
L'inchiesta sul delitto di Garlasco è diventato per gran parte dell’opinione pubblica un ginepraio: se fin dall’inizio di queste nuove indagini a carico di Andrea Sempio, partite a marzo 2025, i modi in cui operava la procura di Pavia apparivano misteriosi, ora l’intreccio di indagini è talmente ampio da aver generato in alcuni un po’ di confusione.
L’impronta a pallini
Nelle indagini che portarono nel 2015 alla sentenza di condanna di Alberto Stasi c’è l’impronta a pallini di una scarpa rinvenuta sulla scena del crimine: è stata attribuita a un paio di calzature appartenenti allo stesso Stasi. Tuttavia la legale del condannato Giada Bocellari ha evidenziato presunte problematiche metodologiche sull’attribuzione: dall’impronta della scarpa ricalcata in modo statico al fatto che il confronto non avrebbe rispettato l’ortogonalità.
Va ricordato che questo è stato appunto uno degli indizi per cui Stasi è stato condannato, ma le indagini sono tornate a vagliare l’impronta, dato che un paio di mesi fa la procura di Pavia avrebbe contattato per delucidazioni l’azienda marchigiana che produceva le suole per le scarpe indossate da Stasi.
Basterà questo - insieme alle ombre gettate da Clean 2, sempre che la corruzione venga provata - a portare a una revisione del processo per Stasi, che è molto vicino alla fine della sua condanna? La procura sta lavorando in grande riserbo e va ricordato che l’indagine a carico di Sempio è per concorso in omicidio, con ignoti o con lo stesso Stasi.
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Clean 2
A fine settembre 2025, la procura di Pavia ha indagato Mario Venditti, il procuratore che chiese l'archiviazione di Sempio nel 2017 (decisa dal gip) e che è stato perquisito. Al vaglio degli inquirenti l’ipotesi di corruzione. Parallelamente la procura di Brescia indaga su Venditti, nell’ambito dell’inchiesta Clean 2, anche per peculato - e con Venditti c’è l’ex sostituto procuratore, oggi in servizio a Milano, Pietro Paolo Mazza: si parla di presunti favori in cambio dell’affidamento di servizi.
I biglietti
Per capire meglio l’intreccio tra l’inchiesta Clean 2 della procura di Brescia e le nuove indagini sul delitto di Garlasco della procura di Pavia, bisogna fare un passo indietro a maggio 2025: gli inquirenti effettuano delle perquisizioni a casa dei genitori di Andrea Sempio e di altre persone legate all’indagato. Ma in casa Sempio trovano degli appunti - “pizzini” sono stati chiamati più volte dalla stampa, ma non sono tali - scritti da Giuseppe Sempio, Daniela Ferrari e lo stesso indagato.
In particolare, in un biglietto scritto da Giuseppe Sempio - presumibilmente, secondo la procura, nel 2017, durante le seconde indagini a carico di suo figlio - in cui si legge: “Venditti gip archivia x 20.30. euro”. Analizzando i conti dei Sempio, la Guardia di Finanza è risalita a un movimento insolito di 43mila euro. Per cosa sono stati usati quei soldi: per corrompere la magistratura come si ipotizza oppure per pagare in contanti gli avvocati difensori come sostengono i Sempio? Non c’è stata un’esposizione netta in tal senso dal legale Massimo Lovati, che seguì Andrea nel 2017 e lo segue anche ora - tranne per il fatto che non si tratterebbe, a suo dure, di cifre a quattro zeri ma appunto di 20-30 euro, necessari a pagare le marche da bollo per le spese legali.
Le intercettazioni
Al centro delle perplessità degli inquirenti di Brescia ci sono anche alcune intercettazioni. Alcune riguardano membri delle forze dell’ordine che si sarebbero rivolti, nel 2017, all’indagato, in maniera insolitamente colloquiale: la posizione di questi stessi militari sta venendo vagliata nell’ambito di Clean 2. In un’altra intercettazione, Giuseppe Sempio parla con Daniela Ferrari di come reperire denaro per “pagare quei signori lì”. Secondo i Sempio, il discorso si sarebbe riferito ai legali, dei quali hanno detto agli inquirenti di Brescia di essere stati “in balia”.
