Ucraina, quello che Renzi e Calenda dimenticano sulla Meloni

Indignazione degli ex colleghi e amici del Terzo polo per l'assenza della premier a Kiev con i volenterosi: eppure sul conflitto scatenato dalla Russia la presidente del Consiglio si è spesa più di tutti gli altri leader europei

Ucraina, quello che Renzi e Calenda dimenticano sulla Meloni

Matteo Renzi e Carlo Calenda uniti per un giorno nelle critiche contro Giorgia Meloni, "rea" a loro dire di non essere stata fisicamente presente a Kiev in occasione della riunione dei volenterosi a sostegno di Volodymyr Zelensky. Il leader di Italia Viva scrive testualmente questo post sul suo profilo X: "2016 Francia, Germania e Italia guidano l'Europa dopo la Brexit. 2022 Francia, Germania e Italia guidano l'Europa dopo l'invasione russa in Ucraina. 2025 Francia, Germania e... Polonia guidano l'Europa. Con la Meloni l'Italia si è persa: non siamo più nel gruppo di testa. I sovranisti fanno male al Paese". Non da meno è il fondatore di Azione, sempre sull'ex Twitter: "È francamente incomprensibile la decisione di Giorgia Meloni di non essere fisicamente presente. C'è un rischio di spostamento dell'asse portante dell'Europa da Italia-Francia-Germania a Germania-Francia e Polonia. Un'eventualità che dobbiamo assolutamente scongiurare".

I due ex compagni di strada del fu Terzo polo si aggrappano quindi all'assenza odierna in loco della presidente italiana del Consiglio per criticare aspramente il suo operato di governo nella gestione della politica internazionale e geopolitica e, di conseguenza, per sottolineare la presunta inconsistenza dell'esecutivo italiano della gestione della crisi ucraina che dura dal 24 febbraio 2022. Peccato che sia Renzi sia Calenda dimentichino alcuni minuscoli particolari non proprio irrilevanti. Innanzitutto fanno apposta a non sottolineare il merito della questione di oggi - contrapponendolo unicamente al merito - ovvero le parole della stessa Meloni durante il suo intervento in videoconferenza che ricalca coerentemente quello che lei ha sempre ribadito in questi ultimi tre anni sulla guerra, prima come leader dell'opposizione e poi come premier, a proposito di un cessate il fuoco e di una pace duratura.

E poi c'è un altro elemento che i due centristi nostalgici dell'esperienza di governo di Mario Draghi omettono completamente: a conti fatti, Giorgia Meloni è stata la leader politica europea che più si è spesa concretamente a favore senza "se" e senza "ma" a favore dell'Ucraina. Da quando si è insediata a Palazzo Chigi il 22 ottobre 2022 la fondatrice di Fratelli d'Italia ha partecipato alla strenua difesa del Paese invaso dalla Russia in tutti i modi richiesti dalle circostanze e consentiti dalle nostre leggi, consolidandone l'appoggio. Non solo attraverso il rifornimento costante e mai interrotto di tutti gli aiuti materiali e militari necessari all'Ucraina, ma anche mediante le concrete testimonianze di vicinanza alla popolazione guidata da Zelensky e lo sdegno - netto, ripetuto in tutte le circostanze possibili (anche davanti a Donald Trump) e mai svuotato di significato - per l'aggressione subita da Vladimir Putin. Il tutto in attesa, ovviamente, di una soluzione diplomatica che il governo ha, con dichiarazioni e atti, sempre ricercato.

E poi, ci sono tutti i numerosi faccia a faccia Meloni-Zelensky: sia in Ucraina, dove la presidente del Consiglio si è recata ufficialmente in almeno due circostanze, andando anche a visitare le due città simbolo del massacro russo (Bucha e Irpin), sia in Italia in occasione dei bilaterali tenuti a Palazzo Chigi e a Villa Doria Pamphilj. Senza dimenticare le molteplici conversazioni telefoniche tra i due e, soprattutto, il recentissimo incontro avvenuto nella basilica di San Pietro in occasione dei funerali di Papa Francesco dello scorso 26 aprile. Là, checché ne dicano i tifosi ultrà di Emmanuel Macron, il contributo del governo italiano - in collaborazione con la diplomazia della Santa Sede - è stato fondamentale per organizzare lo storico misurato incontro tra Trump e Zelensky, immortalato da uno scatto fotografico che resterà impresso nell'immaginario collettivo, a due mesi di distanza da quello decisamente più burrascoso in diretta televisiva alla Casa Bianca.

Se poi tutto questo non dovesse bastare, è infine necessario ricordare che la premier italiana è stato il capo di governo in carica che ha messo sul tavolo del Consiglio europeo la proposta più fortemente filo-ucraina di tutte: ovvero quella di estendere l'articolo 5 del Trattato istitutivo della Nato al territorio ucraino, secondo il quale un attacco armato nei confronti di uno Stato dell'Alleanza atlantica venga considerato come un attacco diretto anche a tutti gli altri Paesi e permette, se necessario, il ricorso alla forza. Un'idea che era piaciuta al governo ucraino, con la vicepremier Olha Stefanishyna la definisce "molto pragmatica". Insomma: Giorgia Meloni è stata la rappresentante dell'Ue (e probabilmente di tutti i Paesi occidentali) che più si è spesa efficacemente per Kiev.

E non è un caso se giornali e riviste autorevoli la stiano incoronando come una vera leader internazionale, come per esempio - tra i tanti - ha messo nero su bianco poche settimane fa "Politico" (che non risulta essere l'house horgan di FdI) parlando esplicitamente della "persona più influente in Europa".

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