Sanremo 2023

Sanremo 2023, ecco il nostro pagellone: tutti i top e i flop del Festival

Dai monologhi buonisti alle esibizioni più emozionanti. Da Blanco che sfascia il palco alle sparate politiche di Fedez. I momenti top e flop del festival di Sanremo 2023

Sanremo 2023, ecco il nostro pagellone: tutti i top e i flop del Festival
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Dai monologhi buonisti alle esibizioni più emozionanti. Da Blanco che sfascia il palco all'inedito duetto di Gianluca Grignani con Arisa. E Fedez che insulta il governo dove lo mettiamo? Al festival di Sanremo, anche quest'anno, s'è visto di tutto. Momenti degni di plauso e altri invece da dimenticare. Ne abbiamo raccolti alcuni, quelli "top" e quelli "flop": ecco la nostra miscellanea sanremese.

I momenti top

1) I Maneskin che infiammano l'Ariston

I Maneskin incendiano l'Ariston e convincono. Tornano al festival da super ospiti e - forti del loro successo ormai internazionale - fanno un figurone. Il motivo? Semplice: a Sanremo, hanno proprosto il loro rock travolgente, senza dar spazio a inutili provocazioni come quella, recentissima, del loro matrimonio poligamo in salsa gender fluid. Il pubblico vuole la musica; quella si aspetta. La risposta generosa e gli applausi di Sanremo sono stati peraltro la riprova che alcune critiche rivolte dalla band all'Italia (con accuse di bigottismo annesse) erano del tutto ingenerose. Anzi, di più: infondate.

2) Lo show di Albano, Morandi e Ranieri

Merita uno speciale plauso l'esibizione congiunta di Gianni Morandi, Massimo Ranieri e Albano, andata in scena nella seconda serata del festival. Sventato l'effetto sbiadito dell'amarcord, i tre cantautori nostrani hanno invece regalato alla kermesse un momento coinvolgente e nazional-popolare, nell'accezione migliore del termine. Ci volevano i "grandi vecchi" della musica leggera italiana per dare la prima sferzata di energia alla 73esima edizione della rassegna canora condotta da Amadeus.

3) Il duetto Grignani-Arisa

"Abbiamo fatto un casino Gianlu...". Arisa ha detto bene. Il suo duetto con Gianluca Grignani, infatti, ha portato scompiglio all'Ariston e travolto il pubblico. Benché a tratti caotica, l'esibizione è stata una delle più particolari. Forse anche per quel duo così insolito che la interpretava: da una parte la voce limpida e acuta di Arisa, dall'altra il graffio di Grignani.

4) Gli ascolti altissimi del festival

Al netto di qualche "trucco" sullo share di cui già avevamo scritto, la 73esima edizione del festival ha avuto ascolti altissimi, che hanno confermato l'apprezzamento del pubblico per la conduzione e la direzione artistica di Amadeus. Lui gongola, la Rai ancora di più. Senza addentrarci in dissertazioni sociologiche, quei dati danno l'idea di quanto un evento televisivo nazional-popolare possa ancora unire le abitudini del Paese. Come recita un antico adagio: c'è chi guarda Sanremo e chi mente.

5) Mr. Rain, Tananai e Lazza: le belle sorprese del festival

Belle soprese musicali al festival di Sanremo. E in alcuni casi, belle conferme. Mr. Rain in particolare ha convinto con un brano emozionante, pieno di significato. Capace di commuovere. Per il 31enne, un debutto all'Ariston particolarmente riuscito e coronato dall'ottimo posizionamento in classifica. Bella conferma invece quella di Tananai, tornato al festival con un brano più sofisticato rispetto a Sesso occasionale, presentato nel 2022 proprio su quel palco. Promosso anche Lazza: già noto e apprezzato dal pubblico giovanissimi, il rapper ha presentato una canzone in grado di ottenere l'approvazione della grande platea generalista. Per lui un meritato secondo posto.

I momenti flop

1) Fedez "politico"

Fedez, a Sanremo, non ne ha azzeccata una. Prima l'attacco choc al governo, sferrato a suon di rap, poi l'appello in favore della cannabis legalizzata. Il cantante sembrava aver scambiato il palco dell'Ariston per quello della festa dell'Unità. Il fatto è che queste "coraggiose" gesta sono state in realtà di un conformismo estremo: nulla di originale, nulla di cui potersi vantare. E meno male che la Rai - secondo quanto aveva lamentato lo stesso influencer - era quella delle "censure politiche". Macché, i signori del servizio pubblico in realtà non hanno battuto ciglio o quasi. Una presa di distanze (tardiva ma necessaria) c'è stata solo rispetto agli attacchi al viceministro Bignami. Il deprimente spettacolo, come sempre, lo pagano i contribuenti.

