
Sulla riforma della giustizia (quella della separazione delle carriere) il centrodestra intende accelerare con l'utilizzo del cosiddetto "canguro" in commissione Affari costituzionali del Senato. I presidenti dei gruppi di opposizione a Palazzo Madama non ci stanno hanno scritto una lettera al presidente del Senato, Ignazio La Russa, per chiedere la convocazione urgente della Giunta per il regolamento dopo quanto avvenuto recentemente.
"Si tratterebbe di un'applicazione del tutto irragionevole, contraria alla natura costituzionale dell'atto in discussione e peraltro non suffragata né da consolidata prassi né da precedenti regolamentari - scrivono gli esponenti di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza- Verdi-Sinistra e Italia Viva -. Una forzatura che risulta anomala nei tempi e nella modalità e non può in alcun modo giustificarne l'introduzione surrettizia e anticipata". Ma di che cosa si parla esattamente in ambiti parlamentari quando si pronuncia la parola "canguro"?
Il cosiddetto "canguro" - per quanto si tratti di una definizione puramente lessicale inesistente nella normativa - è una prassi parlamentare anti-ostruzionismo, già usata più volte in passato, che consente di votare gli emendamenti accorpando quelli in tutto simili e quelli di contenuto analogo. Una volta approvato o bocciato il primo emendamento, risultano decaduti tutti gli altri. Del resto, quando una nuova legge nel suo percorso di approvazione arriva in Parlamento (o è ancora ferma nelle commissioni competenti) i rappresentanti del potere legislativo hanno infatti la facoltà di proporre modiche al testo. Gli emendamenti vengono presentati dai parlamentari e devono poi essere discussi e votati.
Nella loro accezione più nobile, gli emendamenti servono per dare la possibilità al parlamento di cambiare la sostanza di una legge o correggerne errori prima dell'approvazione finale. A volte, però, le opposizioni ne presentano migliaia e migliaia con il solo fine di rallentare o bloccare una legge (in gergo si chiama "ostruzionismo"). Solitamente questo tipo di emendamenti modificano banalmente singole parole o congiunzioni del testo originale (come le virgole del testo, che in una legge sono importanti quanto le parole o il loro ordine).
Per difendersi da questa pratica che rallentana forzatamente il lavoro del parlamento, la maggioranza parlamentare ha a disposizione una serie di strumenti parlamentari, a cui spesso vengono dati nomi strani: tagliola, ghigliottina e canguro. Quest'ultimo è una procedura esplicitamente prevista dal regolamento della Camera e assunta per "analogia" anche dal Senato. In sostanza, la terza e la seconda carica dello Stato possono decidere di accorpare in un unico voto tutti gli emendamenti simili o che differiscono soltanto per pochi particolari: se molti emendamenti diversi non fanno altro che modificare la posizione di una virgola, possono in questo modo essere votati tutti insieme e più velocemente.
Il termine deriverebbe, verosimilmente, da "kangaroo closure" che costituisce una prassi invalsa nel Parlamento inglese agli inizi del '900 che, tuttavia, non ha esattamente molto a che fare con quanto avviene nel Parlamento italiano in quanto indica la sospensione del dibattito per procedere al voto (closure) ottenuta escludendo alcuni emendamenti, che quindi vengono saltati.
Il canguro che mettono in atto i presidenti di Camera e Senato, ha una storia parlamentare lunga e consolidata. È stato introdotto nel 1971 nel regolamento di Palazzo di Montecitorio e poi utilizzato a Palazzo Madama dal 1996 in poi. Per quanto il suo utilizzo susciti ogni volta grandi polemiche, è ampiamente inscritto nella prassi parlamentare. Nell'ottobre 2015, per esempio, il canguro fece molto discutere all'epoca dell'approvazione in Senato della riforma costituzionale Boschi-Renzi quando il presidente Pietro Grasso (allora del Partito Democratico) consentì la decadenza di ben 1400 emendamenti.
La legittimità di questa prassi parlamentare deriva dai poteri del Presidente di Camera e Senato di "modificare l'ordine delle votazioni quando lo reputi opportuno ai fini dell'economia o della chiarezza delle votazioni stesse", come recita testualmente l'articolo 102 comma 4 del regolamento del Senato. Dal punto di vista dell'iter legislativo, la norma "canguro" deve essere prima varata, come ogni normale emendamento, dal presidente del Senato, che dunque ha il potere di fermarne o meno il cammino. In passato, ad esempio, un "canguro" era stato accettato anche per la legge elettorale Italicum (gennaio 2015) dopo la proposta con il maxi-emendamento del senatore Pd Stefano Esposito.
Il canguro tornò nuovamente al centro delle polemiche politiche pochi mesi più tardi, precisamente nel febbraio del 2016. Il Partito Democratico a guida renziana, per aggirare l'ostruzionismo delle opposizioni sul disegno di legge Cirinnà che introduceva le unioni civili, pensò infatti di ricorrere a una forma anti-ostruzionismo ancora più controversa, nota come "super-canguro". L'idea era quella di presentare e approvare un unico emendamento che serve a ottenere gli stessi effetti del canguro, ma con una procedura diversa. L'emendamento avrebbe modificato in gran parte il disegno di legge, ma riproponendo un testo sostanzialmente identico, con dei minimi cambiamenti.
In questo modo, la legge sarebbe risultata quasi completamente riscritta (anche se solo formalmente: gli articoli in realtà sono uguali a prima) e quindi tutti gli emendamenti successivi, che modificavano la legge originale, sarebbero decaduti automaticamente perché formalmente non ci sarebbe stata più una legge "originale" da modificare.
L'emendamento, che era stato elaborato dall'allora senatore dem Andrea Marcucci, allora molto vicino all'ex sindaco di Firenze, alla fine non venne tuttavia utilizzato: il presidente Grasso ritenne quella pratica inapplicabile. Nove anni più tardi si ritorna a discutere sul "canguro" da applicare alle toghe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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