
L'osteoporosi è una malattia dello scheletro caratterizzata da una riduzione quantitativa della massa ossea fisiologicamente mineralizzata. Di conseguenza le ossa diventano fragili e sono più soggette a fratture. Solo in Italia ne sono colpiti 4,5 milioni di individui, di questi due su tre sono donne.
Considerando l'elevato impatto clinico, sociale ed economico della patologia, le maggiori organizzazioni nazionali e internazionali che si occupano di sanità hanno definito strategie di intervento finalizzate alla sua prevenzione primaria e secondaria e alla gestione clinica sin dalla più tenera età. Scopriamole insieme.
Le cause dell'osteoporosi
Le ossa sono un tessuto vivo perennemente protagonista di un continuo rimodellamento. Quindi vi è un'alternanza fra la distruzione delle componenti cellulari più vecchie (riassorbimento osseo) e la deposizione di nuove cellule (deposizione ossea). Si parla, dunque, di densità minerale in riferimento alla quantità di minerali presenti in un centimetro cubo di osso.
La causa principale dell'osteoporosi è l'invecchiamento. Infatti con l'avanzare dell'età si verifica un marcato riassorbimento delle ossa a discapito della cosiddetta deposizione ossea. Poiché tale fenomeno spesso è diagnosticato in più componenti di uno stesso nucleo familiare, non si può escludere una predisposizione genetica.
Abbiamo poi visto che la malattia colpisce maggiormente il sesso femminile. Ciò è dovuto al drastico calo degli estrogeni che si verifica durante la menopausa e al venir quindi meno della loro funzione protettrice. Tra gli altri fattori di rischio ricordiamo la scarsa attività fisica, l'insufficiente assunzione di calcio con la dieta, la celiachia, l'ipertiroidismo, l'anoressia. Ancora l'abuso di alcol, il fumo di sigaretta e l'assunzione di alcuni farmaci (cortisonici, chemioterapici, antiepilettici).
L'osteoporosi e la massa ossea
Il picco di massa ossea rappresenta la massima quantità di tessuto osseo fisiologicamente mineralizzato presente nell'organismo e si raggiunge intorno ai 30 anni. La sua acquisizione è un processo che non evolve in maniera lineare nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza, ma subisce un'accelerazione nei 4-5 anni precedenti il suo raggiungimento quando aumenta di circa 400 grammi al giorno.
Secondo alcune stime, un incremento del 10% del picco di massa ossea acquisito alla fine del processo di accrescimento ritarderebbe l'insorgenza dell'osteoporosi di circa 15 anni. Dopo aver ottenuto tale picco, la massa ossea rimane stabile. Con l'arrivo della menopausa e dell'andropausa si verifica il processo inverso, ovvero il riassorbimento osseo. Allora la massa ossea si riduce ad una velocità del -2% annuo per circa 10 anni.
L'osteoporosi e l'importanza della prevenzione precoce
Anche se le diagnosi di osteoporosi crescono con l'avanzare del tempo, gli esperti ritengono che la prevenzione in età pediatrica e puberale sia fondamentale. Due sono le strategie da adottare: corretta alimentazione e attività fisica.
Per quanto riguarda la dieta, Domenico Rendina, professore del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II e consigliere della Società Italiana di Nutrizione Umana non ha dubbi:
«Riassumendo in maniera integrata i dati sperimentali disponibili in età infantile e adolescenziale, un corretto apporto di calcio, fosforo, potassio, magnesio, proteine (preferibilmente derivanti dal latte), rame, zinco e ferro appare fondamentale per garantire un corretto processo di biosintesi del collagene e mineralizzazione dell'osteoide».
È bene dunque portare in tavola ogni giorno frutta, verdure fresche e due-tre porzioni di latticini. Attenzione, invece, al consumo eccessivo di sale e di bevande zuccherate poiché il rischio di fratture aumenta.
Rendina conclude affermando che, per un fisiologico processo di acquisizione del picco di massa
ossea, è necessario associare ad una sana alimentazione una adeguata attività fisica, nel contesto di un approccio olistico alle problematiche di salute di bambini e adolescenti.Leggi anche: