Cronache

"Perché ho accoltellato il carabiniere". Il 16enne confessa

I due giovani che hanno accoltellato il carabiniere volevano colpire un'altra farmacia di Torino. Sono accusati di concorso in tentato omicidio, rapina e porto abusivo di armi

"Perché ho accoltellato il carabiniere". Il 16enne confessa

"Non volevo fare male a nessuno, volevo solo scappare". Sarebbero state queste le prime parole di Filippo, il 16enne che ha colpito con 4 coltellate al torace il carabiniere Maurizio Sabbatino, agli inquirenti quando ha deciso di costituirsi. Anche Francesco, il complice di 18 anni, ha confessato dopo che i genitori lo hanno accompagnato alla Compagnia Oltre Dora di Torino. Ai due ragazzi è stata contestata l'ipotesi di reato per concorso in tentato omicidio, rapina e porto abusivo di armi.

La dinamica della rapina

Una rapina sfociata nel sangue quella che si è consumata l'altro ieri sera in una farmacia comunale di Corso Vercelli, tra le vie principali di Torino. A due giorni dall'accaduto, la dinamica dei fatti appare decisamente più definita e chiara. Sono stati Filippo e Francesco, reo confessi, a dettagliare la ricostruzione dell'aggressione al 53enne. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, i due giovanissimi banditi avrebbero fatto irruzione nel negozio lunedì sera, armati di scacciacani e coltello. Maurizio Sabbatino, il militare ferito, avrebbe convinto i ragazzi a inginocchiarsi e deporre le armi. Ma quando si sono accorti che il carabiniere era disarmato hanno reagito. Francesco, il più grande dei due, ha sparato con la pistola a salve riuscendo a guadagnare l'uscita. Filippo, invece, è rimasto bloccato e nel tentativo di liberarsi ha colpito il brigadiere con 4 coltellate al torace, all'addome e alla gamba . Dopodiché si sono dati entrambi alla fuga.

La confessione del 16enne

Filippo, studente di un istituto superiore alla periferia di Torino, si è rintanato in casa. "Ho preso il coltello pensando di tagliare la manica del giubbotto, perché lui mi teneva il braccio. In quel momento ero spaventato, volevo solo scappare, mi sentivo tirare. Non so spiegare il motivo perché l’ho fatto. Sono distrutto, disperato, chiedo scusa a quel carabiniere, non volevo finire in questo casino", ha spiegato il 16enne che, nella notte tra lunedì e martedì, si è costituito accompagnato dal padre dai carabinieri. Gli amici, lo descrivono come "un bravo ragazzo" puntando il dito contro il complice: "È tutta colpa di Francesco, - racconta Cristian, un coetaneo -è lui che ha trascinato il mio amico in questa storia". "Ha fatto una cavolata, ma mio figlio è un bravo ragazzo e noi siamo una famiglia perbene. Non l'ho costretto io a consegnarsi, l'ha deciso lui", ha spiegato tra le lacrime il papà di Filippo.

Il racconto del 18enne

Anche Francesco ha fornito la sua versione ai militari della Compagnia Oltre Dora dopo aver trascorso l'intera notte nell'androne nel palazzo. Il 18enne, difeso dall'avvocato Antonio Mencobello, ha raccontato agli inquirenti di aver acquistato due mesi fa le pistole a salve e (per 300 euro) lo scooter Honda utilizzato per il colpo. Dopo la rapina, lo hanno lanciato in un dirupo vicino al torrente Stura; le pistole, i passamontagna, e la refurtiva sono state abbandonate in un boschetto. Il 18enne pare fosse già noto alle Forze dell'Ordine: ancora minorenne era stato beccato a rubare e sottoposto a un provvedimento del tribunale. Prima del colpo, secondo quanto si apprende dal quotidiano La Stampa, avrebbe fatto lo spaccone con gli amici: "Sono un esperto", sarebbero state le sue parole.

Il piano

Stando a quanto hanno raccontato Mario e Francesco, entrambi in stato di fermo, avrebbero dovuto colpire una farmacia alla periferia di Torino. Ma le lunghe file per i tamponi li avrebbero fatti desistere e così, hanno ripiegato su quella di Corso Vercelli, in pieno centro. "Volevamo andare in una farmacia di Cafasse. Arrivati lì, abbiamo trovato un gazebo con molta gente in coda per fare i tamponi, così siamo tornati indietro" ha raccontato ieri pomeriggio Francesco, interrogato in procura dal pm Marco Sanini. Un piano concertato qualche settimana fa, tra una chiacchierata e l'altra sulle panchine del quartiere popolare di Borgo Vittoria. Le armi così come il resto dell'attrezzatura erano state acquistate su internet. Quanto al bottino, circa 900 euro, sarebbe stato trafugato dal retro del negozio."Quello che è venuto nel retro (Francesco, ndr ) sembrava molto determinato, non era di sicuro uno alle prime armi. Era aggressivo, violento, è stato terribile", ha spiegato al Corriere la farmacista Maria Grazia Gallocchio.

Come sta il carabiniere

Maurizio Sabbatino, vittima dell'aggressione, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico nella notte di martedì. Ora si trova ricoverato in Rianimazione all'ospedale San Giovanni Bosco: le sue condizioni, per fortuna, si sono stabilizzate. "Stazionarie. Critiche ma non gravi", fanno sapere dal noscomio del capoluogo piemontese. Per lui sono arrivati anche gli auguri di pronta guarigione dal generale Teo Luzi, comandante dell'Arma: "Il suo coraggio e il suo senso del dovere sono nel solco della rotta segnata da tutti i carabinieri". Oggi, il brigadiere sarà nuovamente operato.

Chi è Maurizio Sabbatino

Cinquatatré anni, una moglie e due figli. Maurizio Sabbatino era fuori servizio quando ha sventato la rapina nella farmacia a pochi passi da casa sua. Da anni lavora nella Compagnia Oltre Dora, la caserma dei carabinieri competente per quella porzione della città consumata da microcriminalità e spaccio. "Sono orgogliosa di mio marito", ha dichiarato la moglie del militare uscendo dall'ospedale. "Mio marito è fiero di indossare la divisa dei carabinieri - ha spiegato la donna al cronista de La Stampa - e io sono fiera di lui, anche se avremmo voluto vivere questo episodio di coraggio in modo diverso". Accanto a lei ci sono i vertici dell'Arma, il generale Aldo Iacobelli, comandante della Legione, il generale Claudio Lunardo e tutti i colleghi.

La moglie di Cerciello Rega: "Mi fa pensare a Mario"

Sulla vicenda è intervenuta anche la moglie del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso la notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 nel quartiere Prati, a Roma. Insieme ad un collega aveva risposto alla segnalazione di un furto. Scovati gli autori del misfatto, due studenti americani, avevano tentato di bloccarli. Ma poi sono spuntati i coltelli e il carabiniere è stato ferito a morte. "L'aggressione al carabiniere di Torino rinnova il dolore del sacrificio di mio marito", ha commentato Rosa Esilio al quotidiano torinese.

Per l'omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega sono stati condannati all'ergastolo Lee Edler e Gabriel Natale Hjorth.

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