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"Non usate la bomba nucleare". Cosa è successo tra Russia e Cina

I funzionari del partito comunista affermano di aver convinto il leader russo a fare marcia indietro rispetto alle minacce atomiche

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Il presidente cinese Xi Jinping ha personalmente messo in guardia il leader russo Vladimir Putin diffidandolo dallo sferrare un attacco nucleare su suolo ucraino. A riportarlo è il Financial Times citando funzionari occidentali e cinesi. La questione non è recente, il Times riporta che il messaggio è stato recapitato al presidente russo già a marzo, durante la visita ufficiale di Xi in Russia.

La Cina dimostra, ancora una volta, la sua capacità di giocare su più tavoli. Infatti, nonostante il suo tacito ma costante supporto alla Federazione russa con munizioni e polvere da sparo, continua la sua campagna per ricucire strappi e cicatrici con l’Europa. Dissuadere la Russia da utilizzare armi nucleari (Leggi il dossier di InsideOver: L'enigma del nucleare russo) è un punto fondamentale della campagna cinese di pulizia della propria immagine in occidente.

La Cina si ritaglia un ruolo da mediatore

A dirla tutta il dragone si è sempre opposto pubblicamente all’utilizzo dell’arma atomica; tuttavia, dalle parti di Kiev e Washington molti dubitavano dell’effettivo impegno di Pechino alla deterrenza nucleare data la forte connessione tra i due giganti orientali, definita da Putin stesso “solida come la roccia”. La mossa cinese si inserisce nel solco tracciato dal partito comunista con il documento di pace. Una Cina protagonista nel processo negoziale, attore credibile sia a oriente che a occidente.

In Europa la cosa non sembra dispiacere, anzi. Lo stesso Josep Borrell, alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha dichiarato a marzo che la visita di Xi "riduce il rischio di una guerra nucleare”. Gli americani invece rimangono tiepidi, non pienamente conviti della possibilità che la Cina possa disinnescare il conflitto, si limitano a esprimere cauto ottimismo tramite il segretario di Stato, Anthony Blinken.

Una Russia sempre più "vassalla" di Pechino

La Russia continua il suo lento ma costante declino verso uno status di “vassallo” nei confronti di Pechino. La guerra dipende fortemente dal sostegno cinese, fondamentale per superare le sanzioni economiche che hanno escluso l’orso dai mercati occidentali e dalle catene di approvvigionamento. Basti pensare che nel 2022 il commercio bilaterale tra i due colossi orientali ha raggiunto la cifra record di 190 miliardi di dollari. L’aumento è derivato dall’esportazione russa di idrocarburi verso la Cina (a prezzo scontato rispetto all’Europa).

Xi deve dunque tenere a bada Putin e cercare di mantenere il conflitto a bassa intensità. Un alto funzionario cinese, riportato dal Times, afferma che una deflagrazione nucleare in Europa rischierebbe di porre il Vecchio continente contro la Cina mentre una mediazione prolungata di Pechino per impedire una simile tragedia sarebbe vista di buon occhio alle nostre latitudini (come dargli torto).

Anche l’élite culturale cinese si schiera apertamente. Shi Yinhong, professore di relazioni internazionali alla Renmin University di Pechino, ha affermato "la Russia non ha mai e non avrà mai l'approvazione della Cina nell’utilizzo di armi nucleari". Se la Russia userà armi atomiche contro l'Ucraina, "la Cina si allontanerà ulteriormente dalla Russia".

Effettivamente per qualche mese il presidente Putin aveva abbandonato la retorica della minaccia nucleare. Tuttavia, in questi giorni si assiste a un ritorno di accuse reciproche tra Russia e Ucraina riguardante un possibile attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Lo scontro sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia

Martedì le forze armate ucraine, tramite lo Stato maggiore, hanno affermato che la Russia sta preparando un’azione militare presso la centrale occupata di Zaporizhzhia posizionando esplosivi sul tetto al fine di simulare un attacco ucraino.

Anche Volodomyr Zelensky, nel suo discorso alla nazione, ha dichiarato: "Forse hanno qualche altro piano. Ma in ogni caso, il mondo vede - e non può fare a meno di vedere! - che l'unica fonte di pericolo per la centrale nucleare di Zaporizhzhia è la Russia stessa e nessun altro". Il presidente ha aggiunto: "Purtroppo non c'è stata una risposta tempestiva e su larga scala all'attacco terroristico contro la centrale idroelettrica di Kakhovka. E questo può ispirare il Cremlino a nuove malvagità".

La tensione resta alta ma la presa di posizione cinese può essere un decisivo contrappeso all’escalation.

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