Transizione energetica

C'è il primo sì in Ue alle case green. L'ombra di una patrimoniale sull'Italia

49 i voti a favore, 18 i contrari e 6 gli astenuti: in Commissione Industria al Parlamento europeo passa la direttiva sulla casa green. Ora la palla alla plenaria. La maggioranza italiana si schiera contro

C'è il primo sì in Ue alle case green. L'ombra di una patrimoniale sull'Italia

La Commissione Industria del Parlamento Europeo ha dato un primo sì alla direttiva sulle case "green" che è stata discussa e emendata in parte dal Parlamento europeo. Favorevoli, tra i partiti italiani, il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle. Contrari invece i partiti della maggioranza, Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.

Cosa prevede la direttiva sulla casa "green"

La direttiva, lo ricordiamo, ha suscitato grandi critiche nel nostro Paese per il fatto che imporrebbe una messa fuori mercato delle case di classe energetica F e G in un orizzonte tra i sette e i dieci anni. Tutte le abitazioni residenziali in classe energetica "E" entro il 2030 e in classe "D" entro il 2033. Questi sarebbero gli obiettivi stabiliti dalla proposta di direttiva europea sulle case verdi che a marzo sarà votata in plenaria al Parlamento Europeo. Per l'Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), potrebbero essere addirittura 9 milioni di immobili, il 60% del patrimonio nazionale. Il timore è che le case di classe energetica G siano espulse dal mercato e che per quelle di classe F e E si prevedano interventi colossali. Al confronto, Francia e Germania, come si è scritto, potrebbero dover rimettere in sesto solo il 17 e il 7% dei propri patrimoni immobiliari.

La spesa prevista per l'Italia è di 60 miliardi di euro e a essere messi fuori mercato sarebbero interi comparti abitativi come quelli dei borghi montani del centro Italia. Un esborso notevole pensando al fatto che nel frattempo l'inflazione continua a mordere e ci si trova di fronte a spese già programmate per programmi come il Pnrr, già incisivi sul fronte delle costruzioni.

Salini (Fi) chiede realismo

La partita si prevede complessa, anche guardando i numeri del voto di oggi. 49 i voti a favore, 18 i contrari e 6 gli astenuti. Tra contrari e astenuti, oggi circa un terzo dei deputati della Commissione Industria non ha votato a favore della proposta di direttiva sulle performance energetiche degli edifici che ha fatto molto discutere in Europa e contro la quale il governo italiano è pronto a dare battaglia perché sia modificata. Il timore, infatti, è che la direttiva crei problemi strutturali alla campagna per l'efficienza energetica e l'edilizia mettendo fuori mercato milioni di immobili di classe energetica bassa.

In prima fila tra i critici l'eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini. Per il quale "la quantità di voti non favorevoli mostra che in Parlamento c’è una forte discussione trasversale che coinvolge i rappresentanti di diversi gruppi politici e varie delegazioni nazionali all’Eurocamera", indicando "la necessità di un miglioramento del testo nella direzione sintetizzata dalla posizione negoziale italiana. Chiederemo di emendare la proposta nel segno del realismo, lo stesso approccio critico ma costruttivo con il quale abbiamo operato contro gli estremismi ideologici ultra-green del testo iniziale, ottenendo di esentare i proprietari in difficoltà economiche e gli edifici storici, eliminare le sanzioni e ridurre il campo di applicazione della direttiva".

Le mosse del Terzo Polo

Forza Italia esprime una critica che può diventare palese nel resto del Partito Popolare Europeo e espandersi ai gruppi della Lega, Identità e Democrazia, e di Fratelli d'Italia, Conservatori e Riformisti. La consapevolezza è che per l'Italia stando ai tempi fissati, l'impegno economico finanziario, ma anche imprenditoriale e tecnico sarebbe enorme. Un tema sottolineato anche da voci vicine al Terzo Polo, come la senatrice Raffaella Paita di Italia Viva.

Per la politica ligure la direttiva "ché pone obiettivi giusti rispetto ai problemi climatici ma, considerata la specificità italiana, è irrealizzabile sia nei modi che nei tempi". Nella giornata di ieri il Terzo Polo ha portato all'incasso nel Milleproroghe una norma che prevede lo stop ai rincari nei prezzari dei lavori pubblici e che con la campagna di edilizia necessaria per ottimizzare le case del 15% più basso del parco immobiliare italiano rischirebbe di diventare inefficiente.

"L'Europa deve ascoltare i territori e tenere conto delle diverse specificità, in Italia più che altrove. Corretto pensare alla transizione ecologica ed energetica, ma il percorso deve essere compatibile con la realtà italiana, viceversa diventa una sorte di nuova tassa patrimoniale", lancia l'allarme Alberto Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera. La partita è aperta ma la maggioranza italiana è compatta: la direttiva va modificata.

E la palla passa a Giorgia Meloni e agli altri leader che dovranno negoziare modifiche alla norma, ponendo il tema già a partire dalla due giorni di Consiglio Europeo.

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