Con il lancio del programma Janus, l’Esercito degli Stati Uniti inaugura una strategia energetica che combina sicurezza, autonomia infrastrutturale e innovazione nucleare avanzata. La selezione preliminare di nove installazioni militari e il coinvolgimento della Defense Innovation Unit (DIU) segnano l’avvio di una trasformazione destinata a dotare le basi operative di microreattori modulari di nuova generazione, in attuazione dell’Executive Order 14299. L’obiettivo è garantire continuità energetica alle missioni più sensibili, ridurre la dipendenza dalla rete civile e rafforzare la resilienza dell’apparato difensivo.
Cosa sappiamo sulla selezione strategica dei siti
L’individuazione delle nove installazioni rappresenta la prima fase di un processo di implementazione scandito da verifiche tecniche progressive e da un’attenta valutazione dello scenario operativo. Le basi prescelte di Fort Benning, Fort Bragg, Fort Campbell, Fort Drum, Fort Hood, Fort Wainwright, Holston Army Ammunition Plant, Joint Base Lewis-McChord e Redstone Arsenal, sono state selezionate sulla base di parametri che includono esigenze energetiche attuali e prospettiche, funzioni operative critiche, vulnerabilità infrastrutturali e compatibilità ambientale.
Si tratta di nodi strategici della postura militare statunitense, dove un’interruzione dell’alimentazione elettrica potrebbe compromettere sistemi di comando e controllo, attività di mobilitazione, apparati logistici e piattaforme digitali a elevato assorbimento energetico. Il numero definitivo dei reattori che verranno installati sarà stabilito in funzione della maturazione tecnologica, della fattibilità tecnica dei siti e delle risorse disponibili, con l’intenzione di ampliare al massimo il numero delle basi idonee.
Microreattori di nuova generazione: tecnologia, sicurezza e governance
Secondo fonti ufficiali il programma Janus introduce una nuova generazione di microreattori progettati per offrire elevati standard di sicurezza intrinseca, ridotti volumi di combustibile, sistemi di contenimento passivo e architetture modulari che semplificano installazione, gestione e smantellamento. La logica safe-by-design consente di minimizzare rischi e interventi correttivi, garantendo operazioni affidabili e sostenibili.
L’Esercito attuerà le proprie autorità regolatorie in stretta collaborazione con il Dipartimento dell’Energia e la rete dei National Laboratories, assicurando controlli rigorosi sui progetti, sulle procedure operative e sui piani di emergenza. Il modello contrattuale, fondato su milestone industriali, ricalca il metodo impiegato dalla NASA nel programma COTS, con l’obiettivo di accelerare la produzione seriale e sostenere la filiera nucleare nazionale.
Il programma beneficia inoltre delle competenze maturate con Project Pele, il primo reattore di Generazione IV avviato alla costruzione fuori dalla Cina, che ha definito standard tecnici e regolatori ora integrati nel percorso Janus.
Il ruolo della DIU e la transizione energetica militare
Il governo fa sapere che la collaborazione con la Defense Innovation Unit rappresenta il fulcro procedurale del programma. Attraverso il meccanismo del Commercial Solutions Opening e l’impiego dell’Other Transaction Authority, il DIU ha pubblicato un’Area of Interest per raccogliere proposte industriali, sviluppi tecnologici e modelli operativi applicabili ai requisiti militari. Tale processo facilita l’ingresso di soluzioni commerciali nel sistema difensivo, riducendo i tempi che separano la progettazione dall’implementazione sul campo.
Sul piano geopolitico, il programma si colloca in una fase di crescente convergenza tra sicurezza energetica e strategia nazionale. L’aumento della dipendenza da infrastrutture digitali, la fragilità delle reti civili, la complessità logistica della distribuzione di combustibili liquidi e l’espansione dei consumi generati da data center e sistemi basati su intelligenza artificiale rendono l’autonomia energetica una componente essenziale della prontezza militare. In questo quadro, i microreattori assumono un ruolo di strumento strategico oltre che tecnologico, contribuendo alla riduzione delle vulnerabilità e al rafforzamento della deterrenza complessiva.
L’Esercito ha inoltre precisato che i nuovi impianti non comporteranno modifiche rilevanti all’uso del
suolo e ha ribadito il proprio impegno alla trasparenza e al dialogo con le comunità locali. I calendari operativi saranno comunicati progressivamente, parallelamente al confronto con autorità e stakeholder territoriali.