Le indagini ad ampio raggio
Sempre nell’ambito di Clean 2 sarebbero stati richiesti accertamenti sui conti della famiglia Cappa, ovvero alcuni parenti di Chiara Poggi: lo zio Ermanno Cappa, la zia Mariarosa Poggi, le cugine Stefania e Paola Cappa, e un’altro cugino, fratello di queste ultime. Tuttavia non sarebbe stato dato seguito all’indagine, non ci sono stati ulteriori approfondimenti - va ricordato tra l’altro che le cugine erano giovanissime nell’agosto 2007, quando fu uccisa Chiara Poggi, e che il Gico, che ha operato, è una sezione delle Fiamme Gialle che di solito lavora ad ampissimo raggio.
Si era parlato delle gemelle in relazione a due testimonianze molto particolari. La prima: un uomo avrebbe incontrato una conoscente in ospedale, la quale avrebbe riferito che la madre avrebbe visto una delle gemelle Cappa, il giorno dell’omicidio, recarsi a Tromello, a casa della nonna paterna, e gettare una pesante borsa in un canale. Una testimonianza indirettamente de relato, in altre parole. La seconda: un operaio avrebbe consegnato agli inquirenti degli attrezzi rinvenuti nel suddetto canale. Così, nello stesso giorno in cui gli inquirenti perquisivano i Sempio, è stato anche ripulito il canale, alla ricerca - forse - di presunti indizi. Al momento non c’è nulla che leghi la famiglia Cappa al delitto di Garlasco, tranne la parentela con la vittima.
L’impronta 33 e l’addio di Garofano
Nei giorni in cui emergeva l’indagine a carico di Venditti, l’ex generale dei Ris Luciano Garofano, che era consulente per la difesa di Andrea Sempio, ha lasciato l’incarico. Tuttavia questa decisione non avrebbe avuto a che fare con quanto accaduto a Brescia, bensì a divergenze tecniche tra Garofano e la difesa stessa di Sempio.
In pratica, stando a quanto ha affermato Massimo Lovati, l’esperto avrebbe preferito che l’impronta 33 fosse inserita nel maxi incidente probatorio iniziato quest’estate e per il quale è stata prevista una proroga al termine dei tre mesi. L’impronta di una mano, trovata all’inizio delle scale per la cantina di casa Poggi - in fondo alle quali fu trovato il corpo di Chiara - era stata fotografata a suo tempo con un reagente per metterla in evidenza: secondo una consulenza, corrisponderebbe all’impronta di Sempio per 15 minuzie, ma non c’è concordia su questo tra gli esperti. Inoltre 15 minuzie non sono considerate, in base alle linee guida internazionali, sufficienti a identificare un’impronta - sebbene a volte la Cassazione si sia pronunciata anche solo in presenza di 15 minuzie.
Corona e Lovati
Il 7 ottobre 2025 Fabrizio Corona ha ospitato, in una puntata del suo podcast video Falsissimo, proprio Lovati - a dire del legale a propria insaputa. In altre parole, l’avvocato non sarebbe stato al corrente delle modalità di utilizzo del contenuto video, registrato durante un incontro conviviale, in cui Lovati ha pronunciato parole che hanno destato scalpore. Al momento Andrea Sempio ha annunciato di aver rivisto il difensore in un’atmosfera distesa, e di aver preso la decisione di temporeggiare sulla possibilità di proseguire insieme, prendendo in esame la linea della difesa.
La cattura di Savu
Il 9 settembre 2025 è stato arrestato in Svizzera Flavius Savu. L’uomo, con cittadinanza rumena, era stato condannato per estorsione, avendo ricattato il clero al santuario della Madonna della Bozzola, ed era latitante: al momento del fermo stava per rilasciare un’intervista.
Savu aveva dichiarato a “Chi l’ha visto?” che la propria vicenda giudiziaria sarebbe stata legata al delitto di Garlasco: stando al suo racconto, Chiara Poggi sarebbe stata uccisa per aver scoperto del presunto scandalo sessuale. Presunto, appunto, dato che al momento non ci sono prove rispetto ai festini di cui parla il rumeno, e di cui ha scritto, con il supporto di un detenuto italiano in carcere, il nipote di Savu Cleo Koludra Stefanescu. Il nipote sostiene che Savu sarebbe scappato non per evitare di scontare la propria pena, ammontante a 5 anni di reclusione, ma per paura di essere ucciso a propria volta.
Mentre dal santuario della Madonna della Bozzola hanno smentito, attraverso diffida, qualunque legame tra il delitto di Garlasco e il
presunto scandalo - cosa che in effetti sfiora la teoria del complotto - si attende comunque l’estradizione in Italia di Savu, e ciò che potrebbe dire. Naturalmente la magistratura dovrà valutarne l’eventuale attendibilità.