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Tunisi, l'esercito in città Scontri con i dissidenti: sono già cinque i morti

Continua la rivolta del pane. Destituiti il capo di Stato maggiore e il ministro dell'interno. Il governo impone il coprifuoco notturno. Aggredita una troupe del Tg3. La condanna di Usa e Ue: "Uso spropositato della violenza". Le immagini

Tunisi, l'esercito in città 
Scontri con i dissidenti: 
sono già cinque i morti

Tunisi - La battaglia del pane è arrivata anche nella capitale tunisina e il paese è sull'orlo del baratro. Il presidente ha giocato le ultime  mosse per evitare il peggio: la rimozione del ministro dell'Interno e del capo di Stato maggiore e la scarcerazione di tutti i manifestanti arrestati in una settimana di rivolta. Ma la preoccupazione dilaga in tutti i paesi del nord Africa e proprio oggi sulle pagine dei quotidiani del Cairo si parla di un possibile golpe militare a Tunisi. Le ultime ore sono state drmmatiche, con un'escalation di violenza: secondo Al Jazeera le vittime degli scontri sono già 5. Una troupe del Tg3 è stata aggredita (molta paura, ma nessun ferito). Unità dell’esercito tunisino sono state dispiegate questa mattina nel centro e nella parte occidentale di Tunisi. Lo ha reso noto la tv satellitare al-Arabiya. Giornalisti tunisini riferiscono che mezzi militari e soldati sono stati dispiegati nei luoghi sensibili della città come la sede della radio tv di stato e dell’ambasciata francese. Blindate anche le principali banche per paura di un assalto della folla. Il tribunale di Tozeur, una cittadina alle porte del Sahara, è stato dato alle fiamme. La città di Sfax, nel sud del paese, è sotto il controllo delle forze militari.  Il leader del Partito dei lavoratori comunisti tunisini (Pcot, fuorilegge), Hami Hammami,è stato arrestato nei pressi della capitale.

Coprifuoco notturno Il governo tunisino ha decretato il coprifuoco notturno nella capitale e nella sua periferia in seguito agli incidenti "in alcuni quartieri". Lo riferisce un comunicato ufficiale sottolineando che la decisione è stato presa a causa di "disordini, furti e aggressioni contro le persone e i beni, che si sono verificati in alcune zone della città".

Destituito il ministro dell'Interno La situazione precipita e il governo cerca di tenere salde le redini della situazione. Il presidente tunisino, Zin el-Abidin Ben Ali, ha rimosso dall'incarico il ministro dell'Interno, Rafiq al-Hajj. Inoltre, le autorità tunisine hanno anche deciso di formare una commissione d’inchiesta sulla corruzione nel Paese e hanno scarcerato le persone arrestate durante le manifestazioni dei giorni scorsi. E' stato destituito il capo di stato maggiore dell’esercito colpevole di aver criticato l’eccessiva durezza della reazione della polizia.

Ue e Usa: "Uso sproporzionato della forza" L’Unione europea ha condannato l’uso "sproporzionato" della forza da parte della polizia in occasione delle proteste di piazza che da settimane si susseguono in Tunisia. "Profonda preoccupazione" per le "notizie relative a un eccessivo ricorso del governo tunisino alla forza" è stata manifestata anche da Mark Toner, portavoce del Dipartimento di Stato americano. 

Guerra di cifre sulle vittime Le cronache delle sommosse sono discordanti. Secondo il governo nelle ultime 72 ore ci sarebbero state 21 vittime, ma la stampa e l'opposizione parlano di una carneficina. A Ettadhamoun i dimostranti hanno appiccato le fiamme anche a un posto di polizia, oltre che ad alcuni esercizi commerciali. La polizia ha cercato di disperdere la folla sparando lacrimogeni. In serata sono arrivate anche le truppe dell'esercito nel tentativo di sedare la rivolta.

Il governo scarica la colpa su islamici ed estremisti Il governo cerca di sgonfiare un caso che sta facendo discutere tutta la comunità internazionale. "Questi gruppi sono manipolati da estremisti islamici e della sinistra", ha affermato il ministro della comunicazione tunisino, Samir Laabidi, sottolineando che "la polizia non ha mai sparato sui manifestanti, e i morti dovuti ad atti di vandalismo contro edifici pubblici, posti di polizia, banche e scuole da parte di bande con il volto coperto". Il ministro, parlando a giornalisti, ha annunciato che il governo presenterà prove sui finanziamenti ricevuti da tali gruppi e mostrerà le registrazioni video di giovani che attaccano bancomat di istituti di credito. Alcuni giovani sono stati anche istruiti, ha detto ancora il ministro, in materia di costruzione di bombe artigianali. La sicurezza dei cittadini e la stabilità sociale in ogni caso, ha proseguito, sono una linea rossa che non sarà mai oltrepassata. "Non cadremo mai nella trappola", ha sottolineato. Il ministro ha inoltre annunciato la creazione di un numero verde per facilitare il lavoro della stampa: "Incoraggeremo i mezzi di informazione - ha detto - ad affrontare tutti gli argomenti senza interdizioni".

La Clinton: "Siamo preoccupati" Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha auspicato una soluzione pacifica. "Siamo preoccupati per i problemi e l'instabilità" in Tunisia, ha detto la Clinton in una intervista ad Al Arabiya, dicendosi egualmente preoccupata per "la reazione del governo, che sfortunatamente ha provocato la morte di alcuni giovani dimostranti". "Speriamo ci sia una soluzione pacifica, e che il governo tunisino riesca a trovarla", ha aggiunto il segretario di Stato nel corso della sua visita a Dubai.

La Clinton ha poi espresso il proprio rammarico per la convocazione dell'ambasciatore Usa a Tunisi da parte delle autorità del Paese, che hanno espresso la propria "sorpresa" per le posizioni critiche assunte da Washington. 

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