
Un film lucido, sobrio e, a suo modo, feroce, sull’aborto clandestino di una ragazza nella Francia degli anni 60. Solidità narrativa e recitativa al servizio della realtà dei fatti, senza dilemmi morali

Opera corale che sposa lo stile dei film “DC”, ha una regia autoriale e si gioca più sui dialoghi che sull’azione ma risulta, nel complesso, se non sconclusionata, decisamente poco a fuoco

La reinterpretazione in chiave moderna dell’iconica famiglia prosegue con un road movie dal tono scanzonato. Risate, avventura, citazioni e una riflessione sul concetto di appartenenza affettiva

Un film che, mostrando la salvifica complicità tra persone speciali e sgangherate, fa riflettere sulla diversità, conduce alla scoperta di sé nell’altro e certifica il potere dell’inclusione.

Raro connubio di sinossi geniale e arguta ironia, in cui si denuncia la permissività che vige nel mondo mercificato dell’arte e si riflette sul concetto di libertà e di autodeterminazione

Il congedo di Daniel Craig coniuga, pur con qualche sbavatura, stile classico e riferimenti al mondo contemporaneo, e sottolinea come l’amore si leghi al significato etimologico del termine sacrificio.

L’osanna (a mezzo Palma d’Oro) del baratro, l’alba nera di un cinema che ci auguriamo nato morto, la vittoria consacrata della turpitudine multisensoriale. Può darsi sia arte, di sicuro abbrutente

Un dramma nipponico sui legami spezzati e sulla liberazione nata dal confronto reciproco, che conquista con lentezza (tre ore di durata, non percepite) e con una discrezione d’altri tempi

Un dramma capace di coniugare impegno ed estetica, raccontando fatti realmente accaduti nei primi anni ’70 in Giappone e la nascita di alcuni degli scatti fotografici più importanti del '900

Road movie doloroso, spoglio e incentrato su una diagnosi di demenza, ma la cui pudica delicatezza e la poca alchimia tra i protagonisti, alla lunga, conducono al torpore
