Politica estera

Sarko, Hollande, Hidalgo: tutti i volti dell’arroganza francese

Da Sarkozy a Macron, passando per sindaci, ministri e commissari Ue: diversi rappresentanti politici francesi non hanno perso occasione di offendere pesantemente il nostro Paese

Sarko, Hollande, Hidalgo: tutti i volti dell’arroganza francese

Evidentemente alcuni rappresentanti delle istituzioni politiche francesi si divertono enormemente a insultare l'Italia, i suoi governanti e (talvolta) la stessa popolazione. Quella delle scorse ore, a opera del ministro degli Interni, Gerald Darmanin, è solamente l'ultima offesa scagliata contro il nostro Paese. Quel suo "Giorgia Meloni non è in grado di risolvere i problemi migratori dell'Italia" - oltre a causa l'inevitabile rifiuto di Antonio Tajani di partecipare al bilaterale previsto a Parigi - arriva dopo un decennio abbondante di attacchi feroci da parte di esponenti di spicco transalpini.

Il sorriso denigratorio di Sarkozy

Il primo (perlomeno tra quelli più eclatanti) fu la smorfia di derisione da parte dell'allora presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. Siamo nell'ottobre 2011: rispondendo (o meglio, non rispondendo) a una domanda sull'affidabilità di Silvio Berlusconi sul nostro debito sovrano, lui e Angela Merkel e Sarkozy si scambiarono un sorrisino di scherno, che suonò come un vero e proprio schiaffo all'Italia. Poi arrivarono le scuse. Ma il colpo fu fortissimo. Lo spread galoppava e, appena un mese più tardi, il governo presieduto dal Cavaliere cadde.

Hollande e i "ritardi" italiani

Non fu da meno il suo successore all'Eliseo, François Hollande, sempre in compagnia della cancelliera tedesca. Nell'agosto 2015 nel mirino finì in quel caso la gestione dei migranti e, in particolare, l'inerzia dei Paesi di primo sbarco – Italia e Grecia – nell'apertura di centri di registrazione dei migranti. "Devono essere aperti quest'anno, senza ritardi. Non possiamo tollerare questo ritardo", dissero i due in coro, sottolineando che i Paesi europei devono applicare "il più rapidamente possibile" le regole del diritto d'asilo, che solo sulla carta sono più o meno simili nella Ue. Si trattava della classica "solidarietà" europea a targhe alterne.

Macron contro le politiche di Salvini

Anche l’attuale capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, non ha mai digerito alcune scelte politiche messe in atto sulle politiche migratorie, soprattutto (guarda caso) quando al governo ci sono uno o più partiti di centrodestra. Successe nel giugno 2018: si era appena insediato il governo Conte 1 con Matteo Salvini ministro dell'Interno. Il leader della Lega decise di non aprire i porti italiani alla nave Ong di Aquarius. La posizione del Viminale venne definita da Macron "irresponsabile" e "cinica". Il portavoce di En Marche, Gabriel Attal, andò oltre con l'uso del termine "vomitevole". Copione simile nel novembre 2022, con l'esecutivo della Meloni da poco entrato in carica: "Giorgia Meloni si è comportata male", commenterà il presidente della Francia a proposito dell'Ocean Viking.

Il sindaco solidale con Mimmo Lucano

Non solo capi di Stato, però. Anche i ministri francesi si sono messi a strillare contro il governo. Quello degli Esteri, Catherine Colonna, sempre a proposito della nave Ong di Sos Méditerrannée che voleva approdare in Italia sei mesi fa, dichiarò: "Da Meloni metodi inaccettabili. Se continua ci saranno conseguenze". Negli stessi giorni, poi, il sindaco di Marsiglia, Benoit Payan, orgogliosissimo di aprire le porte alla Ocean Viking e ai migranti - e quasi come gesto politico di sfida -, attribuì la medaglia d'onore della città a Mimmo Lucano, l'ex sindaco di Riace condannato a 13 anni di reclusione in primo grado dal Tribunale di Locri per aver favorito l'immigrazione clandestina ed essersi appropriato dei fondi destinati all'accoglienza.

Senza dimenticare, inoltre, che il comune di Parigi, governata dalla socialista Anne Hidalgo, sostiene moralmente, ideologicamente e (dal 2019) anche finanziariamente tutte le operazioni di trasporto dei migranti verso l'Europa della Ong Sos Méditerranée. Benjamim Lucas, un deputato della sinistra francese, andò oltre, dicendosi convinto della necessità di tagliare tutti i ponti con Roma in quanto "contrariamente all'Italia, noi abbiamo la fortuna di non essere diretti da una neo-fascista".

Moscovici e i "piccoli fascisti"

Infine, come dimenticare il caro Pierre Moscovici. L'ex commissario agli Affari economici diede in escandescenza nel 2018 quando affermò che l'ondata di populismo in Europa fa "paura". Riprendendo un parallelo fatto da Juncker tra il periodo attuale e il 1913, alla vigilia del primo conflitto mondiale, Moscovici, tornò indietro nel tempo addirittura agli anni '30. "Quando dico che ho paura è pensando a quegli anni, certo non dobbiamo esagerare, non c'è Hitler, ma per quanto riguarda dei piccoli Mussolini, questo resta da verificare".

Una chiara allusione a Matteo Salvini, "il più nazionalista" dei ministri dell'Interno, "dal momento che il suo Paese ha più di tutti bisogno della solidarietà europea. Non sono paralizzato, ma bisogna reagire". Ai tempi, immediata fu la replica del segretario della Lega. "Il commissario Ue Moscovici, anziché censurare la sua Francia che respinge gli immigrati a Ventimiglia, ha bombardato la Libia e ha sforato i parametri europei, attacca l'Italia e parla a vanvera di tanti piccoli Mussolini in giro per l'Europa. Si sciacqui la bocca prima di insultare l'Italia, gli italiani e il loro legittimo governo".

Una risposta che, più che mai, potrebbe tranquillamente essere inoltrata oggi all'attuale ministro Darmanin.

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