"Devono giurare". Putin obbliga la Wagner a obbedire: cosa dice il nuovo decreto sui mercenari russi

Il presidente russo firma una nuova legge che impone a tutti i paramilitari attivi nel Paese di giurare fedeltà allo Stato russo per "proteggere l'indipendenza e l'ordine costituzionale". La mossa dopo la scomparsa del capo e fondatore della Wagner Evgenij Prigozhin

"Devono giurare". Putin obbliga la Wagner a obbedire: cosa dice il nuovo decreto sui mercenari russi
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A due giorni dallo schianto del jet del capo del gruppo Wagner Evgenij Prigozhin, Vladimir Putin prende in mano la situazione e annuncia una nuova stretta contro i paramilitari. Il presidente russo ha firmato oggi venerdì 25 agosto un decreto che impone a tutti i volontari coinvolti nelle unità di difesa territoriale e agli altri mercenari attivi in Russia di prestare un giuramento di fedeltà. Come segnalato dall'agenzia Ria Novosti, la misura riguarderà anche la Wagner, orfana del suo padrone dopo l'incidente di mercoledì scorso. Lo scopo, continua la testata, è quello di "creare le basi spirituali e morali per la protezione della Federazione russa, della sua indipendenza e dell'ordine costituzionale". Tutti i soldati dovranno quindi giurare la loro lealtà di fronte alla bandiera dello Stato russo.

Il Cremlino ha dunque esaurito la sua tolleranza verso le compagnie militari private di cui si è servita ampiamente in passato, come dimostra la storia della Wagner. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha dichiarato una settimana fa che la Pmc fondata da Prigozhin e Utkin nel lontano 2014 "legalmente non esiste" in Russia. Eppure, Mosca ha armato e assistito i combattenti in vari teatri, dalla Siria all'Ucraina, dove hanno conquistato – dopo una lunghissima, atroce e inconcludente battaglia per il Donbass – le città di Bakhmut e Soledar nella primavera del 2023. Di recente, il governo russo ha preso provvedimenti per regolamentare le Private military company e ha approvato una legge che introduce l'assistenza sanitaria obbligatoria a tutti i partecipanti alla "operazione militare speciale", il nome con cui viene chiamata ufficialmente la guerra in Ucraina.

Le organizzazioni di contractor in Russia ammontano a una trentina e hanno delle dimensioni variabili: alcune sono composte da poche centinaia di uomini, altre, come la Wagner, possono contare su una forza di decine di migliaia di unità. Evgenij Prigozhin, nel suo tentativo di ribellarsi ai vertici del ministero della Difesa con una rivolta partita da Rostov sul Don, ha ordinato a 25mila militari di muoversi verso la capitale russa lo scorso 24 giugno, prima di annullare l'operazione e spostarsi in Bielorussia. In quel periodo l'oscuro imprenditore di San Pietroburgo, dove ha sede il suo quartier generale, aveva protestato contro un altro decreto presidenziale, in vigore dal 1 luglio di quest'anno, che obbliga tutte le "ЧВК" (Pmc, ndr) a firmare un contratto col ministero della Difesa per continuare a operare liberamente nel Paese.

Per sfuggire alle direttive dei due rivali del capo della Wagner, il ministro della Difesa Sergej Shoigu e il capo dello Stato maggiore Valery Gerasimov, Prigozhin ha ricollocato le sue truppe nella vicina Bielorussia, partecipando a esercitazioni congiunte insieme all'esercito bielorusso e ricevendo anche attestati di stima da Minsk. Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko si era detto infatti pronto a sottoscrivere un'intesa con la Wagner per inquadrarla nelle forze armate bielorusse, ma alla luce della scomparsa del loro comandante quest'accordo rimarrà quasi sicuramente lettera morta.

Subito dopo la diffusione della notizia della morte di Prigozhin e del suo vice Dmitry Utkin, sui canali Telegram russi sono trapelate indiscrezioni sui mercenari fedeli all'ex alleato di Putin, accorsi ai centri di reclutamento. A loro il capo dello Stato russo aveva già dato un ultimatum nel commentare l'ammutinamento di due mesi fa: il congedo, l'esilio in Bielorussia oppure l'arruolamento nell'esercito regolare.

Putin adopera perciò un metodo ricorrente nella gestione del potere: eliminare le potenziali minacce alla sua incontrastata leadership sradicando alla radice qualsiasi fastidio che possa trasformarsi in un pericolo esistenziale.

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