
Alcune settimane fa aveva destato scalpore l’ipotesi di una presunta doppia vita di Chiara Poggi, uccisa nella villetta di via Pascoli a Garlasco il 13 agosto del 2007. Una suggestione, l’ennesima circolata in questi mesi, scaturita a seguito delle dichiarazioni di un uomo, ormai deceduto, secondo cui la 26enne avrebbe avuto una relazione parallela a quella con il fidanzato Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il delitto. Un mormorio di paese, come aveva precisato il "supertestimone" al programma Le Iene, a cui hanno fatto seguito una serie di illazioni e congetture: dall’ipotesi del secondo cellulare in uso alla giovane all’incontro con un "accompagnatore misterioso" avvenuto a Milano il 31 maggio del 2007. Trattasi, in realtà, di argomentazioni esposte nel 2014 dall’allora difesa tecnica di Stasi e rilanciate dai media dopo l’apertura del nuovo fascicolo d’inchiesta a carico di Andrea Sempio.
Il secondo cellulare di Chiara
Chiara possedeva un cellulare marca Nokia, modello 3100, di colore azzurro. In seguito all’omicidio venne rinvenuto in un cassetto della sua camera da letto un secondo telefonino, di piccole dimensioni e con lo sportello apribile, commercializzato da Samsung nell’anno 2000. Partendo dal codice IMEI associato al Samsung, e da una verifica effettuata sui tabulati acquisiti nell’ambito del procedimento a carico di Stasi, i carabinieri appurarono che il secondo dispositivo non risultava tra gli apparecchi telefonici che generarono traffico nelle celle che coprivano Garlasco e le zone confinanti nelle ore antecedenti al delitto. Inoltre, come emerge dalle verifiche effettuate all’epoca, Chiara possedeva una sola sim associata all’unico cellulare in uso, ovvero il Nokia.
L’incontro a Milano con l’uomo misterioso
La questione relativa al presunto uomo misterioso che Chiara avrebbe incontrato a Milano il 31 maggio del 2007, circa due mesi prima del delitto, è anch’essa priva di qualsivoglia riscontro. L’allora difesa dell’ex studente bocconiano aveva sostenuto che quel giorno, durante la pausa pranzo, la giovane avesse fatto acquisti nel capoluogo meneghino accompagnata in auto da una persona rimasta ignota. Nella fattispecie i difensori sostenevano che il tempo impiegato dalla 26enne per spostarsi da un negozio di camicie in via Pattari (il pagamento con bancomat era stato effettuato ore 12.23) a una libreria collocata dalla difesa in Piazza Gramsci (il pagamento con bancomat era stato effettuato alle ore 12.56) fosse inferiore a quello stimato per il percorso a piedi, cioè di 35 minuti. Le indagini tecniche avevano dimostrato che Chiara si era recata, in realtà, in una libreria di via Berchet, vicino alla Galleria Vittorio Emanuele. Tant’è che il suo cellulare aveva agganciato la cella di via Tommaso Grossi, adiacente a via Berchet, alle ore 12.57.
Inoltre dai tabulati telefonici era emerso che, durante la pausa pranzo, la 26enne aveva ricevuto due telefonate: la prima alle ore 12.07 da Alberto Stasi, con il quale aveva parlato per 171 secondi, e la seconda alle ore 12.57 dalla madre Rita, con la quale aveva conversato per 140 secondi. Insomma, nessun uomo misterioso. E nessuna doppia vita.