
Stretta di mano, sorrisi e baci affettuosi davanti alle telecamere - dopo settimane di tensioni più o meno a distanza - tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. Il capo del governo italiano e il presidente della Repubblica francese si sono incontrati a Palazzo Chigi in occasione del primo incontro bilaterale ufficiale nel nostro Paese tra i due esponenti istituzionali. Con un leggero ritardo rispetto all'agenda prefissata, Macron ha raggiunto la sede dell'esecutivo nazionale dell'Italia ed è stato accolto nel cortile dal picchetto d'onore che ha eseguito prima la Marsigliese e poi l'inno di Mameli per poi passare in rassegna il reparto d'onore della Marina Militare.
Un colloquio, durato più di tre ore, importante non solo per il peso geopolitico della Francia, ma anche per le ripetute incomprensioni tra Meloni e l'inquilino dell'Eliseo che in qualche modo sono state smussate negli ultimi giorni anche nelle dichiarazioni pubbliche di entrambi i protagonisti, consapevoli che Italia e Francia non possono non muoversi insieme davanti a crisi internazionalu con ricadute globali come il conflitto tra Russia e Ucraina e l'eventuale guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti con i dazi imposti da Donald Trump. L'Italia è "un partner importante" con "un ruolo cruciale da svolgere nelle decisioni europee", soprattutto nel conflitto ucraino. Questo quanto spiegato dalla presidenza francese alla stampa, secondo quanto riporta Afp. Questo appuntamento ha permesso di verificare "che siamo capaci di procedere assieme sull'essenziale", è stato ancora sottolineato. Poi, il comunicato congiunto.
Intesa Meloni-Macron su sovranità, pace e sicurezza commerciale
L'Italia e la Francia intendono "rafforzare il loro impegno comune per un'Europa più sovrana, più forte e più prospera", evidenziando forti convergenze sulla "semplificazione normativa, sugli investimenti pubblici e privati, sull'energia e sulla piena applicazione del principio di neutralità tecnologica". E questo vale anche per i settori in transizione, come l'industria automobilistica e siderurgica, che richiedono un forte impegno europeo, nonché per "i settori più avanzati, come l'intelligenza artificiale, le fonti di energia decarbonizzate rinnovabili come il nucleare, e lo spazio, dove i nostri interessi bilaterali ed europei sono collegati".
I due Paesi fondatori dell'Ue proseguono nel sostegno inequivocabile all'Ucraina "per raggiungere una soluzione equa e duratura, presupponendo al contempo un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea, sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea". Anche per quanto riguarda il Medio Oriente e in Libia, è necessario "coordinare le proprie posizioni in tema di relazioni transatlantiche, nonché sulla sicurezza economica e commerciale dell'Unione Europea". Il prossimo appuntamento tra Meloni e Macron "avrà luogo in Francia all'inizio del 2026".
Ed è quindi su tutti questi temi con i quali si è concentrato il bilaterale al primo piano di Palazzo Chigi, organizzato nel giro di pochissimi giorni. Ma non solo: sul tavolo, anche in vista dell'avvio del negoziato sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, c'è stato anche il punto cruciale del reperimento delle risorse necessarie a finanziare le nuove priorità strategiche dell'Unione europea. L'ipotesi è quella di un mix tra investimenti privati e risorse comuni per affrontare le sfide del prossimo futuro.
C'è poi da non sottovalutare il fatto che l'incontro odierno si è svolto all'indomani dei colloqui di Istanbul tra Ucraina e Federazione Russa, offrendo l'occasione per un confronto sugli sviluppi più recenti e sulle iniziative in campo, con l'intento di riaffermare il continuo e incrollabile sostegno di Francia e Italia all'Ucraina e al percorso verso una soluzione giusta e duratura. In agenda anche la crisi in Medio Oriente, la situazione in Libia e il coordinamento di iniziative congiunte per promuovere la stabilità e la sicurezza nell'area del Mediterraneo, in particolar modo a Gaza. All'ordine del giorno probabilmente ci sarà anche il contrasto comune all'immigrazione irregolare. Al termine del colloquio, i due leader infine partecipato a una cena di lavoro, sempre presso la sede del governo italiano.
