
Chi, da piccolo, non ha commesso una bravata? Magari preso dalla ribellione della gioventù o fomentato dall'adrenalina in compagnia di un amico? È capitato a tutti, certo, ma l'importante è capire la gravità di quel gesto e - una volta maturato - non ricadere nella stessa trappola. Ed è proprio quanto accaduto a Carlo Calenda, che da ragazzo ha sfidato i poliziotti che lo volevano fermare per un controllo e che ora riconosce di aver fatto un'idiozia, e perciò sul caso Ramy Elgaml si schiera dalla parte degli uomini in divisa.
Il leader di Azione, intervistato da Nicola Porro a Quarta Repubblica su Rete 4, stava parlando della vicenda su cui la sinistra fatica a essere chiara, e a un certo punto - senza girarci attorno - ha rivelato i particolari di un episodio risalente alla sua adolescenza: "Ero un ragazzino, eravamo in due sulla Vespa senza casco e c'avevano cercato di fermare sul Lungotevere e io sono scappato. Ero un idiota, due poliziotti in motocicletta, quindi proprio...".
Una volta raggiunto, il piccolo Calenda ha pagato le conseguenza della sua infrazione grave, visto che non solo non indossava il casco ma addirittura non si era fermato all'alt intimato dagli agenti per effettuare un controllo: "Mi hanno gonfiato, e hanno fatto bene. Mi hanno dato due ceffoni". E senza giri di parole ha riconosciuto di aver commesso un grave errore e si è assunto le proprie responsabilità: "Se mi scivolava una ruota e cadevo, non è che potevo andare a dire 'però quelli mi incalzavano da vicino'".
In effetti il modo di ragionare della sinistra porta alla diffusione di un messaggio pericoloso: chi delinque resta impunito. Eppure i progressisti nostrani continuano a sostenere a gran voce che chi indossa una divisa non può agire fuori dalle regole, come se in Italia ci fosse un'invasione di poliziotti e carabinieri che agiscono in barba ai limiti previsti e abusano ogni giorno del loro potere contro dei poveri indifesi che - in fin dei conti - sono semplicemente scappati a un posto di blocco e hanno sfrecciato per le strade di Milano.
"Se tu metti come principio il fatto che se tu insegui quello che non si ferma al posto di blocco, quello fa una svolta brusca e tu lo prendi...il carabiniere non ci va più a inseguire", è la tesi sostenuta da Calenda.
Che ha lanciato un allarme sulla sicurezza, invitando la sinistra a non chiudere gli occhi di fronte agli accoltellamenti e alle risse: "Se questa roba non viene risolta, il cittadino se la prende con tutti". E infine ha sferrato un attacco alla magistratura: "La magistratura mica c'ha l'infallibilità papale. Se io penso che fanno una cazzata, posso dirlo?".