
Nel quadro internazionale attuale, i rapporti tra la Nato e la Russia continuano a essere contraddistinti da un’attenta e costante sorveglianza reciproca, soprattutto lungo i confini aerei e marittimi dell’Alleanza Atlantica. Le tensioni e le sfide derivano dal fatto che molteplici aree strategiche, come lo spazio aereo del Baltico e le acque del Nord Atlantico, rappresentano vie di transito fondamentali per operazioni militari e attività di intelligence. La Nato, in risposta a queste dinamiche, mantiene una postura di vigilanza continua con operazioni di pattugliamento, intercettazione e scorta, volte a garantire la sicurezza collettiva degli Stati membri e a salvaguardare la libertà di navigazione e di volo nelle aree internazionali. In tale scenario, recenti operazioni offrono un esempio emblematico di come le forze aeree e navali del Regno Unito, insieme ai loro alleati, operino con prontezza per monitorare e gestire le attività militari russe nelle vicinanze dei territori della Nato
La RAF e l’intercettazione di un velivolo spia russo nei cieli del Baltico
Il 24 maggio, due caccia Typhoon FGR4 della Royal Air Force sono decollati dalla loro base operativa schierata in Polonia, precisamente dal presidio militare di Malbork, con il compito di intercettare un velivolo russo che si avvicinava pericolosamente allo spazio aereo dell’Alleanza. L’armamento in questione era un Ilyushin Il-20M, un sofisticato aereo da ricognizione e raccolta segnali, conosciuto con il nome in codice NATO COOT-A. Durante la giornata, questo stesso velivolo era stato già intercettato e scortato da tre coppie differenti di caccia Nato, ma le manovre erano state interrotte quando l’Il-20M aveva poi deviato verso Kaliningrad, enclave russa sul Mar Baltico.
Secondo fonti ufficiali britanniche, da Kaliningrad l’aereo russo ha successivamente invertito la rotta dirigendosi verso sud-ovest, avvicinandosi allo spazio aereo polacco, un gesto che ha subito attivato la risposta della Nato con l’invio dei Typhoon britannici. Dopo aver intercettato il velivolo mentre attraversava lo spazio aereo internazionale sopra il Mar Baltico, a nord della Polonia, i caccia della RAF hanno iniziato a scortarlo in modo “non aggressivo”, mantenendosi strategicamente in posizioni di sicurezza, tipicamente alle ore tre o nove rispetto all’aereo sorvegliato, così da non essere interpretati come minaccia. Questa scorta è durata fino al momento in cui il velivolo è stato consegnato alla Quick Reaction Alert danese, che ha preso il testimone della sorveglianza. Dall’analisi si apprende che l’aereo russo non aveva comunicato alcun piano di volo, né si era messo in contatto con il controllo aereo civile, né aveva attivato il transponder, elementi che hanno reso la sua presenza ancora più preoccupante e che hanno giustificato l’impiego dei caccia dell’Alleanza atlantica.
Da alcune dichiarazioni, si recepisce, che l’intervento è stato condotto nel pieno rispetto del diritto internazionale e con l’obiettivo primario di garantire la sicurezza e l’incolumità di tutti gli utenti dello spazio aereo circostante. L’operazione rientra nell’ambito dell’Enhanced Air Policing (eAP), missione di pattugliamento aereo rafforzato della Nato, a cui partecipa il contingente britannico con personale nella base di Malbork sotto il comando della 140 Expeditionary Air Wing. Questa missione è conosciuta con il nome di Chessman e vede la collaborazione di numerosi operatori della Royal Air Force insieme a quelli della Svezia.
La Marina britannica e la sorveglianza delle navi spia russe nel Nord Atlantico
Parallelamente alle attività aeree, anche la Marina britannica ha intensificato le operazioni di sorveglianza marittima nel Nord Atlantico e nelle acque territoriali del Regno Unito, rispondendo alla presenza di unità navali russe impegnate in attività di raccolta di informazioni e monitoraggio. Secondo quanto riportato dalla Marina inglese stessa, la nave da intelligence Yuri Ivanov è stata tenuta sotto stretta osservazione mentre si trovava nelle acque al largo delle Ebridi Esterne, in prossimità di dove si era appena conclusa una grande esercitazione Nato denominata Formidable Shield. Dall’analisi emerge che la nave britannica HMS Dragon, un cacciatorpediniere Type 45 con base a Portsmouth, ha svolto un ruolo muscolare in questa missione, avvalendosi anche del proprio elicottero Merlin per sorvolare e raccogliere informazioni dall’alto. La sorveglianza è continuata fino a quando la Yuri Ivanov ha iniziato a dirigersi a nord, verso le acque artiche territoriali.
Nel contempo, fonti ufficiali riportano che altre navi della Royal Navy, tra cui HMS Ledbury e HMS Hurworth, sono state attivate per seguire da vicino il percorso della motovedetta russa RFN Stoikiy. Questa nave da guerra avrebbe attraversato il Canale della Manica dirigendosi verso ovest, dove ha incrociato altre due navi mercantili, ovvero la Sparta IV e la General Skobelev, di rientro dal Mediterraneo. La corvetta russa della classe Steregushchiy ha quindi scortato queste navi cargo verso est, mentre le unità britanniche, in particolare la HMS Hurworth con base a Portsmouth, hanno mantenuto una costante sorveglianza lungo tutta la rotta fino al Mar Baltico, nell’ambito di un’operazione congiunta con altri della Nato.
Tale operazione, durata cinque giorni, sembra voler rimarcare l’impegno deciso del Regno Unito a proteggere le proprie rotte marittime critiche, in linea con l’obiettivo politico di incrementare la spesa per la difesa al 2,5% del PIL per garantire la sicurezza e perseguire il programma di riforme noto come Plan for Change. Alti ufficiali delle britannici hanno evidenziato come il monitoraggio delle attività navali e sottomarine sia un compito fondamentale della Royal Navy, che richiede un’elevata esperienza e vigilanza costante per assicurare la sicurezza e l’integrità delle vie marittime. Inoltre, si apprende che le operazioni di scorta e sorveglianza hanno coinvolto anche la componente aerea, con il supporto di un elicottero Merlin Mk2 della 814 Naval Air Squadron basato presso la Royal Naval Air Station di Culdrose, in coordinamento con unità navali e aeree dei paesi alleati.
In definitiva, quindi, sembra poter convenire, al momento, che queste azioni di monitoraggio e interdizione riescano a formare un tassello essenziale nella strategia di deterrenza e difesa collettiva della
Nato e del Regno Unito, assicurando che ogni attività potenzialmente aggressiva o non comunicata sia prontamente identificata e gestita, nel rispetto delle regole internazionali e a tutela della sicurezza euro-atlantica.