Cronaca nera

"I lividi, la droga e gli abusi". Il racconto choc della ragazza stuprata a Capodanno

Bianca fu stuprata durante un festino di Capodanno in una villetta di Primavalle (Roma). Era il 2020 e lei aveva 16 anni: "La mia adolescenza è stata mutilata". Cinque ragazzi sono a processo per violenza sessuale

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"Ho voglia di riprendere in mano la mia vita, lontana dalla Roma tossica in cui sono stata stuprata nel fisico e nell'animo, lontana dai figli dei ricchi". A parlare è Bianca (nome di fantasia), la ragazza che fu stuprata da almeno cinque ragazzi durante il festino di Capodanno in una villetta di Primavalle, a Roma. Era il 2020 e lei aveva sedici anni: "Ho dei flash. Vedo me che arrivo con le mie amiche a Primavalle, beviamo, parliamo e c'è la musica. Poi finiamo tutti su un letto. C'è chi si fa di coca e di canne. Fumo uno spinello anch'io, mi offrono una sigaretta alla cocaina. Ma c'era dell'altro dentro perché ho sentito come se il cervello stesse bruciando, ero incosciente", racconta in un'intervista rilasciata a Repubblica. A processo per violenza sessuale c'è Patrizio Ranieri, il ventenne che mostrò la maglietta sporca del sangue della vittima. Ma sott'inchiesta ci sono anche due maggiorenni e altrettanti adolescenti. Mentre sono indagate per spaccio tre amiche della ragazza, Simone Cesarani, e "la pugile", figlia di una nota soubrette.

"La festa degli orrori"

"La festa degli orrori". E non potrebbe essere diversamente da così per Bianca che ha pagato il prezzo più alto per quella notte all'insegna dello "sballo": c'erano la droga, la musica "a palla" e fiumi di alcol. Di quelle ore trascorse a bere e fumare su un divanetto sgualcito ricorda poco: "Me che salgo le scale, un bagno, due ragazzi, Patrizio con la maglietta macchiata di sangue. - racconta -Io sul divano e tutti attorno che mi dicono 'sgualdrina'. Dopo, il buio. E il risveglio". Nel mezzo, lo stupro: "Il corpo era pieno di lividi, la testa dolorante. - ricorda - Mi avevano tirata per i capelli. Non avevo le mutandine, le ho viste appese su una parete insieme a altra biancheria. Una sorta di albero dello stupro. Poi vedo me dentro quella doccia maledetta".

"Speravo che l'acqua calda levasse tutto lo schifo"

Sotto choc, Bianca si rifugiò a casa di un'amica. "Il momento più brutto è stato sotto l'acqua, quando ho realizzato il mio dramma. - continua - Non ho mai toccato il mio corpo, sono rimasta immobile con le braccia larghe per non sfiorare la pelle. Speravo che quell'acqua caldissima lavasse tutto lo schifo. Non è stato così". Soprafatta dai sensi di colpa, raccontò ai carabinieri di aver indossato i pantaloni quella notte: "Ero disperata. Tant'è che ho raccontato una bugia. Ero convinta che mi avrebbero preso per puttana se dicevo che ero in minigonna". Poi aggiunge: "Sono cresciuta e ho compreso che non sono io quella sbagliata, che non è colpa mia se hanno deciso di trattarmi come una bambola. Che non è l'abbigliamento a renderti una potenziale donna da stuprare. Sta di fatto che il mio 'no' è stato ignorato e mi è stato tolto tutto".

"Le amiche mi hanno delusa"

Il prossimo 22 maggio, Bianca sarà sentita nel processo a Patrizio Ranieri. La difesa sostiene che, successivamente allo stupro, la ragazza avrebbe avuto una relazione con l'imputato. Lei si difende: "Sì, ma non ricordavo che lui avesse abusato di me. - spiega - Ho deciso di chiamarlo qualche giorno dopo per capire meglio, non avevo un ricordo negativo di lui. Nella mia testa c'era una zuppa di informazioni riferite dalle amiche e ricordi confusi. Quando ci siamo visti lui mi ha abbracciata, mi ha detto che mi avrebbe protetta. Ero fragile e suggestionabile. Dopo quel Capodanno pensavo che fossi utile solo a quello. Abbiamo avuto un rapporto". A darle il colpo di grazia sono state le "amiche di sempre": "Mi hanno attaccata. - precisa - Mi hanno detto che se non avevano più il cellulare e dovevano subire tutte quelle domande era colpa della mia denuncia".

Il futuro: "Sogno di diventare un avvocato, credo ancora nell'amore"

Oggi Bianca ha 19 anni e sta provando a gettarsi il passato alle spalle: "Sto lavorando su me stessa, sul mio valore, su quello che voglio da me e dagli altri. - dice - Sto prendendo la patente, faccio tanto sport, lavoro la lana e dipingo quadri non proprio gioiosi". Ad affiancarla in questo lungo e impervio percorso di rinascita c'è Bo Guerreschi, la presidente della onlus "bon't worry", quella che definisce "un angelo custode". E poi ci sono i genitori, con il papà che è diventato il suo "migliore amico" e la madre ritrovata dopo 5 anni di lontananza. Di strada da fare ce n'è ancora tanta, ma Bianca è già proiettata verso il futuro "come una giovane donna che sogna di diventare avvocato per aiutare i meno fortunati. Difenderò le donne abusate, i dimenticati dalla società". Poi conclude: "Non ho perso la fiducia negli uomini.

E aspetto l'amore vero".

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