D'Alema torna sul viaggio in Cina e sale in cattedra: cosa ha detto

L'ex presidente del Consiglio rivendica con orgoglio la propria partecipazione alla Parata della Vittoria a Pechino a fianco di Xi Jinping, Putin e Kim Jong-un: "Se costruiamo un muro con loro, è più difficile esercitare una necessaria influenza"

D'Alema torna sul viaggio in Cina e sale in cattedra: cosa ha detto
00:00 00:00

A inizio settembre la sua partecipazione alla Parata della Vittoria a Pechino aveva provocato una bufera politica in Italia. Eppure Massimo D'Alema, a due mesi da quel viaggio in Cina, non intende arretrare di un solo centimentro: "Era giusto esserci. Chi non è venuto ha commesso un errore, anche perché avrebbe dato meno evidenza alla presenza di Putin", dichiara in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera. Anche perché quella "non è stata solo una parata militare e Xi Jinping non è apparso solo in divisa". Anzi: "Si cantava pure Bella ciao" e non si trattava in sostanza di "un raduno anti-occidentale".

Concetto un po' contraddittorio, visto che a quell'evento c'erano anche Vladimir Putin e Kim Jong-un che, come Xi, non rappresentano di certo il non plus ultra della democrazia liberale. E soprattutto tenendo conto del fatto che l'incontro fosse avvenuto in piazza Tenanmen, piazza simbolo dell'oppressione comunista, in un momento storico in cui tanti popoli sacrificano quotidianamente la propria vita per poter vivere liberi dal giogo della dittatura. Resta il fatto che, almeno secondo D'Alema, la Cina non è un pericolo per la pace: "I cinesi non fanno guerre, non bombardano nessuno. Se costruiamo un muro tra noi e loro è anche più difficile esercitare una necessaria influenza nel nome della libertà e dei diritti umani", aggiunge l'ex presidente del Consiglio.

Poi, parte una polemica a dir poco sterile contro Giorgia Meloni: "Io ho vissuto due grandi crisi, i Balcani e il Libano, in cui l’Italia fu protagonista, e non nel senso che ci infilavamo nella foto - dice D'Alema riferendosi implicitamente (ma nemmeno troppo) all'attuale capo del governo -. Non vedo iniziativa italiana su nessun tema di politica internazionale. Abbiamo festeggiato la vicepresidenza di Fitto, al quale ho fatto gli auguri e che sta lavorando bene, come un trionfo. Ma nel 2000 io negoziai una Commissione europea con Prodi presidente e Monti commissario alla concorrenza - prosegue l'ex leader dei Ds -. Ottenemmo il comando della missione in Libano e il giorno dopo entrammo nel Consiglio di sicurezza".

Ma, a proposito proprio di Libano (e anche di foto), Aldo Cazzullo gli ricorda l'immagine della sua passeggiata a braccetto con un capo di Hezbollah: "Fu una polemica senza senso. Dovevamo mandare i nostri militari nel Sud del Libano in condizioni di sicurezza, senza che fossero percepiti come una forza ostile". Ma anche sul tema dei conflitti internazionali da dirimere, il "Lider Maximo" appare in difficoltà nello sbrogliare certe contraddizioni personali: "I bombardamenti in Serbia? Intervenimmo per fermare la pulizia etnica, cosa che nessuno ha fatto nei confronti di Israele.

Non volevamo schiacciare la Serbia, ma cercare una soluzione politica, che alla fine trovammo", conclude un D'Alema che non nega le sue radici comuniste: "La formazione è quella. Uno non può mai dimenticare l'educazione che ha ricevuto".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica