
Le parole al vetriolo pronunciate dall'attore Elio Germano nei confronti del governo durante la serata dei David di Donatello hanno provocato la ferma risposta del ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Intervenuto a conclusione del convegno "Spazio cultura. Valorizzare il passato, immaginare il futuro" - promosso dai gruppi parlamentari di Fratelli d'Italia al Teatro Niccolini di Firenze - l'esponente dell'esecutivo nazionale ha voluto mette in chiaro alcuni punti. "C'è una minoranza rumorosa che si impadronisce perfino del più alto luogo delle istituzioni italiane a cui deve avere sempre il massimo rispetto, cioè il Quirinale, per cianciare in solitudine", è la replica velenosa contro Germano.
"Ci hanno descritto come i nemici giurati del cinema, ma la riforma del tax credit, che come tutte le riforme è perfettibile, non è che l'abbiamo voluta noi perché ci siamo 'incapricciati' del fatto che i soliti noti vivessero di rendita - sostiene ancora Giuli -. È il risultato di una denuncia da parte dei piccoli e medi, ma anche grandi protagonisti che hanno detto 'basta con le rendite e il privilegio'". L'ex giornalista del Foglio puntualizza inoltre che, di fronte "alla stabilità e alla certezza che stiamo dando in un percorso di riconfigurazione, loro si sentono attaccati nelle loro rendite". Per Giuli la realtà "è più forte di ogni maldicenza: i dati 2024 ci dicono che i visitatori musei e parchi archeologici statali italiani sono stati 60,8 milioni, il 5,4% in più rispetto al 2023".
Il ministro dei Beni e delle Attività culturali riconosce che sia esistita una "cultura di sinistra oggettivamente potente, coerente, organica, il Gramscismo lo hanno saputo interpretare bene". D'altro canto, però, è cominciata anche una "progressiva erosione di questa cultura di sinistra, dal momento in cui ha cominciato a generarsi il divorzio tra il consenso e il potere. Ora non c'è più il potere rispetto al consenso". Poi, la frase che probabilmente sarà destinata a generare più polemiche nel campo democratico: "Avevano gli intellettuali organici: scomparsi tutti, persi nella letteratura ombelicale che non vende, non viene tradotta. Avevano gli intellettuali e se li sono persi, si sono affidati agli influencer, ma hanno scoperto che pure loro sono dei 'quattrinari' - insiste ancora Giuli - e hanno sbagliato pure la scelta degli influencer. Gli sono rimasti comici, e basta".
L'esponente del governo Meloni snocciola infine alcuni dati che lui ritiene "straordinari": gli introiti lordi del 2024 sono stati 382 milioni: +23% rispetto all'anno precedente, e +50% rispetto al 2019. "Stiamo governando la cultura veramente da patrioti - ribadisce Giuli - . Stiamo dando rappresentanza all'Italia vera, profonda, il 30% degli italiani oggi sono rappresentati, oltre che da un governo solido e con grandi prospettive, da un'identità culturale, quello che fino a pochi anni fa era rubricato a sottocultura antisistema". E, a sostegno delle proprie affermazioni, Giuli cita diverse mostre ed eventi, come quelle dedicate a Gentile e a Spadolini, che cinquant'anni fa si era recato al Vittoriale per omaggiare D'Annunzio.
"Era dal 1975 che nessun ministro della Cultura tornava lì, ci sono stato pochi giorni fa - conclude Giuli - in mezzo a una folla meravigliosa di giovani e non, che se ne infischiano della bile nera della sinistra che ci accusa di fare il Minculpop".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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