
Il "socialista" Sanders quasi all'angolo. Tra i repubblicani male Cruz e Rubio

I due candidati più forti del Super Tuesday sono, come da previsioni, Hillary Clinton e Donald Trump, rispettivamente con otto e sette Stati. Ma Cruz e Sanders restano in corsa, con tre e quattro successi. Flop di Marco Rubio

Sia Hillary Clinton che Donald Trump commentano i risultati del Super Tuesday dalla Florida. E' lì, infatti, che si sposta la lunga corsa per la Casa Bianca

È il primo vero test nazionale, per la rappresentatività di un campione così vario di Stati, da quelli liberali e "bianchi" del Nord a quelli più conservatori e "neri" del Sud. In palio anche il maggior numero di delegati assegnati nella corsa, con il Texas a fare la parte del leone: 595 per i repubblicani, quasi la metà dei 1.237 necessari per la nomination, 865 per i democratici, più di un terzo del numero magico richiesto per diventare il candidato alla Casa Bianca (2383)

Oggi si vota in undici Stati (più Samoa) per i repubblicani, undici per i democratici, tra primarie e caucus. Rubio e Cruz uniti contro Trump, ma potrebbe essere troppo tardi. Hillary Clinton sembra aver stroncato le ultime resistenze di Sanders

Secondo Cnn/Orc Trump ha aumentato il suo vantaggio a livello nazionale portandolo a oltre 30 punti sugli inseguitori, col 49% delle preferenze contro il 16% di Marco Rubio e il 15% di Ted Cruz. In campo democratico la Clinton è avanti di quasi 20 punti su Bernie Sanders, col 55% delle preferenze contro il 38% del senatore

Con il 32,5% dei voti Trump porta a casa le primarie del South Carolina, dieci punti davanti a Rubio (22,5%) e Cruz (22,3%). Jeb Bush, inchiodato al quarto posto (7,8%), si ritira. Nei caucus del Nevada vince Hillary Clinton con il 52,7%, davanti a Sanders con il 47,2%

L'ex segretaria di Stato a una bimba ispanica che si rivolge a lei con le lacrime agli occhi perché teme che i propri genitori vengano espulsi: "Farò tutto il possibile affinché tu non abbia paura"

Hillary Clinton in evidente difficoltà durante un comizio al Schomburg Center for Research in Black Culture di Harlem (New York). La candidata democratica ha iniziato a tossire ed è stata costretta a fermarsi più di una volta, bevendo acqua e mangiando una caramella. Incitata dal pubblico, è andata avanti con estrema fatica

Settantanove anni, origini italiane, Scalia era stato nominato da Reagan nel 1986. Ora il sostituto deve essere nominato dal presidente. Ma i repubblicani pretendono che la scelta sia fatta dal successore di Obama
