

Dopo la rinuncia "urbi et orbi" di Sergio Mattarella all'ipotesi di una sua ricandidatura al Quirinale, il silenzio di Mario Draghi sul suo futuro, sul suo presunto desiderio di salire al Colle, si è fatto più assordante.

Il Cav esamina la situazione sociale e politica: "La maggioranza ha accettato comprimessi per privilegiare l'unità nazionale, ma molte nostre implicazioni sono state accolte. Il centrodestra è in grado di esprimere candidature di alto livello per il Quirinale. Abusi vergognosi sul reddito di cittadinanza"

Più trascorrono le settimane e più si scontra con l'elemento temporale: l'opera dell'ex-Governatore della Bce a Palazzo Chigi non è finita e rischia, qualora fosse chiamato ad altro incarico, di tramutarsi in un'"incompiuta", come l'ottava sinfonia di Franz Schubert

In un paese normale ci sono congetture o coincidenze che sarebbero liquidate come storie di fantapolitica o romanzi noir ambientati nel Palazzo

È una speranza gettata lì, a costo di mettere un personaggio come Sergio Mattarella in una condizione imbarazzante.

A leggere le cronache politiche, e non solo, degli ultimi due anni una domanda è d'obbligo: ma che ci sta a fare Matteo Renzi con quell'agglomerato informe di populismo

A volte per assecondare lo spirito del tempo si rischia di approdare nella dimensione agiografica

Uno dei vizi più comuni della politica italiana è l'ipocrisia. Addirittura qualcuno l'annovera tra le qualità, o meglio, come lo strumento più efficace per camuffare la realtà.

L'espressione l'aveva coniata non più di una settimana fa proprio Enrico Letta, rivolta ai leader sovranisti che hanno secondo lui l'abitudine di menare il can per l'aia
