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Il duello giudiziario tra i "buonisti" e Salvini: quando tutto ebbe inizio

Con la votazione del 12 febbraio 2020 sul caso Gregoretti e sul caso Open Arms il 30 luglio successivo, è iniziato il braccio di ferro tra Matteo Salvini e la parte politica più vicina alle Ong.

Il duello giudiziario tra i "buonisti" e Salvini: quando tutto ebbe inizio

Era il 12 febbraio del 2020 quando il Senato ha deciso di votare a favore del processo sul caso Gregoretti contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Da questo momento in poi il duello politico tra il centro sinistra e il segretario della Lega è diventato anche giudiziario. Pochi mesi dopo infatti l’aula di Palazzo Madama ha deciso di mandare a processo il leader del carroccio anche sul caso Open Arms. Attualmente questi due casi giudiziari rappresentano il braccio di ferro più importante tra i buonisti e Matteo Salvini.

Caso Gregoretti: quando tutto ebbe inizio

Il 12 febbraio del 2020 Matteo Salvini non era più ministro da alcuni mesi e sedeva tra i banchi dell’opposizione al governo giallorosso. In questo contesto il Senato ha deciso di esprimersi favorevolmente per l’avvio di un processo a suo carico sul caso Gregoretti. Quest’ultimo ha avuto origine nell’estate precedente e, precisamente, il 26 luglio del 2019. In quel periodo Matteo Salvini in qualità di capo del Viminale, ha vietato lo sbarco nel porto italiano dei 140 migranti che erano a bordo della nave Gregoretti. L’imbarcazione della Guardia Costiera si trovava in rada, vicino le coste orientali della Sicilia. Il 31 luglio, dopo le rassicurazioni dall’Europa sul ricollocamento dei migranti, l’ex ministro dell’Interno, ha autorizzato lo sbarco ad Augusta.

Subito dopo la procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta nei confronti di Salvini per abuso di ufficio e sequestro di persona. L’indagine è stata poi trasferita agli uffici tribunali di Catania dove si è insediato il tribunale dei ministri. Qui si sono aperti due fronti: mentre la procura di Catania ha chiesto l’archiviazione, il tribunale dei ministri ha inviato al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere. Nel gennaio del 2020 la giunta per le immunità del Senato ha espresso parere positivo al processo trovando poi conferma con la votazione in Senato il mese successivo. Nel frattempo, l’uno febbraio, da Palermo arrivava una nuova richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini da parte del tribunale dei ministri sul caso Open Arms. Si dava così inizio in quei giorni al grande braccio di ferro fra i buonisti e l’ex capo del Viminale. Il 4 ottobre del 2020, dentro le aule del tribunale di Catania, il pm ha chiesto l’archiviazione per Matteo Salvini, mentre il gup ha chiesto di sentire Giuseppe Conte.

Cosa c'era dietro al caso Gregoretti

La vicenda riguardante la nave Gregoretti non era la prima che riguardava Matteo Salvini. L'anno precedente un caso analogo ha interessato l'ex ministro a proposito della vicenda Diciotti. In Senato però il colore della maggioranza, a momento della votazione avvenuta nel gennaio 2019, era diverso: non c'erano i giallorossi, bensì i gialloverdi con Lega e M5S al governo. E dunque Palazzo Madama ha detto No al processo. Questo fa ben intuire il gioco politico, prima ancora che giudiziario, alla base del via libera al processo sulla Gregoretti. Con la Lega all'opposizione, il M5S ha voluto lanciare la sua stoccata contro l'ex alleato. Il tutto con il plauso di un Pd e di un centro – sinistra già a lavoro per lo smantellamento dei decreti sicurezza, le norme sull'immigrazione volute da Salvini.

