
La più grande chiamata alle armi da inizio conflitto è arrivata in Israele per circa 60mila riservisti, alcuni al quarto giro di reclutamento. Potrebbero raggiungere i 130mila al culmine dell'offensiva per prendere il controllo di Gaza City, nell'operazione Carri di Gedeone II, che proseguirà fino al 2026. Avanti tutta, dunque, verso la conquista della più popolata città della Striscia palestinese da parte delle Forze armate israeliane (Idf). "Ciò che è iniziato a Gaza deve finire a Gaza: Israele è di fronte alla fase decisiva" della guerra ad Hamas, ha spiegato il primo ministro Benjamin Netanyahu in un video rivolto ai soldati.
Eppure l'affluenza non è quella delle chiamate successive al 7 ottobre 2023. Molti israeliani hanno chiesto di essere esentati, per motivi personali o economici, e oltre 365 riservisti hanno annunciato tramite lettera che non si presenteranno in servizio, definendo "un dovere patriottico" rifiutare di partecipare a una "guerra illegale". Le difficoltà hanno spinto qualche ufficiale a inviare messaggi ai gruppi WhatsApp di studenti universitari pur di potenziare il reclutamento, racconta il Wall Street Journal: "Cerco soldati da combattimento, principalmente medici e cecchini, per un'operazione di 70 giorni a partire dall'11 settembre - scrive uno di loro - Se ci sono riservisti interessati, vi prego di contattarmi in privato".
Per il capo delle Forze Armate Eyal Zamir - di cui qualche esponente del governo israeliano chiede la testa dopo i dissidi sull'operazione a Gaza, l'accordo per gli ostaggi e da ultimo dopo che il generale li ha incalzati con un "dove eravate il 7 ottobre? durante la riunione di Gabinetto di lunedì - "il conflitto non si fermerà finché il nemico non sarà sconfitto". "Vi abbiamo chiamato - ha detto ai riservisti della base di Nachshonim - perché aumenteremo e potenzieremo gli attacchi". Nonostante la fronda interna, dunque, nulla ferma per ora i piani di Netanyahu, che "deve finire l'opera contro Hamas", sostiene anche Donald Trump, anche se continuare la guerra "danneggia Israele nelle pubbliche relazioni". Mentre Qatar ed Egitto denunciano l'attesa e la mancata risposta di Israele alla proposta di cessate il fuoco, le Idf avvertono i palestinesi ancora nell'area (circa un milione) di spostarsi verso la zona umanitaria di al Mawasi, a Sud, in vista dell'estensione dei combattimenti, che ieri a Gaza hanno fatto almeno altre 70 vittime, tra cui 7 bambini e 4 adulti in coda per l'acqua.
Come se non bastasse, il fronte Cisgiordania si fa sempre più caldo. Indispettito per l'ennesimo annuncio di riconoscimento dello Stato palestinese da parte del Belgio, in vista dell'Assemblea generale annuale dell'Onu, Netanyahu prepara l'annessione di parti della Cisgiordania riunendo i più duri ministri del suo governo sull'argomento, che con un eufemismo il capo del governo definisce "applicazione della sovranità in Giudea e Samaria" (i nomi biblici la Cisgiordania). La notizia ha fatto inalberare il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, che punta il dito contro "l'Europa ipocrita che si piega alle manipolazioni di Hamas" e avverte: "Scoprirà il terrorismo sulla propria pelle". Ma l'Autorità palestinese invita altri Paesi a seguire l'esempio del Belgio, preceduto da Francia e Regno Unito e da un formale provvedimento di Irlanda, Spagna e Norvegia.
Ad aggiungere tensione sul fronte della Cisgiordania, è scattato ieri l'arresto del sindaco di Hebron, Tayseer Abu Sneineh, per presunto coinvolgimento in attività terroristiche, tra cui l'incitamento e il supporto a Hamas e alla Jihad islamica.
Sneineh è sindaco dal 2017, dopo aver scontato tre anni di carcere per l'uccisione di sei israeliani nel 1980, ed essere infine stato liberato in uno scambio di prigionieri. Sull'intero governatorato di Hebron l'esercito israeliano ha imposto un coprifuoco con tutti gli ingressi e le uscite dall'area bloccati dai militari.