La sinistra adesso dà i numeri: la verità sul referendum

Breve fact checking sulle dichiarazioni dei leader di centrosinistra che esultano per una sonora sconfitta. Fallito l'obiettivo di 12 milioni e 400 mila sì

La sinistra adesso dà i numeri: la verità sul referendum
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Chi parla di 12 milioni di voti, chi di 13 e altri ancora di 15 milioni. Ormai è ufficiale: il centrosinistra sta dando i numeri.

Partiamo da Elly Schlein che quasi esulta per l'amara sconfitta. "Grazie alle oltre 14 milioni di persone che hanno deciso di votare e tutti coloro che si sono mobilitati per far contare il voto dei cittadini. Per noi il vostro voto conta", dice la segretaria del Pd. "La differenza tra noi e la destra di Meloni è che oggi noi siamo contenti che oltre 14 milioni di persone siano andate a votare, mentre loro esultano perché gli altri non ci sono andati. Ne riparliamo alle prossime politiche", conclude Schlein, rilasciando una dichiarazione ambigua in cui di fatto ringrazia anche chi si è astenuto o ha votato contro i referendum che lei appoggiava.

Prima di lei il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia aveva dichiarato: "Quindici milioni di italiani hanno partecipato dicendo con chiarezza che le politiche del lavoro del governo non vanno e danno una indicazione chiara. Io penso che sia un grande risultato". Giorni fa, invece, Boccia aveva fissato l'asticella della 'non vittoria' affermando: "La premier Meloni ha preso alle elezioni 12 milioni e 300 mila voti se al referendum andassero a votare 12 milioni e 400 persone, sarebbe un avviso di sfratto alla presidente del Consiglio". Giuseppe Conte, invece, chiede di "portate rispetto a circa 15 milioni di cittadini che sono andati a votare" e "agli oltre 12 milioni che hanno votato sì a maggiori tutele nel mondo del lavoro".

Il leader del M5S, infine, sentenzia: "Se vi sembrano numeri insignificanti, considerate che è lo stesso numero di votanti (anzi alla fine potrebbero essere anche di più) con cui la maggioranza Meloni è arrivata al governo". Secondo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni"il quorum non è stato raggiunto, è vero. Ma ci sono oltre 15 milioni di cittadine e cittadini che hanno scelto di votare, e con circa 13 milioni di Sì, lanciano un messaggio forte e chiaro. È con questa parte del Paese che vogliamo costruire l'alternativa alle prossime elezioni politiche non ci sarà un quorum a salvare Giorgia Meloni".

Breve fact checking. Inanzitutto, in termini assoluti, i votanti sono stati circa 13 milioni e mezzo e non 15 milioni. In secondo luogo, esultare per una partecipazione di "oltre 14 milioni di persone" come ha fatto Schlein è fuorviante perché quel dato (impreciso) include anche chi è andato a votare no oppure chi ha scelto di non ritirare uno o più schede come ha fatto Giorgia Meloni e alcuni esponenti della minoranza Pd che sui quesiti relativi al Jobs Act non si sono espressi a favore. Dire, invece, come sostengono Bonelli o Fratoianni che "i circa 13 milioni di sì" sono la base su cui costruire l'alternativa è un'altra teoria alquanto bizzarra. Dire che quel 30% di italiani è la base dell'alternativa può lasciar intendere che, viceversa, il 70% di chi non ha votato è la base su cui il centrodestra può ripartire per stravincere le prossime Politiche. Ma c'è di più. Se il termine di paragone dei dati stabilito da Boccia sono le Politiche del 2022, allora va detto che il centrosinistra ha totalmente toppato l'obiettivo.

Mediamente, infatti, in nessuno dei 4 quesiti sul lavoro su cui le forze del cosiddetto "campo stretto" (Pd, M5S e Avs) hanno fatto campagna elettorale insieme i sì hanno superato la soglia dei 13 milioni e 400 mila voti fissata da Boccia. Gli italiani, dunque, non hanno mandato alcun avviso di sfratto al governo visto e considerato, oltretutto, che questi erano quesiti referendari su una riforma del lavoro, il Jobs Act, fatta dieci anni fa da un governo di centrosinistra e, presumibilmente, tra quei 11,8 milioni di sì possono esserci anche elettori di centrodestra. Ma, immaginando pure che coloro che hanno votato sì ai quesiti referendari siano tutti elettori di centrosinistra, i conti non tornano. Anzi, tornano al centesimo. Mi spiego meglio. Alle Politiche del 2022 il Pd di Enrico Letta e i suoi alleati presero 7 milioni e 300 mila voti, mentre il M5S di Giuseppe Conte prese 4 milioni e 300 per un totale di 11 milioni e 600 mila voti.

All'epoca le forze "giallorosse" si presentarono separatamente alle urne, mentre stavolta hanno fatto fronte comune eppure sono riusciti grosso modo a confermare più o meno gli stessi voti di due anni fa. Quindi, sì, come dice Schlein, "ne riparleremo alle Politiche", ma per ora il traguardo dei 12 milioni e 400 mila voti di cui parlava Boccia è ancora lontano. Insomma, la tanto desiderata spallata non c'è stata...

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