
L'appuntamento per i referendum si avvicina e la sinistra prova a giocarsi le ultime carte per provare a scongiuare l'incubo del mancato quorum. Uno scenario sempre più concreto, che spinge i promotori dei quesiti alle mosse della disperazione. Tanto che Maurizio Landini ha deciso di passare alla volgarità, ripetendo più volte una parolaccia - in un evento o in uno studio televisivo - per tentare di apparire più barricadero e strappare così qualche elettore in più. Ma è davvero convinto che possa funzionare l'immagine di un sindacalista, con le sembianze di leader dell'opposizione, che usa delle espressioni così colorite per attaccare il presidente del Consiglio?
Il segretario della Cgil si è scagliato contro Giorgia Meloni. La sua colpa? Aver osato far sapere che domenica 8 giugno si recherà al seggio ma non ritirerà le schede. Un'opzione prevista, una possibilità totalmente legittima, un diritto di ogni cittadino. Eppure la posizione del capo del governo ha mandato su tutte le furie Landini che, sentendosi preso in giro, non è riuscito a trattenere la sua ira funesta e si è lasciato andare a un linguaggio alquanto discutibile.
"L'ultima che ho sentito è che si va al seggio ma non si vota. E se questo ragionamento arriva dalla presidente del Consiglio, vuol dire che pensa che siamo tutti dei coglioni perché è come dire vado in chiesa ma non a Messa. Una cosa di questo genere detta il 2 giugno, Festa della Repubblica, che è nata da un referendum, è un atto irresponsabile", ha tuonato il leader della Confederazione generale italiana del lavoro. La sinistra in passato ha più volte invitato all'astensione per boicottare i referendum, ma la rabbia di Landini ora è rivolta verso il centrodestra: chi invita a non votare pensa di usare la crisi democratica per non raggiungere il quorum richiesto.
A questo punto la domanda sorge spontanea: per quale motivo il governo dovrebbe essere terrorizzato da un'eventuale partecipazione di massa al voto? Il segretario della Cgil non ha dubbi: "Hanno paura". Ma paura di cosa, precisamente? Una tesi che spiana la strada a due ragionamenti. Il primo: la sinistra - nelle sue varie declinazioni - che pensa di convincere il 50% degli elettori a recarsi alle urne vive semplicemente su un altro pianeta.
Il secondo: ammesso che ci sarà un'affluenza record, non è scontato che più votanti equivalga automaticamente all'approvazione dei quesiti. Certamente ne sono consapevoli tanto la Cgil quanto il Partito democratico, ma è concesso a tutti aggrapparsi alle ultime speranze per non sprofondare nell'incubo.