L'ultradestra blocca il ponte di Budapest sul percorso del Gay Pride: si temono scontri

La polizia: "I manifestanti non collaborano". Elly Schlein canta "Bella ciao": "Tu non puoi vietare l'amore per legge". Presente anche Greta Thunberg

L'ultradestra blocca il ponte di Budapest sul percorso del Gay Pride: si temono scontri
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Al via il Budapest Pride, clima di altissima tensione nella capitale ungherese. Previsti numeri record di partecipanti - 200 mila secondo gli organizzatori - alla parata organizzata sfidando un divieto imposto dal governo di Viktor Orban, ma c'è timore per possibili scontri. Poco prima dell'inizio della manifestazione, i militanti del partito estremista ungherese Patria Nostra hanno bloccato con le auto il ponte Szabadsag, tappa del percorso programmato del Pride. Daily News Hungary evidenzia che ciò potrebbe portare gli organizzatori a modificare il percorso del corteo per le strade della città. Per il momento nessun intervento della polizia, che ha invece diffuso una nota online circa l'andamento della giornata: "Gli organizzatori del corteo vietato non collaborano con la polizia. Il traffico stradale e pedonale sul luogo del corteo è caotico. Il percorso effettivo del corteo annunciato è incerto. Il traffico è paralizzato. La Polizia sta facendo tutto il possibile per garantire la sicurezza sul tratto stradale interessato".

Autorizzata regolarmente dalla polizia, è invece iniziata in mattinata una manifestazione di estrema destra sulla stessa piazza davanti del municipio dove hanno cominciato a radunarsi alle 14 i partecipante del Pride. Un altro evento è stato organizzato dal partito estremista Patria Nostra (Mi Hazank) sullo stesso percorso annunciato del Pride. E il clima è rovente. "Se la polizia non fa nulla per impedire la marcia Lbgt, faremo noi con i nostri mezzi" il monito di un deputato del partito in relazione al ponte Szabadsag (Libertà) sul quale intende passare il corteo. Allerta anche a Városháza Park, dove una decina di membri del collettivo di estrema destra ungherese '64 Counties Youth Movement' ha provato a occupare la zona. Al termine di una lunga trattativa, la polizia è riuscita ad allontanare i manifestanti. Qualche ora dopo, quattro manifestanti dello stesso gruppo si sono messi di traverso al termine del Ponte Elisabetta con in mano uno striscione: "Defend Europe" e il simbolo dell’arcobaleno con la barra del divieto. Il corteo ha proseguito pacificamente.

La coalizione del primo ministro a metà marzo ha vietato le manifestazioni Pride con lo scopo dichiarato di proteggere i minori. In patria e all'estero sono montate le proteste e oggi la città magiara è stata invasa da delegazioni provenienti da tutta Europa, Italia compresa. Ieri Orban ha ribadito la linea del suo governo: la polizia non "disperderà" la 30a edizione della marcia del Pride, ma coloro che vi hanno preso parte dovrebbero essere consapevoli delle "conseguenze legali". Le forze dell'ordine hanno installato camere di sorveglianza lungo tutto il percorso annunciato del Pride. Verranno utilizzate per sanzionare i partecipanti con multe salate attraverso il sistema di riconoscimento facciale elettronico, fino ad oggi mai utilizzato nel Paese. La comunità Lgbt ha promesso assistenza giuridica a tutti coloro che verranno colpiti dalle contravvenzioni.

Alla parata prenderanno parte ministri di diversi paesi dell'Ue e decine di legislatori europei. Diversi i cartelli contro la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen: "Ursula, proteggi Orban o la democrazia" recita uno striscione. In corteo anche Greta Thunberg. Dopo il clima e la Palestina, ecco i diritti arcobaleno: "Oggi mi sono unita a migliaia di persone a Budapest, in Ungheria, dove Viktor Orbán ha vietato la marcia del Pride. Il Pride riguarda la resistenza, l'amore e la celebrazione di ciò che siamo". L'attivista ha anche definito il divieto "è un attacco fascista ai diritti umani, ma l'amore non può essere proibito". Nutrita la delegazione italiana, che vedrà protagonisti i rappresentanti di tutti i partiti di sinistra. "Siamo qui per la libertà e la democrazia. Tu non puoi vietare l'amore per legge. Non puoi cancellare l'identità delle persone, il nostro corpo, siamo persone abbiamo diretti. Vietare il pride è una violazione dei diritti costituzionali europei" le parole della segretaria dem Elly Schlein che insieme ad altri manifestanti ha intonato "Bella ciao": "Nel mio paese, in Italia si stanno bloccando leggi contro l'omofobia: dobbiamo lottare insieme. La vergogna sono gli omofobi non noi che manifestiamo".

Schlein e Calenda al Pride

Così, invece, Alessandro Zan: "La Commissione europea deve fare di più: le parole di circostanza non bastano di fronte a una deriva autoritaria che colpisce i diritti e le libertà di tutti. Se oggi si può vietare un Pride senza conseguenze, domani potrà accadere altrove. Magari in Italia, dove Giorgia Meloni sembra seguire passo passo il manuale Orbàn". A Budapest anche il leader di Azione Carlo Calenda: "L'Europa si fonda sullo Stato di diritto, la tutela del diritto di manifestare pacificamente e di amare chi si vuole indipendentemente dal sesso. Oggi sono a Budapest per testimoniare che i liberali non accettano in silenzio la deriva proputiniana e autoritaria di Orban".

Confermata invece l'assenza di Ilaria Salis. Nonostante il pomposo annuncio arrivato nelle scorse settimane, l'europarlamentare di Avs ha deciso di non andare a Budapest, dove è stata accusata del pestaggio di alcuni neonazisti durante il Giorno dell’Onore e dove ha già scontato più di un anno di carcere. "Come sapete, è in corso la procedura sulla richiesta di revoca della mia immunità parlamentare, avanzata dal regime ungherese. Temo ritorsioni e strumentalizzazioni, non solo contro di me, ma anche contro chi si trova in una condizione oggi molto più vulnerabile" le sue parole in un post pubblicato su Facebook. L'attivista ha attaccato frontalmente il regime di Orban ma non ha lesinato stoccate alla destra italiana: "Glielo si faccia capire dal basso: le politiche liberticide dell'autocrate magiaro sono incompatibili con l'Europa. Non si può, per mero calcolo e convenienza, tenere il piede in due scarpe. Senza diritti, nessun beneficio: questa è la regola. I cittadini ungheresi sceglieranno da che parte stare.

E dovrebbe preoccuparci che Orbán sia amico e alleato dei sovranisti di casa nostra. Più volte è stato indicato come un modello da seguire. Meloni, Salvini & co. vorranno, anche loro, vietare i Pride in Italia? Ce lo facciano sapere con chiarezza".

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