Nel suo ristorante in centro a Torino propone la sua cucina senza proteine vegetali ma che rifugge da scorciatoie come tofu, tempeh e seitan. Lui preferisce rivolgersi a un pubblico onnivoro che voglia scoprire la forma e l’essenza degli ortaggi, che lui tratta con l’evaporatore rotante e con il crioessiccatore. Il risultato è un percorso sorprendente e indefinibile che lui ama chiamare “underground”
