Così Hamas si è infiltrata in Israele: "Conoscevano i segreti militari"

Secondo il New York Times gli uomini dell'organizzazione palestinese sono entrati in possesso di informazioni riservate militari usate per colpire gli israeliani

Così Hamas si è infiltrata in Israele: "Conoscevano i segreti militari"
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Sapevano come e dove muoversi gli uomini di Hamas. Soprattutto conoscevano tutti i segreti militari israeliani. Il piano di morte eseguito la mattina del 7 ottobre è stato preparato da mesi, se non da anni, in maniera meticolosa e non lasciando nulla al caso. Lo conferma una nuova dettagliata ricostruzione del New York Times secondo la quale i militanti islamisti erano al corrente di come operassero e dove fossero collocate le forze di Tsahal. Avevano persino calcolato il tempo necessario ai rinforzi per accorrere nei luoghi della strage costata la vita a 1300 persone. Il peggior attacco contro gli ebrei dalla fine della Shoah.

L’11 settembre israeliano comincia all’alba di quello che sembra uno shabbat come tanti, preannunciato alle 6:30 dal lancio di migliaia di razzi dalla Striscia di Gaza. Una potenza di fuoco insolita ma che, almeno inizialmente, non aveva sorpreso molto la popolazione del sud di Israele. “Come sempre” aveva pensato Addi Cherry, una residente del kibbutz di Nahal Oz, circa 500 abitanti a poca distanza dal confine. Solo quando aveva sentito i colpi di armi da fuoco provenire dai campi attorno al villaggio aveva realizzato che questa volta era diverso.

Ma come aveva fatto Hamas a superare le difese dello Stato più potente del Medio Oriente? Dopo gli ultimi scontri con Israele due anni fa, Il gruppo islamista che controlla la Striscia di Gaza dal 2007, aveva ingannato il nemico facendo credere di non essere più interessato alla lotta armata. In realtà però proseguiva le esercitazioni in luoghi isolati con deltaplani ed esplosivi simulando anche assalti a strutture che ricordavano i kibbutz.

Il primo obiettivo dei militanti è stato accecare attraverso l’impiego di cecchini e droni gli strumenti di sorveglianza ad alta tecnologia posti da Israele a difesa dei suoi confini con la Striscia. Dopo la distruzione delle mitragliatrici guidate in remoto, Hamas adopera anche bulldozer per aprire decine di varchi nelle barriere di confine permettendo a circa 200 dei suoi uomini a bordo di motociclette e pickup di penetrare nel territorio israeliano. A questa prima ondata nel corso della giornata ne seguirà un’altra composta da 1800 combattenti.

I video delle telecamere di sorveglianza, delle dashcam installate nelle automobili delle vittime e persino le riprese fatte dagli stessi militanti mostrano gli incursori muoversi con sicurezza anche grazie all’utilizzo di mappe delle strutture di Tsahal. I mujaheddin, in particolare gli operativi dell’unità dell’elite di Hamas, Nukhba, riescono a conquistare almeno otto basi senza che i militari lì stanziati abbiano sentore del pericolo per poi infiltrarsi in più di 15 villaggi e città.

Per una nazione famosa per le misure adottate a protezione della sua popolazione la débâcle è totale. A causa della neutralizzazione dei sistemi di allarme posti a difesa del confine con Gaza e l’uccisione dei militari in servizio nelle basi, i comandi centrali non riescono a realizzare la portata dell’attacco e a mandare in maniera tempestiva i rinforzi. Il New York Times ha calcolato il tempo impiegato dall’esercito israeliano per liberare alcune località. Be’eri: 7,5 ore. Supernova festival: 8 ore. Nir Oz: 8,5 ore. Kfar Aza: 20 ore.

Nello Stato ebraico lo stato di choc per le capacità dimostrate dagli assalitori è senza precedenti. Un documento appartenente ad un membro di Hamas datato ottobre 2022 e ritrovato in un kibbutz mostra come i militanti fossero organizzati in commando con obiettivi e piani di battaglia ben definiti. Gli uomini di Mohammed Deif, una delle menti della strage del 7 ottobre, erano a conoscenza del numero di truppe israeliane presenti nell’area dei villaggi a loro assegnati, di quanti veicoli avessero a disposizione e i tempi di reazione. “Prendete i soldati e i civili come prigionieri ed ostaggi” si legge nel documento. Un altro quotidiano americano, il Wall Street Journal, riporta il ritrovamento di mappe con evidenziati obiettivi come asili e sinagoghe e istruzioni per colpire i blindati israeliani.

Tel Aviv ha già fatto sapere che, quando la guerra sarà conclusa, saranno condotte indagini approfondite su come Hamas sia stata in grado di entrare in possesso di informazioni riservate e sensibili mandando in frantumi il senso di sicurezza dello Stato ebraico.

Non si esclude la possibilità che delle spie siano riuscite ad infiltrarsi tra le forze di Tsahal carpendone i segreti. Al momento però sono solo congetture. Intanto per Israele questo è il tempo delle armi. La battaglia per la verità si annuncia però lunga e dolorosa quanto quella sul campo.

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