2) I monologhi buonisti

Sono una tassa da pagare, un fardello gettato a tradimento sul pubblico. Anche quest'anno i monologhi buonisti hanno trovato spazio al festival di Sanremo. E no, non ne sentivamo il bisogno. Infarciti di retorica spicciola, i discorsoni sui massimi sistemi non sono mancati sul palco dell'Ariston. Dall'omelia di Roberto Benigni sulla Costituzione (ma l'attore non voleva cambiarla al referendum del 2016?) al discorso autoreferenziale di Chiara Ferragni, passando per la lezione di Francesca Fagnani sulle carceri, ai telespettatori è stato servito un pot-pourri di politicamente corretto in salsa saremese. E il monologo di Paola Egonu? Un tentativo poco riuscito di spegnere le polemiche suscitate dalla stessa atleta, che aveva definito il nostro Paese come "razzista"

3) Blanco che devasta il palco

Il successo a volte fa perdere la testa, oltre che il controllo. Nella prima serata della kermesse, il cantante bresciano si era messo a devastare il palco dell'Ariston, accanendosi contro le rose della scenografia posizionate accanto a lui. "Non sentivo la mia voce in cuffia e allora ho voluto divertirmi comunque...". Che fosse premeditata o meno, una scena brutta da vedere, irrispettosa della storia di quel glorioso palcoscenico e di quel che esso rappresenta per la musica italiana. Dopo la bravata, Blanco aveva scritto una lettera di scuse: meglio tardi che mai. Ma la figuraccia in mondovisione resta difficile da dimenticare.

4) La Ferragni tutta social e retorica

La "regina dei social" (così come l'ha definita Amadeus) ha dovuto fare i conti con il palcoscenico più prestigioso della tv italiana e con il pubblico, quello vero. Ci spiace dirlo: la prova non è stata superata. Al festival, infatti, Chiara non è uscita dalla propria comfort zone e si è accontata di un ruolo cucitole addosso senza il coraggio di osare un po'. Nessun guizzo regalato allo spettacolo, nessun particolare talento espresso. Il suo monologo, incentrato sulle difficoltà da lei incontrate come donna, è stato più che altro una litania autocelebrativa. E i vestiti manifesto? Bocciati pure quelli. Siccome la retorica non era abbastanza, ci mancavano solo gli abiti engagé. Il colmo è che a stroncare poi il ruolo ritagliato per la Ferragni sono stati gli stessi utenti della rete.

5) Le scalette infinite

Ventotto cantanti in gara si sono rivelati davvero tanti. Troppi. A Sanremo deve trionfare la musica, questo è vero, e sotto questo punto di vista il direttore artistico Amadeus ha compiuto scelte interessanti. Ma quando si esagera - e non si vuole al contempo rinunciare all'intrattenimento - succede che le scalette delle serate ne risentono. Accadono così strani paradossi, lamentati peraltro dallo stesso pubblico, come il monologo della talentuosa Chiara Francini relegato a notte fonda o il godibile intervento di Alessandro Siani piazzato all'1.50. Qualcosa da rivedere c'era: Amadeus ne faccia tesoro per la prossima edizione della kermesse.

I momenti "bonus": gli psicodrammi

A Sanremo non ci sono più le polemiche e gli scandaletti di una volta. Ah, che nostalgia. Lo scazzo in diretta tra Bugo e Morgan? Che poesia: memorabile. Stavolta invece ci siamo dovuti accontentare di qualche dramma (vero o presunto tale) da burletta. Come quello del "bicchiere-gate", ovvero del furibondo litigio consumatosi - pare - dietro le quinte ma non confermato da nessuno. Qualcuno aveva messo in giro la voce che Anna Oxa ne fosse stata coinvolta, ma lei aveva smentito tutto con un comunicato indignatissimo. La stessa artista barese era poi stata tirata in mezzo da Fedez in un altro psicodramma da backstage. "Ha saltato la fila alle prove".

Che noia mortale.

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