Confini, violenze e respingimenti: tutta l'ipocrisia francese sui migranti

Parigi attacca Roma sulla gestione del flusso migratorio, ma l'Eliseo dimentica i propri errori commessi nel recente passato

Immagini di repertorio
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I ministri francesi non sono certo nuovi a critiche dirette contro l'Italia. Nel momento dell'insediamento del governo Meloni, un esponente dell'esecutivo di Parigi ha dichiarato di "dover vigilare" sui diritti umani nel nostro Paese. Nelle scorse ore il ministro dell'Interno francese, Gerald Darmanin, ha invece attaccato l'Italia sull'immigrazione. Il titolare del ministero ha dichiarato che Giorgia Meloni, definita come l'amica di Le Pen, non è in grado di gestire i flussi migratori. Una critica diretta che è però arrivata da un pulpito tutt'altro che esente da errori nel passato.

Dal caso Mayotte al caso Ocean Viking

Nell'estate del 2019 la "doppia veste" francese sull'immigrazione è emersa in tutte le sue contraddizioni. In quei mesi Emmanuel Macron parlava contro l'atteggiamento italiano sui migranti, nel momento in cui al Viminale sedeva Matteo Salvini. Erano infatti i mesi dello stop agli ingressi in Italia delle navi Ong, con tutte le critiche poi arrivate dall'Europa e dalla Francia in particolar modo. Ma mentre Macron si allineava alle accuse contro Salvini, all'Eliseo elaborava uno dei piani più drastici sul fronte migratorio.

Nell'ottobre successivo infatti il presidente francese si è presentato nell'arcipelago di Mayotte per presentare un importante giro di vite contro i migranti. Mayotte viene definita la "Lampedusa dell'Oceano Indiano". Qui Parigi ha piena sovranità, visto che le due isole che compongono l'arcipelago sono considerate come dipartimento d'oltremare. Vuol dire che qui sbarca da queste parti mette materialmente piede in Francia e quindi in Unione Europea. Circostanza che negli ultimi dieci anni ha attratto migliaia di migranti.

Macron, stretto dalle proteste degli abitanti delle isole, ha promesso una rapida risoluzione. Quel piano prevedeva 25mila espulsioni rapide e controlli molto serrati lungo le coste e dentro i principali porti. Un programma che, se presentato nella Francia continentale, avrebbe ricevuto critiche dall'Europa e sarebbe stato accostato a Marine Le Pen.

Pochi anni dopo, l'ipocrisia francese sarebbe emersa nel caso Ocean Viking. Nel novembre del 2022 infatti, il divieto di sbarco imposto dal governo Meloni alla nave Ocean Viking, dell'Ong francese Sos Mediterranée, ha mandato su tutte le furie Parigi. Soprattutto perché la nave è dovuta approdare a Tolone, esponendo Macron a critiche molto serrate da parte dell'opposizione. Il ministro dell'Interno Darmanin ha parlato in quell'occasione di un mancato rispetto dei diritti umani da parte italiana. Ma quei migranti scesi dalla Ocean Viking, sono stati alloggiati in una zona dichiarata di "attesa internazionale". Per diverse settimane, le persone scese dalla nave dell'Ong francese sono state di fatto confinate, guardate a vista dalle autorità e poi in alcuni casi anche rimpatriate a loro insaputa. Come testimoniato da alcuni migranti ritrovatisi nel Mali dopo un viaggio diretto ufficialmente in altri centri di accoglienza francesi.

I gendarmi che "scaricano" i migranti a Ventimiglia

Ma la vera questione ha a che fare con i cosiddetti "movimenti secondari". Quelli cioè proibiti dal trattato di Dublino e che riguardano coloro che, dal Paese europeo di primo approdo, si dirigono in altri Paesi. La Francia è tra gli Stati che denuncia i movimenti secondari. Il problema però è che le autorità transalpine più volte non si sono fatte scrupolo di lasciare i migranti scoperti al loro destino al confine di Ventimiglia.

Respingimenti

spesso criticate dalle stesse organizzazioni umanitarie. Un ulteriore elemento che sottolinea il comportamento francese non sempre consono e non sempre privo di problemi, sia per i migranti che per gli altri Paesi dell'Ue.

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