
C’è la crisi tra Israele e Iran al centro dei lavori del G7 al via oggi a Kananaskis, sulle Montagne Rocciose del Canada. Secondo quanto riportato dalla Reuters, il gruppo dei Sette ha una bozza di comunicato congiunto per la de-escalation del conflitto tra i due Paesi, ma Donald Trump non l'ha ancora firmata. L’agenzia, che ha visionato il documento e sentito due fonti, ha aggiunto che il documento contiene l'impegno per salvaguardare la stabilità dei mercati, inclusi i mercati energetici, e dice che lo Stato ebraico ha il diritto di difendersi e che l'Iran non potrà mai possedere un'arma nucleare. I dialoghi proseguono e Roma potrebbe svolgere un ruolo importante. Il premier italiano Giorgia Meloni è infatti al lavoro per proporre una iniziativa comune per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e starebbe riscontrando aperture da parte dei partner.
Andiamo per gradi. Secondo la Cbs, che cita un funzionario a stelle e strisce, Trump avrebbe deciso di non firmare la dichiarazione congiunta. Per il momento il suo staff non ha confermato o smentito la notizia. Dopo l'incontro con il premier canadese Mark Carney, il capo della Casa Bianca s'è soffermato brevemente sulla crisi: "L'Iran non sta vincendo la guerra, deve riprendere i colloqui immediatamente prima che sia troppo tardi". Ma non solo. Secondo il presidente americano, è stato un errore cacciare la Russia dal G7: "Obama e Trudeau non hanno voluto la Russia, io dissi che era un errore, non avremmo una guerra adesso, e non avremmo una guerra adesso se Trump fosse stato presidente quattro anni fa. Era G8, poi hanno messo fuori la Russia, anche se non ero in politica dissi chiaramente che era un grande errore". Inoltre, per il presidente americano "non sarebbe una cattiva idea" includere la Cina tra i Paesi del G7: "Perché non avere la Cina qui, la più grande economia nel mondo dopo gli Usa - ha detto il tycoon - beh non sarebbe una cattiva idea, se qualcuno lo suggerisse, se si vogliono persone con cui si può parlare".
Tornando alla bozza, già il premier britannico Keir Starmer aveva confermato l’intesa sulla necessità di una de-escalation in Medio Oriente: "Credo che ci sia un consenso sulla de-escalation. Ovviamente, ciò che dobbiamo fare oggi è unire le forze e chiarire come realizzarla". Sulla stessa lunghezza d’onda il cancelliere tedesco Friedrich Merz: "Per quanto riguarda l'Europa avanzeremo la proposta di redigere un comunicato finale in cui sottolineeremo ancora una volta che all'Iran non deve essere permesso di acquisire armi nucleari in nessuna circostanza, sottolineeremo il diritto all'autodifesa dello Stato di Israele e discuteremo anche di possibili ulteriori passi per raggiungere una soluzione diplomatica".
Ma bisogna fare i conti con il presidente americano, tant’è che Politico parla di possibile “G6 contro Trump”. I messaggi del tycoon hanno spiazzato le diplomazie degli altri membri del G7 – basti pensare all’indicazione di Vladimir Putin come possibile mediatore nella crisi – dunque resta da capire se la distanza può essere colmata nelle prossime ore.
I dialoghi proseguono. Il primo obiettivo, per quanto riguarda il Vecchio Continente, è stato raggiunto: trovare una posizione coordinata per poi arrivare a un coordinamento generale con il presidente Usa. Come anticipato, Giorgia Meloni potrebbe interpretare un ruolo di primo piano, essendo la leader più vicina a Trump.
Prima di partire per il vertice in Canda, il tycoon ha risposto così alla domanda su cosa stia facendo per allentare la tensione tra Iran e Israele: "Spero in un accordo, ma a volte bisogna combattere. Washington sostiene la difesa di Israele, ha aggiunto, dichiarando di ritenere che al G7 "saranno chiusi nuovi accordi commerciali".