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Cutro, perché il trasferimento delle salme ha provocato tante polemiche

Ecco quali sono i veri motivi per cui sono esplose le proteste dei familiari delle vittime dieci giorni dopo la strage marittima in Calabria

Cutro, perché il trasferimento delle salme ha provocato tante polemiche

Nel caos che ha accompagnato le polemiche politiche relativa alla strage dei migranti a Cutro una domanda, con tutta probabilità, ha fatto fatica a ricevere una risposta chiara e netta: come mai i familiari delle vittime hanno protestato per la gestione delle salme? E che cosa chiedevano, in merito, alle istituzioni italiane? Per cercare di dare un riscontro esaustivo a questa legittima curiosità bisogna necessariamente porre – sinteticamente – tutti fatti legati a questa tragica vicenda nel loro ordine.

I sit-in dei parenti delle vittime

Siamo nella mattinata di mercoledì 8 marzo, dieci giorni esatti la tragedia avvenuta in mare in provincia di Crotone. Una decina di afghani si radunano davanti all'ingresso della camera ardente del Palamilone di Crotone per opporsi alla decisione della Prefettura. Il piano, originariamente, è quello di trasferire tutte le salme (quelle vittime i cui familiari stanno organizzando funerali privati, una sessantina in tutto) a Borgo Panigale, nei pressi di Bologna. Il luogo scelto non è casuale: là, infatti, c'è un grande cimitero islamico. Dai familiari arriva un netto no. Mancano pochi minuti alle dieci del mattino quando comincia a montare la protesta: "Vogliono portare i nostri cari al cimitero di Bologna, presto venite". A decine si siedono a terra; sul manto stradale: è il caos. Arriva un primo carro funebre per portare via la prima salma da portare a Bologna. Ma gli afghani iniziano a battere con i pugni sui vetri. Interviene il dirigente della Polizia di turno che tenta di dissuadere i familiari. Ma non c'è niente da fare.

Soltanto qualche ora più tardi si comprenderanno le ragioni per cui i parenti delle vittime hanno deciso di protestate così pervicacemente. La prima – comprensibilissima – è per il fatto che nessuno avesse comunicato preventivamente ai familiari delle persone morte in mare che da lì a breve, sarebbe avvenuto il trasferimento delle salme in direzione di uno dei più grandi cimiteri musulmani che ci sia in Italia. La seconda (altrettanto comprensibile, ma non di semplicissima attuazione) riguarda la richiesta di fare rimpatriare le salme nel loro Paese di origine: l'Afganistan. La protesta dei familiari fa sì che in poco tempo si arrivi a un compromesso: al cimitero islamico di Bologna andranno soltanto le salme i cui familiari hanno dato il consenso, che sono in tutto 25. Tutte le altre non si muoveranno da Crotone fino a che non verrà concluso un accordo con le agenzie funebri che le porterà a Kabul.

Le difficoltà burocratiche dopo la strage di Cutro

Ma è proprio l'aspetto burocratico quello che – purtroppo – potrebbe ostacolare le legittime volontà dei parenti. Il rimpatrio della salma da un Paese estero al proprio di residenza avviene seguendo una serie di regole internazionali previste dalla Convenzione di Berlino del 1937: l'unico documento da richiedere e controllare nei Paesi di partenza, di transito e di destinazione è il passaporto mortuario al cui interno si indicano le generalità della persona, data, luogo e cause del decesso. Dalla sua ratificazione solo pochi Paesi hanno sottoscritto tale Convenzione. In rigoroso ordine alfabetico, si tratta di: Austria, Belgio, Egitto, Francia, Germania, Italia, Messico, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica Democratica del Congo, Romania, Slovacchia, Svizzera e Turchia. Per il trasporto dall'Italia verso l'estero (in Paesi non aderenti) bisogna rivolgersi alla Prefettura, che seguirà la pratica indicando le varie fasi e i documenti da produrre.

Inutile sottolineare come instaurare dei rapporti diplomatici con un Paese come l'Afganistan, reduce da più di vent'anni di guerra e con a capo il governo dei talebani, e le questioni logistiche di trasporto e di accoglimento delle salme sono tutt'altro che irrilevanti. Nei giorni scorsi un giovane funzionario della Prefettura di Crotone ha provato a convincere i familiari delle vittime proprio in tal senso: "Noi siamo in contatto con il vostro consolato, ma sapete bene come è la situazione attuale del vostro Paese". Alauddin Mohibzada, un ragazzo afghano di 23 anni che vive dal 2015 in Germania dove fa l’educatore, è comunque riuscito – tramite l’aiuto del sindaco di Crotone – a mettersi in contatto con un'agenzia funebre tedesca: il trasferimento di 12 salme avverrà quindi dal comune calabrese in Germania, poi a Istanbul e da lì a Kabul, per essere sepolte secondo le volontà delle famiglie. Le spese saranno tutte a carico dello Stato italiano.

Un modo per "aggirare" giustamente tutte quelle elefantiache norme burocratiche che, a seguito di una tragedia immane come quella di Cutro, devono per forza di cose trasformarsi in norme di buon senso.

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