorso tempestivo della ragazza? Nell'appartamento di Impagnatiello è stato trovato del topicida, e gli investigatori hanno ricostruito che il 30enne aveva cercato gli effetti del veleno su internet nei giorni precedenti al delitto. L'orrendo sospetto - uno dei mille - è che avesse provato ad avvelenarla in primis per disfarsi del piccolo: farla abortire, per non portare il peso della paternità e potersi "liberare" della compagna senza sensi colpa dopo la separazione. E anche senza doverlo sostenere economicamente. Solo l'autopsia, i cui esiti completi saranno disponibili tra diversi giorni, potrà rispondere a questo dubbio: gli esami tossicologici sul liquido amniotico, sul sangue e sul fegato della ragazza saranno disponibili tra poche settimane.

Il corpo era ricoperto da estese ustioni, in particolare nella zona ascellare, perché il killer 30enne ha provato a disfarsene bruciandolo prima nella vasca da bagno, poi nel box. La 29enne è stata poi avvolta in un cellophane e il corpo gettato in un vialetto colmo di erbacce tra due box in via Monte Rosa a Senago, a 700 metri dalla casa in cui viveva la coppia.

Gli investigatori sono al lavoro sulle telecamere, tra Senago e Milano: sarà fondamentale tracciare gli spostamenti del 30enne nei giorni che hanno preceduto quel sabato sera in cui Giulia è rientrata a casa dopo l'incontro con l'altra donna. E anche la dinamica dell'occultamento del corpo: ha preso di nuovo corpo l'ipotesi che Impagnatiello, come in effetti aveva detto lui stesso, si sia effettivamente disfatto del cadavere - gettandolo nel vialetto in via Monte Rosa, nella notte tra martedì e mercoledì, 24 ore prima del ritrovamento da parte dei carabinieri.

Qualcuno l'ha aiutato o l'ha semplicemente coperto? Per il momento, non ci sono riscontri in questo senso.

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