L'appuntamento si è tenuto subito dopo la conclusione di un mese di maggio parecchio complicato nei rapporti politico-istituzionali tra la Francia e l'Italia, soprattutto dopo quello che è successo un paio di settimane fa con la cosiddetta "Coalizione dei Volenterosi" a sostegno dell'Ucraina. Dopo il viaggio a Kiev di Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk, a Tirana tutti i quattro leader avevano concesso il un bis sempre a fianco di Volodymyr Zelensky, giunto in Albania nelle medesime ore in cui i colloqui tra la delegazione russa e quella ucraina avevano confermato la scarsa concretezza del tavolo di Istanbul. I leader di Francia, Regno Unito, Germania e Polonia si erano riuniti con il presidente ucraino e tutti e cinque e avevano sentito Donald Trump. La foto del loro incontro era rimbalzata ovunque, come quella di Kiev. Ma l'Italia non c'era.
La presidente del Consiglio aveva deciso di intervenire, in quella stessa giornata albanese di venerdì 16 maggio, con un rapido punto stampa, nel quale la premier ha messo in chiaro la sua linea: "L'Italia non è disponibile a inviare truppe in Ucraina e non avrebbe senso partecipare a formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità". Parole sulle quali, poco dopo, si era soffermato Macron, che aveva smentito il fatto che si fosse parlato di invio delle truppe sia a Tirana sia nell'incontro della domenica precedente con Zelensky a Kiev. "La discussione è sul cessate il fuoco, guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe", aveva tenuto a precisare l'uomo di Parigi.
Il botta e risposta aveva confermato un gelo che a Tirana era parso già evidente. Basta guardare un altro scatto del summit, quello che ritraeva Meloni, Tusk, Starmer e questa volta Ursula von der Leyen parlare con Zelensky prima della sessione plenaria dell'incontro. Quando Macron non era ancora arrivato. Il giorno dopo il nuovo incontro dei Volenterosi - che aveva visto emergere un ulteriore elemento, ovvero il rinnovato asse con Trump sull'Ucraina - ecco che la premier italiana che, con una mossa a sorpresa e dopo giorni di critiche delle opposizioni che l'accusavano di isolare l’Italia per non aver partecipato alle riunioni dei "Volenterosi", Giorgia Meloni riunisce allo stesso tavolo Stati Uniti e Unione europea. "Un passo in avanti per l'unità dell'Occidente", lo definisce con soddisfazione Meloni domenica 18 maggio.
Il trilaterale di Palazzo Chigi che vede Meloni al centro del tavolo con il vicepresidente Usa, J.D. Vance alla sua destra e alla sua sinistra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, entrambi a Roma per l’insediamento del Pontificato di Papa Leone XIV. Un incontro preceduto da un vertice con il cancelliere tedesco Merz e che diventa l'immagine plastica del ruolo di ponte dell'Italia tra Usa e Ue. E della centralità del nostro Paese nelle sfide della politica estera. Dopo la scelta dell’assenza al vertice dei ‘Volenterosi’ di Tirana, perché "l’Italia è contraria all’invio di truppe in Ucraina", cosa che, come ha detto Merz, vede contraria anche la Germania, il premier mette, dunque, in campo la mossa a cui ha lavorato per settimane: portare allo stesso tavolo Stati Uniti e Unione europea per discutere di politica commerciale, e non solo.
"Per quello che riguarda le parole del presidente Macron, io non posso che soprattutto prendere atto del fatto che l'invio delle truppe non è pià un tema di discussione perché come si sa ho varie volte espresso la mia perplessità rispetto all'efficacia di un'iniziativa di questo tipo", aveva aggiunto il 17 maggio Meloni. E non era mancata una stilettata a Macron: "Forse è necessario in un momento così delicato abbandonare i personalismi che minano l'unità dell'Occidente" nonché "tenere unito l'Occidente per l'Ucraina è la nostra forza, senza escludere nessuno, l'Italia ne ha sempre fatto una priorità".
Ora, dopo le liti più o meno ravvicinate, è tornato più che mai necessario tornare a parlare faccia a faccia e registrare una volontà di rilancio del dialogo tra Roma e Parigi.
Il tuttio in un mese di giugno che vede l'agenda personale della Meloni piena di altri bilaterali: dopo Macron e il premier slovacco Robert Fico (avvenuto sempre oggi), per la presidente del Consiglio si vedrà anche con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e il capo dell'Argentina, Javier Milei. La prossima settima sarà infine la volta del segretario generale della Nato, Mark Rutte. Incontro fissato a Palazzo Chigi il 12 giugno, proprio alla vigilia del G7 che si terrà in Canada a Kananaskis.