A distanza di un anno il caso sembra essersi sgonfiato. La procura di Catania ha chiesto l'archiviazione per il segretario della Lega, le indagini preliminari stanno proseguendo e l'impressione è che la posizione del numero uno del carroccio potrebbe ridimensionarsi: “Anche il giudice – ha dichiarato l'avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno, al termine dell'ultima udienza – sembra aver colto che si tratta di una linea di governo, che può piacere e non piacere”. Una linea politica per l'appunto, che di penalmente rilevabile potrebbe avere poco o nulla. E in tal modo, almeno è questa la percezione trapelata negli ambienti del Senato, lo sgambetto verso l'ex ministro sul caso Gregoretti potrebbe andare in archivio.

Il caso Open Arms

Cambiano i mezzi, cambiano i migranti, ma il copione è lo stesso anche per il caso Open Arms. Tra il primo e il 10 agosto del 2019 l’imbarcazione battente bandiera spagnola ha recuperato in tre diverse operazioni 161 migranti a largo delle coste libiche. Pochi giorni dopo, alcuni stranieri per motivi di salute, sono stati fatti sbarcare tra Lampedusa e Malta, ma sulla nazionalità del porto definitivo per tutti gli ospiti del mezzo non giungeva nessuna notizia. La Valletta aveva vietato l’ingresso della nave nel proprio porto e, in Italia, dopo l’approvazione del decreto sicurezza bis, Matteo Salvini, era pronto a sequestrare l’imbarcazione qualora fosse entrata nelle acque territoriali italiane. In quel contesto è intervenuto il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio che, dopo un’ispezione a bordo, ha disposto il sequestro del mezzo. Si è aperto quindi anche in questo caso un fascicolo d’inchiesta dove l’ex ministro del’Interno veniva indagato per i reati di sequestro di persona e omissione di atti d'ufficio.

Nel febbraio del 2020 da parte del tribunale dei ministri di Palermo è arrivata al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini ricalcando le considerazioni fatte dalla procura del capoluogo siciliano. Dopo il via libera di Palazzo Madama il 30 luglio, il 9 gennaio 2021 si è svolta la prima udienza preliminare nell’aula bunker di Palermo e, il prossimo 20 marzo si svolgerà la seconda udienza preliminare. “Il rinvio dell’udienza preliminare- afferma su il Giornale.it l’avvocato Elisabetta Aldrovandi- è doveroso vista la mole di documenti da tradurre, in particolare modo dallo spagnolo, che ha richiesto addirittura lo slittamento del primo rinvio stabilito a febbraio”.

Il duello sul processo Open Arms

Rispetto al caso Gregoretti, la vicenda Open Arms ha a che fare con una nave delle Ong. Per tal motivo è questo il processo su cui puntano molto i principali avversari politici del leader della Lega. Lo dimostra la richiesta di costituzione di parte civile contro Salvini di almeno 20 tra enti ed associazioni. Tra questi anche la stessa Open Arms, così come anche altre Ong e il comune di Palermo: “É previsto che questi organismi – ha commentato l'avvocato Elisabetta Aldrovandi – senza scopo di lucro e con finalità riconosciute di tutela di interessi collettivi o diffusi compromessi dalla commissione dell'illecito penale, possano esercitare diritti e facoltà spettanti alla persona offesa”. A chiedere di costituirsi parte civile, è stato anche il comune di Barcellona: “Vale quanto detto prima – ha sottolineato l'avvocato Aldrovandi – se il giudice lo ritiene opportuno, anche il comune spagnolo può essere ammesso come parte civile”.

L'impressione è che a Palermo si vada verso una sorta di resa dei conti tra pro e contro Salvini nel braccio di ferro inaugurato un anno fa. Ma sullo sfondo dello scontro, si profila un importante colpo di scena politico: il Pd, che ha contribuito a inaugurare il duello, adesso potrebbe sedersi con la Lega nel nascente governo Draghi. Una circostanza che ha già creato scompiglio tra i Dem e non pochi imbarazzi.

Due quindi i possibili scenari futuri: o lo scontro sull'immigrazione tenderà a sgonfiarsi oppure nel centro – sinistra potrebbero sorgere importanti spaccature.

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