Mosca sta finendo i tank sovietici: ecco come può cambiare la sua offensiva

Le vaste scorte di armamenti dell'era sovietica si stanno lentamente esaurendo. Questo potrebbe condizionare l'offensiva russa in Ucraina, smentendo, ancora una volta, le convinzioni degli osservatori che avrebbero già determinato l'esito del conflitto.

Mosca sta finendo i tank sovietici: ecco come può cambiare la sua offensiva

La Russia sta lentamente esaurendo le armi degli arsenali dell'era sovietica che due anni fa apparivano come "inesauribili". Se confermato, ciò comporterebbe dei cambiamenti nella strategia di Mosca, attualmente incentrata su una guerra di logoramento in attesta che Kiev e i suoi sostenitori della Nato si arrendano alle condizioni del Cremlino.

Un nuovo punto del conflitto

Gli esisti del conflitto ucraino innescato dall' "operazione speciale per la denazificazione dell'Ucraina" voluta da Vladimir Putin, che si è poi tramutata in un conflitto convenzionale su vasta scala, sono stati annunciati come "già determinati" in diverse fasi della guerra. Dal fallimento dell'operazione di decapitazione russa alla fine delle armi di precisione di Mosca, passando per la caduta delle grandi roccaforti ucraine, fino al fallimento della grande offensiva lanciata da Kiev la scorsa estate, analisti e osservatori inclini a sostenere l'una o l'altra fazione hanno sempre annunciato un andamento certo e ormai irreversibile del conflitto. Qualcosa che avrebbe portato alla vittoria di una o dell'altra parte mentre la una guerra di logoramento stabilita tra l'Ucraina e Russia rimandava tutto a una mera questione di numeri.

La Federazione Russa, con una "popolazione cinque volte superiore" a quella dell'Ucraina e una scorta di armi d'era sovietica indeterminata ma immensa, avrebbe prevalso sull'Ucraina che sta lentamente "terminando i soldati" e può contare solo sulle armi concessa dai suoi partner occidentali. Armi che sono state in gran parte sacrificate nelle offensive fallite, e che potrebbe non essere più fornite nelle stesse quantità. Tali analisi conducevano a determinare la conclusione del conflitto in un unico modo: una probabile vittoria di Mosca, che avrebbe potuto imporre le sue condizioni per mettere fine alla guerra.

Ora l'assenza di cambiamenti rilevanti a seguito del parziale fallimento dell'offensiva russa a nord di Kharkiv, e progressi marginali lungo tutta la linea nella regione del Donbas, si sommano alle informazioni che indicano come le armi d'era sovietica impiegate dall'esercito russo per stremare i difensori ucraini si stiano lentamente esaurendo. Focalizzando l'attenzione degli osservatori internazionali su una nuova concezione: "La domanda ora non è se l'Ucraina può continuare a combattere, ma per quanto tempo la Russia può mantenere il suo attuale ritmo di operazioni".

Una questione di "numeri"

Secondo le stime condotte dalle intelligence occidentali citate dall'Enonomist, "dopo i primi due anni di guerra la Russia aveva perso circa 3.000 carri armati e 5.000 altri veicoli corazzati". Il sito di intelligence in open source olandese Oryx, che analizza documentazioni fotografiche e videografiche ha stimato a 3.235 i carri russi distrutti ma "suggerisce" un numero effettivo "significativamente più alto".

Sebbene il Cremlino, che ha mobilitato la Russia profonda, possa continuare a garantire lo schieramento di "25.000 soldati ogni mese per mantenere circa 470.000 uomini al fronte", e la produzione di missili di precisione per colpire le infrastrutture ucraine rimanga costante - coadiuvata dalla produzione di droni suicidi di progettazione iraniana e dall'implementazione delle cosiddette "bombe plananti" - l'economia di guerra impostata dalla Russia e i suoi sterminati arsenali con armi risalenti al pieno della Guerra fredda potrebbero non essere capaci di sopperire alla continua perdita di carri armati, veicoli corazzati di fanteria e artiglieria semovente. Perché nemmeno le scorte di armi d'epoca sovietica, "per quanto enormi", sono infinite.

I veicoli da combattimento terrestri restano quindi - anche nella attuale guerra moderna - mezzi d'importanza cruciale per qualsiasi operazione offensiva su larga scala.

Strategie da Guerra fredda

L'analista Stockholm Centre for Eastern European Studies, Aleksandr Golts ha recentemente affermato che "Vladimir Putin deve ringraziare il vecchio politburo per le enormi scorte di armi accumulate durante la Guerra fredda". I vecchi vertici politici e militari erano consci delle capacità avanzate dei sistemi d'arma occidentali, dunque "optarono per la massa" mettendo in produzione decine di migliaia di veicoli corazzati in tempo di pace, per prevenire lo scenario ipotetico di una schieramento di massa in caso di guerra con l’Alleanza Atlantica.

Al termine della Guerra fredda, secondo Aleksandr Golts, la nuova Federazione Russa aveva tanti veicoli corazzati quanti ne possedeva "tutto il ​resto del mondo messo insieme". Secondo la valutazione dell'International Institute for Strategic Studies di Londra, tuttavia, sarebbero proprio questi i carri armati schierati dai russi, spesso annunciati come "nuovi". Si tratterebbe principalmente di tank T-72, in larga parte, manche di più antiquati T-62, e persino di vecchi carri armati T-55, tank prodotti negli anni '50 e forniti a tutti gli stati del Patto di Varsavia, noto per essere il carro armato prodotto nel maggior numero di esemplari nella storia. Tra le 50mila e le 100mila unità.

Secondo il think-tank londinese, dall'inizio dell'invasione solo 175 carri armati T-90M, mezzi riportati come "ragionevolmente moderni" sono stati inviati in prima linea. Michael Gjerstad, altro analista del medesimo istituto londinesi, aggiunge inoltre che nel 2023 la Russia potrebbe aver avuto accesso a "circa 3.200 carri armati in deposito" da cui attingere, ma almeno il 70% di questi "non si è mosso di un centimetro dall'inizio della guerra". Si stima che la maggior parte di questi carri siano T-72 tenuti in depositi all'aperto dall'inizio degli anni '90, probabilmente in pessime condizioni.

Per Pavel Luzin, esperto di capacità militari dell'apparato russo presso il Centre for European Policy Analysis basato a Washington, grazie all'aiuto della Corea del Nord, la Russia sembra avere reperito "abbastanza proiettili", ma sarebbero le canne dei cannoni, il numero di lavoratori nel complesso militare-industriale russo e la reperibilità dei metalli a pesare sulla linea di produzione bellica russa che, per quanto possa essere vista come un'entità indeterminata, troverà sempre dei limiti.

Limiti che si potrebbero concretizzare nelle strategie a lungo termine e determinare un cambiamento nel conflitto che sembra essere oramai davvero immobile sulle linee fortificate che segnano il limite raggiunto sulle carte dei generali. Un limite difficile da oltrepassare.

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