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"Vergogna Italia". L'attacco a testa bassa di Amnesty

Offensiva della Callamard contro la Meloni: "Condanna decine di migliaia di persone a subire abusi nei centri di detenzione libici". Ma la verità è un'altra

"Vergogna Italia". L'attacco a testa bassa di Amnesty

Ci siamo, ancora una volta: l'Italia viene di nuovo pungolata dall'estero da parte di chi pensa di impartire lezioncine etiche al governo guidato da Giorgia Meloni che, secondo la solita narrazione rossa, sarebbe responsabile dei drammi sul fronte dell'immigrazione. All'elenco di chi firma patenti morali si è aggiunta di recente anche Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, che ha colto al volo l'occasione per scagliarsi contro l'esecutivo di centrodestra e avanzare accuse choc.

Amnesty contro il governo

Il giudizio severo è arrivato in seguito al clima di lotta alle navi delle Organizzazioni non governative, una stretta ritenuta necessaria dal governo per arginare quelle Ong che in mare non rispettano le leggi. Callamard nell'intervista a La Repubblica ha denunciato l'imposizione di nuove regole che, a suo modo di vedere, hanno la conseguenza di "rendere più difficile il lavoro delle Ong". Non solo: nel mirino ha messo una sorta di pratica che consisterebbe nel "farle sbarcare in porti lontani del nord Italia".

In realtà su questo punto Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno, si era già espresso in maniera chiara: le scelte sono state intraprese per decongestionare il più possibile l'approdo nei porti di Calabria e Sicilia. Evidentemente non ne è stata informata la segretaria generale di Amnesty International, che senza pensarci due volte ha rivolto un attacco al veleno all'indirizzo del nostro esecutivo: "Sta vergognosamente criminalizzando chi si fa avanti per assistere rifugiati e migranti e ostacola il lavoro di salvataggio delle Ong nel Mediterraneo".

Le accuse di Amnesty

Callamard non ha gradito il sequestro delle navi di soccorso e che i soccorritori siano stati chiamati a difendersi da "accuse infondate". Ma ad esempio - giusto per citare l'ultimo caso - la Louise Michel è stata messa in stato di fermo nel porto di Lampedusa per presunte violazioni del decreto sull'immigrazione anche perché avrebbe contravvenuto all'impartita disposizione di raggiungere il porto di Trapani, dirigendo invece su altre tre unità di migranti.

Ma per l'esponente di Amnesty International le critiche sono rivolte tutte verso il governo, le cui azioni farebbero parte di una "strategia più ampia": è convinta che si vorrebbe consentire alla Guardia costiera libica di ottenere il controllo del Mediterraneo centrale per far sì che siano loro a riportare in Libia il maggior numero possibile di persone. "E indipendentemente dal trattamento orrendo che questi migranti subiscono sistematicamente una volta portati lì, tra cui la prolungata detenzione arbitraria, la tortura, la violenza sessuale, le sparizioni forzate, lo sfruttamento", ha aggiunto.

Ma la presa di posizione più forte deve ancora arrivare. Callamard ha sentito il bisogno di rincarare la dose, aumentando così la portata della silurata: al governo guidato da Giorgia Meloni è stata imputata la colpa non solo di rendere il Mediterraneo centrale "ancora più pericoloso", ma anche di condannare "decine di migliaia di persone a subire spaventosi abusi nei centri di detenzione libici". L'ennesima entrata a gamba tesa dall'estero è da rispedire al mittente: dopo pochissimi mesi non si possono accettare rimproveri morali su temi che la sinistra non è stata in grado di risolvere nonostante le chiacchiere buoniste.

Ma Amnesty si sbaglia

Gli attacchi in questione sono solamente strumentali di fronte a una vera e propria emergenza che grava sulle spalle degli italiani che, nonostante i ripetuti allarmi e gli appelli, vengono lasciati soli nell'affrontare un problema così ampio. In tutto ciò l'Unione europea preferisce i buoni propositi teorici senza entrare nel campo pragmatico: in tal modo il nostro Paese è costretto a dover contare sulle proprie forze, mentre una gestione collegiale sull'immigrazione sarebbe sacrosanta oltre che necessaria.

La tendenza porta a osannare le Organizzazioni non governative nell'ambito dei salvataggi in mare, ma non si possono trascurare due questioni di grande importanza: da una parte l'incremento di partenze ha come effetto quello di aumentare il numero di morti; dall'altra le Ong hanno un "fattore di attrazione", spingendo i migranti a partire nella consapevolezza che ci sono navi pronte a occuparsi del salvataggio e del trasporto in Italia.

Eppure c'è chi preferisce attaccare pregiudizialmente il governo italiano piuttosto che parlare della radice del tema.

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