Il parere dei maestri scomodi su identità, integrazione e sensi di colpa dell'Occidente

Finkielkraut, Scruton, Hughes e Sartori spiegano i paradossi delle società

Il parere dei maestri scomodi su identità, integrazione e sensi di colpa dell'Occidente
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«La Francia è a immagine dell'Europa, e ha smesso di credere nella sua vocazione (passata, presente o futura) di guida dell'umanità verso la realizzazione della sua essenza. Per l'Europa non si tratta più di convertire chicchessia (conversione religiosa o riassorbimento della diversità delle culture nella cattolicità dei Lumi), ma di riconoscere l'altro attraverso l'ammissione dei torti compiuti nei suoi confronti. L'Europa è tenuta, più in generale, ad accogliere ciò che essa non è, cessando d'identificarsi con ciò che essa è». I suoi chierici, sul finire del XX secolo, non prendono le difese dell'Aufklärung (illuminismo, ndr) contro il romanticismo, ma prescrivono una cura da cavalli contro ogni hybris: il romanticismo verso gli altri. Se l'Europa deve denazionalizzarsi e rinunciare di slancio a ogni predicato identitario, è perché possano svilupparsi liberamente le identità che la sua storia ha maltrattato».

Alain Finkielkraut L'identità infelice (Guanda, 2015)

«L'esperienza di appartenenza richiesta dall'ideale illuministico del cittadino perde importanza, e una cultura del rifiuto la sta sostituendo. Le persone giovani non guadagnano nulla da questa cultura, tranne che smarrimento e la perdita di ogni senso dell'identità. Se provengono dall'ambiente degli immigranti che preserva la memoria di una legge religiosa, esse ritorneranno spesso entusiasticamente a un'esperienza religiosa di appartenenza, e si definiranno in opposizione alla giurisdizione territoriale dalla quale sono apparentemente governate».

Roger Scruton L'Occidente e gli altri

(Vita e Pensiero, 2004)

«L'assortimento di vittime disponibile una decina di anni fa - negri, chicanos, indiani, donne, omosessuali - è venuto allargandosi fino a comprendere ogni combinazione di ciechi, zoppi, paralitici e bassi di statura o, per usare i termini corretti, di non vedenti, non deambulanti e verticalmente svantaggiati. Mai, nel corso della storia umana, tante perifrasi hanno inseguito un'identità».

Robert Hughes La cultura del piagnisteo (Adelphi, 1994)

«La società aperta quanto aperta può diventare? La elasticità (apertura) della società aperta è attualmente messa a dura prova sia da rivendicazioni multiculturali interne (come negli Stati Uniti), sia dalla massiccia pressione di flussi migratori esterni (come è soprattutto il caso dell'Europa)».

Giovanni Sartori Pluralismo, multiculturalismo e estranei

(Bur, 2000)

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