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Pure Repubblica ammette: "Intervista falsa". Gratteri: "Me l'hanno girata persone serie"

A tre giorni di distanza dalla gaffe in tv del procuratore di Napoli, anche il quotidiano romano (chiamato in causa con una vecchia intervista mai esistita a Falcone) smentisce le sue dichiarazioni. Intanto Travaglio fa mea culta

Pure Repubblica ammette: "Intervista falsa". Gratteri: "Me l'hanno girata persone serie"
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Sono trascorse oramai quasi 72 ore da quel clamoroso scivolone in diretta televisiva e la bufala di Nicola Gratteri continua a diffondersi sul web e sui social network. Il fronte si fa più compatto tra gli utenti sempre più fortemente critici nei confronti del procuratore di Napoli, che non si era sincerato della (non) veridicità di quella falsa intervista - spacciata per vere dal Fatto Quotidiano - che Giovanni Falcone avrebbe rilasciato a Repubblica il 25 gennaio 1992 leggendo sul proprio smartphone le seguenti (e inesistenti) parole: "Una separazione delle carriere può andare bene se resta garantita l'autonomia e l'indipendenza del pubblico ministero ma temo che si voglia, attraverso questa separazione, subordinare la magistratura inquirente all’esecutivo. Questo è inaccettabile".

Lo stesso quotidiano fondato da Eugenio Scalfari tirato ingiustamente in causa da questa finta dichiarazione che circola da settimane - che viene periodicamente utilizzata dai contrari alla riforma e dai sostenitori della campagna per votare No al referendum confermarivo sulla riforma costituzionale della giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio - è stato "costretto" a una smentita sostanzialmente ufficiale, pubblicando sul suo sito l'estratto del video dall'ultima puntata di "DiMartedì", su La7, con il seguente titolo: "Separazione delle carriere, il procuratore di Napoli Gratteri legge una falsa intervista a Falcone". E nella descrizione si va ancora di più a fondo: "Nell'estratto citato da Gratteri, l'allora direttore degli Affari penali al Ministero della Giustizia (che sarebbe stato ucciso a Capaci pochi mesi dopo) afferma di essere contrario alla separazione delle carriere dei magistrati, la stessa posizione di Gratteri, che è tra i promotori del No al referendum costituzionale sulla giustizia - si legge su Repubblica -. Quell'intervista è falsa, non è mai stata realizzata. Falcone non era ostile alla ipotesi della separazione delle carriere".

Nonostante questa bufala sia stata smontata in tutti i modi e in maniera trasversale, Gratteri non ha ancora chiesto scusa per questo granchio preso. Anzi: in un'intervista rilasciata al Foglio, pur confessando di essersi fidato ciecamente (ma anche ingenuamente) di persone che lui riteneva "affidabili", si arrampica parecchio sugli specchi nelle spiegazioni. "Ho letto la finta intervista a Falcone da Floris perché me l'hanno mandata persone serie - commenta il magistrato -. Erano persone autorevoli dell'informazione, me l'hanno riportata come autentica, e io l'ho letta mentre ero in trasmissione e parlavo". E poi ancora: "La verità è che noi continuiamo a decontestualizzare frasi dette trent'anni fa. Vogliamo metterle nel contesto attuale a ogni costo. E non ci preoccupiamo mai di fare una tara", continua Gratteri anche se fa ancora "finta" di dimenticarsi che la dichiarazione che ha letto lui non c'è mai stata. E, infine, si pone una domanda retorica e molto poco attinente con il tema di attualità sollevato: "Se Falcone, oggi, è il simbolo dell'antimafia a destra, perché non è mai stato votato ogni volta che si candidava? Lui era il migliore magistrato d'Italia, capiva le mafie vent'anni prima, eppure loro non lo consideravano... Perché?".

Chi invece - è giusto sottolinearlo - ha fatto mea culpa per non avere verificato quanto poi è stato pubblicato sul suo giornale è stato Marco Travaglio. Nel suo articolo di fondo quotidiano, il direttore del Fatto questa mattina ammette, seppur sempre a proprio modo: "Quando sbagliamo, diversamente dai bufalari che raccontano volutamente una ventina di balle al giorno, ci scusiamo con i lettori. E lo facciamo oggi per aver preso per buone due citazioni sbagliate di Falcone e Borsellino, riprese da pubblicazioni scritte e online - scrive il giornalista torinese -. La frase di Falcone pro carriere separate purché il pm non passi sotto l’esecutivo rispecchia il suo pensiero ripetuto varie volte, ma non è tratta da un’intervista del '92 a Repubblica.

Anche quella di Borsellino fotografa il suo pensiero fermamente contrario alla separazione delle carriere, ma non è tratta da un’intervista del '90 a Samarcanda". La domanda è: quando toccherà a Gratteri fare la stessa cosa?

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