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Ecco chi ha riempito l'Italia di migranti

Le attività delle Ong a largo della Libia sono iniziate nel 2016: in questi sei anni sono migliaia le persone fatte sbarcare in Italia dalle navi guidate dagli attivisti

Ecco chi ha riempito l'Italia di migranti

È una storia lunga quella che contraddistingue la “sfida” tra il governo italiano e le Ong. Una storia che, a differenza di quanto si possa pensare, non è iniziata con esecutivi di centrodestra. La questione relativa all'intervento nel Mediterraneo delle navi Ong che portano poi migranti in Italia, è partita tra il 2016 e il 2017.

Nel biennio in cui il nostro Paese ha contato l'ingresso irregolare di quasi 300.000 migranti, il governo di Paolo Gentiloni, su input dell'allora ministro dell'Interno Marco Minniti, ha ideato il primo “codice di regolamentazione” delle attività delle Ong. Documento che ovviamente non è andato giù ai vari attivisti, responsabili in quel momento della gran parte degli sbarchi.

Le navi Ong più presenti fino al 2017

Per comprendere al meglio chi in quella precisa fase storica è più impegnato nel Mediterraneo, basta leggere i documenti dell'inchiesta della procura di Trapani sulle Ong. Si tratta di un'indagine condotta dai magistrati siciliani proprio per capire come mai le navi riuscivano allora a intercettare così tanti barconi tra la Libia e le coste italiane.

Da quell'inchiesta è nato un processo ancora in corso su sospetti collegamenti tra Ong e trafficanti. Accuse sempre respinte dai diretti interessati, alle prese con le prime fasi dibattimentali in corso a Trapani.

A prescindere dagli esiti processuali, i documenti della procura sono comunque importanti per ricostruire le dinamiche di quegli anni. Le due navi più impegnate in mare erano la Von Hestia di Save The Children, la Vos Prudence di Medici Senza Frontiere e la Iuventa dell'Ong tedesca Jugend Rettet. Capi missione e comandanti sono al momento a giudizio. Tra questi figurano anche cittadini tedeschi, francesi e spagnoli.

Il braccio di ferro nell'era Salvini

Non tutte le Ong hanno accettato il codice di Minniti, così le attività in mare di molte navi sono risultate ridimensionate. Il braccio di ferro è però ripreso con l'avvento al Viminale di Matteo Salvini, ministro dell'Interno nell'ambito del governo Conte I.

Il leader della Lega ha avuto tra i suoi obiettivi quelli di controllare maggiormente le attività delle Ong. Da qui l'approvazione dei due decreti sicurezza tra il 2018 e il 2019. In questa fase tra le prime a sfidare le norme volute da Salvini è stata l'Ong italiana Mediterranea Saving Humans, con la nave Mare Jonio.

Capomissione all'epoca era l'ex attivista no global Luca Casarini, finito poi per essere indagato dalla procura di Agrigento assieme al comandante della Mare Jonio, Pietro Marrone. Un procedimento poi archiviato dai magistrati siciliani negli anni successivi.

Stessa sorte toccata al comandante Arturo Centore, a maggio protagonista di un approdo in acque italiane non autorizzato dal governo italiano con la sua Sea Watch 3, nave dell'omonima Ong tedesca. Lo stesso mezzo poi con cui, esattamente un mese dopo, il comandante Carola Rackete ha forzato il blocco di una motovedetta della Guardia di Finanza all'imbocco del porto di Lampedusa. Quest'ultimo è forse il più famoso episodio nell'ambito del braccio di ferro tra Ong e governo italiano. Rackete è stata sottoposta per due giorni agli arresti domiciliari, poi la sua posizione in seguito è stata archiviata.

Sempre nell'estate del 2019 a far sbarcare diversi migranti in Italia è stata l'Ong spagnola Open Arms, fondata dal catalano Oscar Camps. Nell'agosto del 2019 la nave Open Arms, comandata da Marc Reig Creus e con capo missione Ana Isabel Montes Mier, ha ricevuto il divieto di approdo in Italia da parte del Viminale. Il 20 agosto però è salito a bordo l'allora procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, il quale ha posto sotto sequestro la nave e ha ordinato lo sbarco a Lampedusa.

Lo stesso Patronaggio ha poi aperto un fascicolo nei confronti di Salvini per abuso di ufficio e sequestro di persona. Un fascicolo da cui è partito il processo oggi in corso a Palermo contro l'ex ministro dell'Interno.

Negli anni successivi non si è assistito a nuovi scontri. E questo perché con l'arrivo di Luciana Lamorgese al Viminale la linea è cambiata. A diverse navi Ong è stato dato il via libera allo sbarco, anche se non sono mancati episodi in cui per giorni dal ministero dell'Interno è mancato il via libera definitivo all'ingresso in Italia.

Tra le navi più attive nell'ultimo triennio vi è la Ocean Viking di Sos Mediterranée, oggi tra quelle ferme di fronte le coste siciliane.

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