
L'alimentazione svolge un ruolo importante per i malati di Parkinson, deve risultare bilanciata così da fornire nutrimento senza incidere sull'efficacia dei farmaci. Una dieta corretta è parte integrante della terapia stessa, utile a migliorare il benessere dei pazienti.
Inoltre il percorso degenerativo e progressivo della patologia impone scelte mirate nei confronti degli alimenti da portare in tavola, sia per facilitare la deglutizione che l'assimilazione degli stessi. Vediamo insieme quali sono i cibi più adatti e quelli invece da limitare o evitare, per il benessere dei pazienti.
Morbo di Parkinson, di cosa si tratta

Il morbo o malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo del cervello e che coinvolge in modo progressivo la motilità. Colpisce i neuroni dopaminergici e parte integrante della substantia nigra, o sostanza nera di Sömmerring, definita così perché al loro interno vi è un'alta presenza di pigmento melanico che conferisce un particolare colore scuro. Questi neuroni producono dopamina, ovvero il neurotrasmettitore che permette il controllo motorio, e la loro costante degenerazione causa tremore a riposo, rigidità muscolare, rallentamento dei movimenti nota come bradicinesia e instabilità posturale.
Non solo, la malattia di Parkinson impatta sulla qualità della vita dei pazienti compromettendo altre funzioni, a partire da quelle emozionali e psichiatriche con depressione e demenza. Seguiti da ipersalivazione, problemi urinari e di pressione, rallentamento del linguaggio, disturbi del sonno e gastrointestinali, stipsi e di deglutizione. Le cause scatenanti sono ancora poco note, ma esistono fattori che concorrono per lo sviluppo della patologia e legati al naturale invecchiamento, a una predisposizione di tipo genetica o all'esposizione a pesticidi e metalli. La diagnosi effettuata dal medico porta alla prescrizione del trattamento per rallentare la progressione della patologia, tramite l'assunzione di una serie di farmaci antiparkinsoniani da assumere per bocca. In alcuni casi si può ricorrere alla stimolazione cerebrale profonda (DBS), ma solo su indicazione di uno specialista.
Per rendere meno gravosa la condizione si può chiedere supporto all'alimentazione, attraverso una dieta equilibrata che possa nutrire i pazienti facilitando anche il processo di deglutizione. Per non sbagliare è bene chiedere supporto agli specialisti di settore e della patologia, in tandem con un nutrizionista esperto della malattia di Parkinson.
Parkinson e alimentazione, quali cibi scegliere

Il morbo di Parkinson favorisce un aumento di peso, durante le prime fasi del suo sviluppo, dato dal poco movimento e dall'incremento della fame spesso conseguenza all'assunzione delle medicine legate alla terapia. Ma con il proseguire della patologia il peso corporeo tende a diminuire, conseguenza diretta di alcuni fattori come una scarsa motilità intestinale che può incidere sulla perdita dell'appetito, ma anche dalla terapia farmacologica, in tandem con una sempre più crescente difficoltà a deglutire. Un ruolo di rilievo è rivestito anche dalle combinazioni alimentari che vengono servite ai pazienti, in correlazione con le medicine assunte. Per non sbagliare è bene chiedere supporto a un nutrizionista, tenendo in considerazione alcuni fattori di base:
- distribuire i pasti durante l'arco della giornata, oltre ai tre principali è importante affiancare due spuntini per garantire sazietà ed energia;
- scegliere una dieta Mediterranea, con una percentuale maggiore di vegetali, cereali integrali, legumi, frutta secca e pesce;
- idratazione, bere almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno che sia ricca di calcio e povera di sodio, utile per il benessere e per favorire la digestione;
- fibre, preferire cereali integrali, frutta, verdura e legumi, una scelta utile per migliorare il transito intestinale e prevenire la stitichezza;
- proteine salutari quali pesce e legumi, latticini magri, ma da consumare con moderazione;
- condimenti leggeri e poveri di grassi, con una preferenza per l'olio d'oliva.
Un'attenzione particolare va rivolta alla combinazione carboidrati e proteine che vanno sempre separati, perché possono interagire con l'assunzione dei farmaci per il morbo di Parkinson. È consigliabile consumare a pranzo carboidrati complessi, perché donano energia, facilitando l'assorbimento del farmaco e il suo funzionamento. Mentre le proteine possono trovare posto nella fascia serale dedicata alla cena, così da non incidere sul funzionamento della terapia farmacologica.
Alimenti da moderare o evitare

Partiamo subito dalle fonti proteiche che, come accennato, vanno relegate alla fascia serale della cena con una preferenza per quelle più leggere come pesce, latticini magri, uova e legumi. Alternandole tra di loro per variare la tipologia dei pasti e, spesso, anche diminuendo la presenza così da non interferire con le cure. Le altre fonti proteiche vanno assunte saltuariamente e con moderazione, tra queste gli insaccati, la carne rossa, i formaggi e latticini grassi. Tra gli alimenti da ridurre o evitare figurano i grassi saturi, gli zuccheri raffinati, il sale, i cibi processati e confezionati, le bevande alcoliche o troppo zuccherate. Privilegiando alimenti con una consistenza morbida, magari frullati sotto forma di mousse, vellutate e sempre cotti, così da migliorarne l'assunzione e la deglutizione, in particolare in presenza di disfagia.
Preferire un'alimentazione sana, nutriente, leggera, e ben bilanciata è la soluzione migliore per preservare la salute
dei pazienti, così da supportare adeguatamente la terapia farmacologica. In tandem con un po' di movimento, anche se blando, per allontanare lo spettro della sedentarietà e migliorare la forza muscolare.